In merito alla composizione materiale dei rifiuti rinvenuti si trovano in tutti i compartimenti marittimi dell’Adriatico e dello Ionio, materiali polimerici artificiali che rappresentano il 91,1% di tutto il beach rifiuti, 91,4% di tutti i rifiuti galleggianti, 89,4% di tutto il fondo marino (indagini rete a strascico), 36,4% di tutto il fondo del mare (indagini visive con le immersioni/snorkeling), 98% dei biota
I rifiuti marini sono qualsiasi materiale persistente solido scartato, smaltito o abbandonato nell’ambiente marino e costiero. Un argomento, quello dei rifiuti marini, che è riconosciuto essere a livello mondiale una delle principali sfide della nostra società e questo a causa del suo notevole impatto ambientale, economico, sociale, politico e culturale.
Da questa consapevolezza si fa largo il rapporto «DeFishGear» sulla valutazione dei rifiuti marini, studio effettuato nel mare Adriatico e Ionio, rientrante nel programma triennale Ipa-Adriatico e conclusosi a fine 2016.
I rifiuti marini influiscono negativamente sugli ecosistemi costieri, marini e dei servizi colpendo i mezzi di sussistenza delle persone e quindi il loro benessere.
Una crescente letteratura scientifica documenta come il rifiuto marino rappresenti una minaccia per la fauna selvatica e gli ecosistemi, con impatti che si esplicano, per le specie coinvolte, dall’aggrovigliamento all’ingestione, dal bio-accumulo alla facilitazione nell’introduzione di specie esotiche invasive, da danni agli habitat al coinvolgimento di comunità bentoniche, ecc.
Informazioni correlate alla presenza di rifiuti marini nel mare Adriatico e Ionio che, così come per il Mediterraneo, rimangono limitate, incoerenti e frammentate, anche se è ampiamente accettato che il mar Mediterraneo, nel suo insieme, rappresenti uno dei mari più colpiti da rifiuti marini presenti e questo a livello globale.
Misure efficaci per affrontare i rifiuti marini nella regione sono seriamente ostacolate dalla mancanza di dati scientifici affidabili.
In questo contesto la necessità di avere dati scientifici accurati, coerenti e comparabili sui rifiuti marini nei mari dell’Adriatico e dello Ionio è evidente al fine di impostare in modo efficace le priorità di azione e questo garantendo la gestione e l’uso sostenibile dell’ambiente marino e ambiente costiero della macroregione Adriatico-Ionica.
Ed è in questo contesto che nasce il rapporto che presenta i risultati di una complessa campagna di monitoraggio annuale effettuata nei 7 paesi, Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Italia, Grecia, Montenegro e Slovenia che condividono il bacino Adriatico e Ionico.
Lo studio ha riguardato l’analisi di 180 transetti su spiaggia in 31 diversi siti, per un totale di 32.200 mq estesi su oltre 18 Km di costa; 66 transetti a bordo di pescherecci per valutare i rifiuti galleggianti, percorrendo un totale di 415 Km, mentre osservatori su ferry-boat hanno monitorato un totale di 9.062 Km di mare.
Per i rifiuti sul fondo sono stati campionati 11 siti con reti a strascico effettuando un totale di 121 cale e sono stati inoltre effettuati 38 transetti in 10 diversi siti tramite operatori subacquei.
Per la valutazione della plastica nel biota sono stati invece analizzati 614 esemplari di pesci.
Un programma triennale che ha coordinato ed armonizzato azioni pilota nell’ambito di una stretta cooperazione fra scienza, politica e società con l’obiettivo comune di liberare l’Adriatico e lo Ionio dai rifiuti.
In merito alla composizione materiale dei rifiuti rinvenuti si trovano, in tutti i compartimenti marittimi dell’Adriatico e dello Ionio, materiali polimerici artificiali che rappresentano il 91,1% di tutto il beach rifiuti, 91,4% di tutti i rifiuti galleggianti, 89,4% di tutto il fondo marino (indagini rete a strascico), 36,4% di tutto il fondo del mare (indagini visive con le immersioni/snorkeling), 98% dei biota; un dato questo che riflette chiaramente la tendenza globale di un incremento nella produzione di materie plastiche che a seguito di una cattiva gestione producono poi rifiuti marini.
La derivazione del materiale ritrovato è attribuito al settore della pesca e dell’acquacoltura oltre che a cattive pratiche di gestione dei rifiuti, al settore del turismo e delle attività ricreative.
Una valutazione quella del rapporto «DeFishGear» nei mari dell’Adriatico e dello Ionio che è il primo nel suo genere e non solo fornisce un quadro chiaro degli importi, la composizione e le fonti di rifiuti marini nella macroregione Adriatico-Ionica ma anche un contributo strategico per quanto riguarda il coordinamento, l’armonizzazione e la standardizzazione delle metodologie di monitoraggio a livello regionale, europeo, globale.
I risultati ottenuti nello studio evidenziano la necessità di una politica che sia attenta nel definire una gestione armonizzata di questo grande problema che però ha specificità differenti che richiedono approcci diversi alla questione.
Inoltre i risultati richiedono un miglioramento delle pratiche di gestione dei rifiuti poveri e questo sia a terra sia a bordo, la sensibilizzazione dei turisti, dei residenti locali e degli altri utenti costieri e marini nel rispetto delle regole ambientali che devono convogliare in un cambiamento comportamentale e culturale nella gestione dei rifiuti.
Inoltre si evidenzia come lo sviluppo della navigazione in mare, rappresentando uno dei settori in più rapida crescita nella macroregione Adriatico-Ionica, richiede la piena attuazione della Convenzione per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi oltre che l’attuazione delle relative Direttive Ue legate alla gestione degli impianti portuali di residui di rifiuti e del carico dalle navi.
Un documento che evidenzia come la presenza dei rifiuti marini non sia semplicemente un problema legato alla gestione dei rifiuti bensì un problema molto più ampio che riguarda l’uso lineare delle risorse e questo dalla loro produzione, alla durata, spesso troppo breve, che poi termina con uno smaltimento non fatto a regola d’arte.
Sensibilizzare i consumatori e dare piena attuazione a schemi di economia circolare che riducano drasticamente l’uso di oggetti monouso che servono solo a distruggere risorse e a produrre una quantità infinita di rifiuti accumulati sia in terra sia in mare, queste le immediate azioni per liberare il mare dai rifiuti.