Le cause di questa espansione sono da attribuire principalmente ai molti cambiamenti ambientali dovuti al diverso utilizzo del territorio da parte dell’uomo attraverso l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali e mediante opere di rimboschimento che hanno portato sia ad una diminuzione della persecuzione del cinghiale da parte dei contadini sia ad un aumento delle aree vocazionali della specie
Si è avviato l’VIII censimento del Cinghiale, evento organizzato dal Parco nazionale dell’Alta Murgia. Una questione quella legata al cinghiale che fa riflettere e discutere.
Vari gli avvistamenti di cinghiali sempre più a ridosso della cinta urbana, per esempio alla periferia del quartiere San Paolo a Bari, dove l’avvistamento si ripete ormai da diversi mesi.
Ma quello del cinghiale, non è solo un problema pugliese o italiano ma lo si vive su scala europea, dove negli ultimi anni, l’espansione dell’areale di distribuzione ha avuto una rilevanza considerevole.
Le cause di questa espansione sono da attribuire principalmente ai molti cambiamenti ambientali dovuti al diverso utilizzo del territorio da parte dell’uomo attraverso l’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali e mediante opere di rimboschimento che hanno portato sia ad una diminuzione della persecuzione del cinghiale da parte dei contadini sia ad un aumento delle aree vocazionali della specie.
Quello che negli anni si è andata a creare è stata una richiesta sempre più frequente di indennizzo per i danni arrecati dal cinghiale al patrimonio agricolo elemento questo che unitamente all’aumento esponenziale del conflitto sociale che la realtà cinghiale continuava ad innescare sul territorio, ha reso necessario in primo luogo la realizzazione di un’attività di studio e di monitoraggio della popolazione di cinghiale e successivamente, come è accaduto al Parco nazionale dell’Alta Murgia, la redazione di un Piano di Gestione della specie, del quale il Parco si è dotato dal 2009, e questo per garantire da una parte la conservazione della specie stessa e dall’altra la possibilità di continuare ad intraprendere le attività agricole e pastorali da parte dei residenti, limitando le interazioni negative con la specie oggetto di intervento.
Nell’ambito della attività di studio e monitoraggio del cinghiale all’interno del Piano di gestione triennale del Parco nazionale dell’Alta Murgia, gennaio 2016, si legge come già evidenziato nelle linee guida per la Gestione del cinghiale nelle aree protette realizzate dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), non esistono indicazioni specifiche e assolute verso cui indirizzare la popolazione di cinghiale poiché ogni realtà ambientale è unica e necessita quindi di una propria soluzione specifica che va definita per approssimazioni e calibrazione in passaggi successivi.
Un Piano che definisce in prima istanza il livello quantitativo circa il prelievo per poi privilegiare un approccio adattativo sperimentale, in grado di ottenere nel tempo una giusta calibrazione del prelievo in termini oltre che quantitativi anche qualitativi.
Ed è proprio l’attività di censimento della popolazione e l’analisi degli andamenti periodici dei danni che determina l’adeguamento del contenimento della specie.
Per ottenere una stima della popolazione di cinghiale presente nel Parco nazionale dell’Alta Murgia viene utilizzata la tecnica della battuta su aree campione boscate, selezionate casualmente nei settori più vocati alla specie. I censimenti sono effettuati in cinque giornate consecutive e precedute da sopralluoghi per tracciare le aree campione al fine di una corretta ed efficace predisposizione degli operatori.
Per ogni battuta viene utilizzato un numero di operatori variabile da 30 a 65, individuati tra i volontari appartenenti alle associazioni locali, studenti della facoltà di Scienze dell’Università di Bari, personale qualificato del Corpo Forestale dello Stato, della Polizia Provinciale Bat e dell’Osservatorio Faunistico della Regione Puglia.
Saranno quindi i dati ottenuti dal censimento ad orientare le scelte di contenimento della specie.
In definitiva, una politica di gestione del Parco nazionale dell’Alta Murgia che deve necessariamente tener conto delle priorità di conservazione dell’ecosistema e che vede, qualora non venga messo in atto nessun intervento di gestione, la popolazione del cinghiale crescere significativamente in tempi brevi con tutte le conseguenze del caso. Una politica che non vuole andare ad eliminare la specie bensì ridurla al livello minimo ecologicamente compatibile per la salvaguardia del territorio mantenendo il suo ruolo ecologico all’interno dell’area protetta.
Questo quello che avviene a livello di Parco e che dovrebbe esser preso in considerazione anche nelle altre aree regionali e nazionali che assistono ad una proliferazione incontrollata di questa specie e questo al fine di salvaguardare l’ecosistema e la sicurezza di tutta la sua popolazione.