Serve un coinvolgimento diretto degli operatori della pesca e dell’acquacoltura, che hanno già dimostrato in molti casi interesse e partecipazione ad approcci di buone pratiche. Alcuni degli obiettivi che la ricerca dovrebbe porsi è quello di sostituire gli imballaggi attuali con materiali compostabili, eliminare le microplastiche da molti prodotti quali dentifrici, cosmetici e bagnoschiuma, sostituire fibre artificiali dai tessuti che attraverso il lavaggio disperdono in mare micro fibre che rientrano nel ciclo alimentare
Si sono svolti a Roma, nell’ambito delle attività del progetto Marina («Marine knowledge sharing platform) finanziato dal programma europeo per la ricerca e l’innovazione Horizon 2020 e al quale partecipa l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), tre seminari condotti con la modalità interattiva «World Café». I temi prescelti per la discussione che ha coinvolto soggetti con interessi diversi e ambiti differenti di attività disponibili a scambiarsi conoscenze ed esperienze sono stati l’ecoturismo, i prodotti ittici italiani, i rifiuti in mare.
In merito all’ultimo seminario «Rifiuti marini: dalla terra al mare e dal mare al nostro piatto?», seminario di mobilitazione e apprendimento reciproco che ha voluto discutere, esplorare ed approfondire il tema dei rifiuti marini, per trovare soluzioni e raccogliere proposte e suggerimenti da presentare e condividere con i responsabili delle politiche locali, nazionali e comunitarie, abbiamo voluto porre alcuni quesiti a Fernando Ferri dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr).
Come possono la pesca e l’acquacoltura sostenere lo sviluppo dell’economia circolare nei nostri mari?
Mettendo in pratica una serie di azioni concrete. Innanzitutto serve un coinvolgimento diretto degli operatori della pesca e dell’acquacoltura, che hanno già dimostrato in molti casi interesse e partecipazione ad approcci di buone pratiche. I pescatori possono contribuire conferendo a terra i rifiuti che raccolgono in mare, e quelli che producono con le loro attività. Gli operatori dell’acquacoltura possono utilizzare tecniche di produzione meno invasive e essere sempre più attenti nel controllare e limitare al massimo lo sversamento a mare di rifiuti. Ovviamente serve però assistere questi sforzi, sia nell’ambito della formazione sia in quello di rendere efficienti ed efficaci le strutture di ricezione a terra. Molto spesso, infatti, la buona volontà di chi lavora in mare si scontra con la mancanza di luoghi adeguati dove conferire i rifiuti.
Come tutti gli attori responsabili della sua gestione, la società civile, i cittadini, le imprese e le istituzioni, possono contribuire a sviluppare il sistema?
Tutti possono contribuire attraverso un comportamento più responsabile, i cittadini e la società civile attraverso comportamenti più responsabili. La plastica inquina i nostri mari e con il processo di degradazione rientra nel ciclo alimentare, come cittadini, con il nostro comportamento, possiamo ridurre la dispersione di materiali plastici attraverso un corretto smaltimento. Inoltre, con la consapevolezza che la dispersione in mare di plastiche e microplastiche non avviane solo per le buste e imballaggi ma anche attraverso moltissimi altri prodotti quali vestiti, cosmetici, detergenti, ecc., possiamo promuovere una ricerca e innovazione responsabile indirizzando la scelta verso prodotti che riducono la dispersione di plastiche. Le istituzioni possono definire normative più restrittive sui prodotti soprattutto quando le soluzioni sono già disponibili, come ad esempio nel caso dei dentifrici in cui le microplastiche contenute sono sostituibili con sostanze naturali, oppure promuovere una ricerca e innovazione responsabile indirizzata alla soluzione dei problemi e non solo al profitto, come ad esempio per produrre imballaggi compostabili che non disperdano plastiche nell’ambiente. Le imprese, gli enti di ricerca e le università possono contribuire sviluppando una ricerca e innovazione responsabile volta alla riduzione dell’uso della plastica attraverso un maggior impiego di sostanze eco-compatibili.
Possono la ricerca e l’innovazione responsabile essere in grado di contribuire a risolvere il problema includendo i valori della società?
La ricerca e l’innovazione responsabile hanno un ruolo fondamentale. Sia nel quantificare le problematiche, sia nel trovare soluzioni tecniche adeguate. Tra queste, ad esempio, dei sistemi di smaltimento efficienti ed a basso impatto ambientale, o l’utilizzo di tecnologie che, a monte, riducano la problematica. Ad esempio nella mitilicoltura in filari è possibile sostituire le calze di rete nelle quali i mitili vengono alloggiati in mare con materiali ecocompatibili e biodegradabili, come il cotone, o nuovi materiali che, studiati appositamente rispettino l’ambiente e al tempo stesso rispondano a criteri di sostenibilità anche dal punto di vista economico. Ovviamente, è necessario che gli sviluppi tecnologici e la ricerca siano orientati verso la risoluzione di problematiche cui la società è sensibile: un percorso nel quale un mare pulito è un obiettivo esplicito dei cittadini diventa uno stimolo ulteriore verso nuovi approcci e l’innovazione. Per esempio alcuni degli obiettivi che la ricerca dovrebbe porsi è quello di sostituire gli imballaggi attuali con materiali compostabili, eliminare le microplastiche da molti prodotti quali dentifrici, cosmetici e bagnoschiuma, sostituire fibre artificiali dai tessuti che attraverso il lavaggio disperdono in mare micro fibre che rientrano nel ciclo alimentare, compromettendo l’ambiente e la salute dei cittadini.
Quale lo scenario esistente e quali le azioni da sviluppare per promuovere l’economia circolare?
Innanzitutto discutere le problematiche, presentarle e coinvolgere i diversi attori. Poi creare le condizioni per il cambiamento, in particolare coinvolgendo gli operatori e fornendo loro gli strumenti per perseguire buone pratiche. È necessaria anche una pressione sociale verso il cambiamento e una maggiore consapevolezza collettiva, e la presenza attenta dei cittadini è certamente un elemento essenziale. Ciò può stimolare cambiamenti di tipo legislativo e regolamentare a supporto delle buone pratiche di tutela del mare per lo sviluppo dell’economia circolare.