Più della metà delle aree naturali europee sono protette solo sulla carta: la causa sono i ritardi e le inadempienze diffuse nei vari Stati membri. Lo denuncia un nuovo rapporto lanciato oggi dal Wwf. Nel rapporto si illustrano anche gli enormi vantaggi per le specie minacciate e le economie locali prodotti dall’applicazione concreta di misure efficaci di tutela sia da parte della Commissione europea sia da parte delle autorità nazionali
La Commissione europea ha confermato di recente che le Direttive Uccelli e Habitat rappresentano il quadro normativo sulla conservazione più rigoroso d’Europa e si è impegnata a rafforzare ulteriormente la loro efficacia. Il nuovo rapporto del Wwf «Prevenire parchi di carta: come far funzionare le leggi sulla natura europee» offre un’ampia panoramica dei principali problemi che si devono affrontare sul campo e le soluzioni più efficaci per applicare correttamente queste Direttive. Le risposte urgenti richieste dal Wwf e le soluzioni migliori descritte nel report, sono: aumento del numero delle aree marine protette, misure e piani efficaci per tutti i siti naturali comunitari, maggiori investimenti e un migliore monitoraggio e applicazione degli obblighi di legge. Queste misure potrebbero garantire una natura europea realmente protetta e ripristinata nella sua integrità.
«In Europa abbiamo leggi sulla natura tra le più forti nel mondo, ma allo stesso tempo stiamo perdendo ogni giorno specie e habitat a causa di attività economiche illegali. La tutela rischia di rimanere solo sulla carta se non è sostenuta da una gestione efficace e un adeguato finanziamento sul territorio. Il nostro report rivela ciò che le istituzioni dell’Ue e le autorità nazionali devono fare con urgenza per arrestare la perdita dei sistemi naturali e perseguire l’obiettivo di un urgente uso sostenibile delle nostre risorse naturali», ha detto Andreas Baumüller, responsabile delle risorse naturali dell’Ufficio Wwf per la Policy europea.
Come mostra il report i siti naturali unici come le zone umide, le montagne incontaminate, i fiumi e le aree marine sono minacciati da un mix fatto di cavilli legali, mancanza di adeguate valutazioni di impatto ambientale e piani di gestione inesistenti o inadeguati. Tutto questo lascia la porta aperta a progetti pericolosi, come quello riguardante la navigazione fluviale del Guadalquivir che sta prosciugando la zona umida di Doñana (Spagna), i grandi impianti sciistici che minacciano la sopravvivenza degli orsi bruni nel Parco Nazionale di Pirin (Bulgaria), e piani per l’energia idroelettrica illegali nelle Montagne Tarcu (Romania). In violazione delle direttive Ue sulla natura, il turismo di massa sta minacciando le spiagge di nidificazione di tartarughe marine in Grecia mentre pratiche di pesca distruttive stanno mettendo a rischio banchi di coralli, molluschi e cetacei nel Dogger Bank (Mare del Nord).
Il rapporto segnala anche alcune buone pratiche già messe in atto in molte aree protette con notevoli benefici per la fauna selvatica, le popolazioni locali e le loro economie. Una forte cooperazione tra le autorità locali e il settore privato ha, per esempio, trasformato in Austria il Tiroler Lechtal in un simbolo di orgoglio locale e meta ideale per il turismo naturalistico; grazie alle pressioni della Commissione europea e i divieti di pesca per le reti stagionali in Finlandia, una delle specie di foca più rare al mondo (la foca dagli anelli) si sta riprendendo; infine, un nucleo di pescatori artigianali partecipa con successo alla gestione di un’area marina protetta, quella di Torre Guaceto in Italia, anche Oasi Wwf, con un sensibile aumento dei loro profitti.
«Il successo politico e di pubblico della campagna Natura Alert gestito dal Wwf e alcune associazioni ambientaliste ha dimostrato che la protezione della natura deve essere posta al centro dell’Unione europea. Lavorare con la natura produce benefici tangibili immediati per le persone e le loro economie e deve essere la forza trainante della futura trasformazione dei nostri settori agricoli, dell’energia e dei trasporti», ha concluso Genevieve Pons, direttore dell’Ufficio Wwf per la Policy Europea.