L’autore di numerose dichiarazioni insensate sul riscaldamento globale è stato eletto come mente degli Stati Uniti d’America. Queste solo alcune delle sue dichiarazioni in tema clima: «è stato creato dai cinesi per rendere meno competitiva l’industria americana…», «è una bufala costosa… perché fa molto freddo in Texas». Intanto continua a Marrakech la Cop22
I lavori della 22° Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (Cop22), che si sta svolgendo in questi giorni a Marrakech sono ormai avviati e i temi da affrontare sono tanti.
Sin da subito si è fatto riferimento a come gli impegni presi alla Cop21, svoltasi a Parigi, non siano sufficienti per limitare l’aumento della temperatura terrestre tra 1,5 e 2 gradi rispetto ai livelli pre-industriali… bisogna fare di più.
Di questo hanno parlato Salaheddine Mezouar, neoeletto Presidente della Cop22 e Patricia Espinosa, Executive Secretary dell’United nations framework convention on climate change (Unfccc), durante la cerimonia di apertura.
Cinque le aree fondamentali su cui intervenire:
L’area dei finanziamenti, per permettere ai Paesi in via di sviluppo di creare economie a basso tenore di carbonio;
I Contributi nazionali volontari e i piani d’azione nazionali sul cambiamento climatico, che devono essere integrati nelle politiche dei singoli Stati e nei piani di investimento;
L’adattamento ai cambiamenti climatici, che deve diventare prioritario;
I Paesi in via di sviluppo, che devono avere un ruolo importante nel definire le proprie capacità di adattamento;
I protagonisti privati e comunque non pubblici, che non possono essere lasciati fuori dal definire una strategia coerente e globalizzante di cambiamento.
Ma oggi certamente non una buona notizia si è abbattuta sulla Cop22.
L’elezione del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, l’autore di numerose dichiarazioni insensate sul riscaldamento globale («è stato creato dai cinesi per rendere meno competitiva l’industria americana…», «è una bufala costosa… perché fa molto freddo in Texas»), è stato eletto come mente degli Stati Uniti d’America.
Un uomo che per tutta la durata della sua campagna elettorale non ha fatto mistero del suo scetticismo rispetto ai cambiamenti climatici e che ha manifestato la sua chiara opposizione alle politiche riguardanti le energie rinnovabili trasformandole in promesse per il suo elettorato.
Nei suoi discorsi non ha mai nascosto la sua volontà di cancellare l’Accordo di Parigi, di ostacolare lo sviluppo delle energie rinnovabili che, secondo Trump, sono «un modo costoso di far sentire bene gli abbracciatori di alberi», di cancellare il Clean Power Act e le politiche ambientali, di ridare vita alla politica estrattiva, accendendo i riflettori sulle politiche fossili che, come si sa, sono in assoluta contraddizione con la riduzione delle emissioni in atmosfera, di bloccare lo sviluppo di politiche climatiche future avendo, come più volte dichiarato, come unico obiettivo da perseguire quello economico.
Insomma l’ambiente oggi ha molto da temere e questo senza se e senza ma.
Quello che si prospetta è una strada tutta in salita dove fondamentale risulterà il ruolo della gente chiamata a difendere i propri diritti e a pretendere l’attuazione degli impegni previsti nell’Accordo di Parigi andando anche oltre gli stessi e questo mettendo in atto una sfida su scala globale.