Per tutti e tre i pareri motivati se non si darà risposta entro due mesi da parte delle autorità italiane come conseguenza c’è il deferimento alla Corte di giustizia dell’Ue. Più di 400.000 cittadini muoiono prematuramente nell’Ue ogni anno a causa della scarsa qualità dell’aria e milioni di persone soffrono di malattie cardiovascolari e respiratorie provocate dall’inquinamento atmosferico
La Commissione europea ha avviato le decisioni sui casi d’infrazione assunte nel mese di febbraio avviando azioni legali nei confronti di alcuni Stati membri per inadempimento degli obblighi previsti dal diritto dell’Unione europea (Ue).
Le Decisioni, 5 lettere di costituzione in mora, 50 pareri motivati, 7 deferimenti alla Corte di giustizia dell’Ue e 3 archiviazioni, relative a diversi settori e ambiti della politica dell’Ue che mirano a garantire la corretta applicazione del diritto a favore dei cittadini e delle imprese.
Nelle decisioni ritroviamo anche coinvolto il settore ambiente e l’Italia.
Tre i Pareri motivati rivolti all’Italia in tema di Benessere degli animali, Rifiuti, Inquinamento atmosferico.
In merito al benessere degli animali, la Commissione esorta l’Italia ad adottare provvedimenti legislativi in materia di protezione degli animali da laboratorio e nello specifico invita l’Italia a conformare pienamente la sua legislazione nazionale alle norme Ue sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici (direttiva 2010/63/UE). Tale direttiva, che doveva essere recepita nel diritto nazionale entro il 10 novembre 2012, garantisce che il livello di benessere degli animali resti elevato pur salvaguardando il corretto funzionamento del mercato interno. Essa mira anche a ridurre al minimo il numero di animali utilizzati a fini sperimentali e impone di ricorrere ad alternative ogniqualvolta possibile. Sebbene l’Italia abbia recepito la direttiva nel marzo 2014, alcune non conformità devono essere risolte in quanto da un lato gli standard di benessere degli animali previsti dalla normativa italiana restano inferiori a quelli stabiliti dalla direttiva, mentre dall’altro gli standard ritenuti dall’Italia più elevati possono in realtà ostacolare il corretto funzionamento del mercato interno.
Ad aprile 2016 la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora e poiché permangono problemi sostanziali di conformità, la Commissione invia ora un parere motivato.
Altro argomento sul quale l’Italia è stata bacchettata dall’Ue è il tema rifiuti dove la Commissione invita l’Italia ad adottare e riesaminare i provvedimenti regionali in materia di gestione dei rifiuti.
La Commissione, infatti, esorta l’Italia ad adottare e aggiornare i piani per la gestione dei rifiuti conformandoli agli obiettivi della legislazione dell’Ue in materia di rifiuti (direttiva 2008/98/CE) e ai principi dell’economia circolare. Tali piani sono destinati a ridurre l’impatto dei rifiuti sulla salute umana e sull’ambiente e a migliorare l’efficienza delle risorse in tutta l’Ue. Gli Stati membri sono tenuti a rivalutare i loro piani di gestione dei rifiuti almeno ogni sei anni ed eventualmente a riesaminarli. Diverse regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Provincia autonoma di Bolzano, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Sardegna e Sicilia) hanno omesso di riesaminare i loro piani di gestione dei rifiuti adottati nel 2008 o prima di tale data. La Commissione pertanto invia un parere motivato.
Ultimo argomento oggetto di parere motivato è rappresentato dall’Inquinamento atmosferico che però in questo caso coinvolge anche altri paesi ossia la Germania, la Francia, la Spagna e il Regno Unito.
La Commissione europea invia un ultimo avvertimento alle nazioni coinvolte perché hanno omesso di intervenire per risolvere le ripetute inadempienze dei limiti previsti per il biossido di azoto (NO2). L’inquinamento da NO2 costituisce un grave rischio per la salute. La maggior parte delle emissioni provengono dal traffico stradale.
La Commissione europea esorta i 5 Stati membri ad agire per garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica. Più di 400.000 cittadini muoiono prematuramente nell’Ue ogni anno a causa della scarsa qualità dell’aria e milioni di persone soffrono di malattie cardiovascolari e respiratorie provocate dall’inquinamento atmosferico. Il persistere di elevati livelli di biossido di azoto (NO2) ha causato quasi 70.000 morti premature in Europa nel 2013, vale a dire quasi il triplo dei decessi causati da incidenti stradali nello stesso anno. La legislazione dell’Ue sulla qualità dell’aria (direttiva 2008/50/CE) stabilisce valori limite per gli inquinanti atmosferici, tra cui il biossido di azoto.
In caso di superamento di tali valori limite gli Stati membri sono tenuti ad adottare e attuare piani per la qualità dell’aria che stabiliscano provvedimenti per porvi rimedio nel più breve tempo possibile. Il parere motivato emesso dall’Ue concerne persistenti violazioni dei valori limite di NO2 in: Germania (28 zone di qualità dell’aria, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco e Colonia); Francia (19 zone di qualità dell’aria, tra cui Parigi, Marsiglia e Lione); Regno Unito (16 zone di qualità dell’aria, tra cui Londra, Birmingham, Leeds e Glasgow); Italia (12 zone di qualità dell’aria, tra cui Roma, Milano e Torino); Spagna (3 zone di qualità dell’aria, tra cui Madrid e due zone che coprono Barcellona).
E sebbene spetti alle autorità dello Stato membro scegliere i provvedimenti idonei per far fronte al superamento dei limiti di NO2, è necessario compiere maggiori sforzi a livello nazionale, regionale e locale per adempiere gli obblighi imposti dalla normativa dell’Ue e tutelare la salute pubblica.
Per tutti e tre i pareri motivati se non si darà risposta entro due mesi da parte delle autorità italiane come conseguenza c’è il deferimento alla Corte di giustizia dell’Ue.