Saranno utilizzate nei settori dell’imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole (quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni) e del risanamento ambientale (quali materiali a rilascio controllato per la bonifica di falde sotterranee contaminate). Il progetto è guidato dalla Sapienza e finanziato dalla Comunità europea nel Programma Horizon 2020, con 3 milioni di euro
Sarà la Sapienza, attraverso il suo Centro Interdipartimentale Ciabc, a guidare il Progetto europeo Res Urbis (REsources from URban Bio-Waste). Si tratta di programma di ricerca e innovazione finalizzato a sviluppare una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei vari scarti organici di origine urbana (quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali).
L’obiettivo principale è quello di convertire queste tipologie di scarti urbani in bioplastiche con applicazioni nei settori dell’imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole (quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni) e del risanamento ambientale (quali materiali a rilascio controllato per la bonifica di falde sotterranee contaminate).
Il progetto, finanziato per 3 anni e con circa 3 milioni di euro dalla Comunità europea nell’ambito del programma Horizon 2020 (call 2016-2017) si inquadra nelle azioni di ricerca e sviluppo specificamente finalizzate a promuovere l’Economia circolare, con il duplice obiettivo di minimizzare i quantitativi di rifiuti da smaltire in discarica e di ottenere nuovi prodotti bio- ed eco-compatibili usando gli stessi scarti come risorse rinnovabili alternative al petrolio.
Come sottolineato da Mauro Majone, coordinatore del progetto, «il potenziale impatto applicativo di Res Urbis è molto elevato se si pensa che più di 300 milioni di europei vivono in aree urbane o metropolitane e che ognuno di questi abitanti europei produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato; sono quindi evidenti le positive ricadute ambientali, economiche e occupazionali che possono derivare dalla messa a punto di tecnologie innovative che consentano la trasformazione di quest’enorme flusso di materiale organico in prodotti utili e con effettivo valore di mercato. Allo stesso tempo, il progetto punta a sviluppare tali tecnologie in modo da consentirne l’integrazione con la riqualificazione di impianti tradizionali per la depurazione delle acque e/o il trattamento dei rifiuti».
Per conseguire quest’ambizioso obiettivo, all’iniziativa partecipano 21 partner, che includono università, imprese, associazioni e amministrazioni pubbliche provenienti da 8 paesi europei.
La presentazione del Progetto europeo sarà fatta il 25 gennaio alle 14 presso l’Aula A «S. Cannizzaro», Dipartimento di Chimica, Città universitaria, piazzale Aldo Moro 5, Roma.