«Il Snpa non è più la semplice somma di 22 enti autonomi ed indipendenti, Ispra e le Agenzie ambientali regionali e delle province autonome, ma costituisce un vero e proprio sistema a rete, con una nuova identità rispetto a quelle che erano le singole componenti del Sistema. A questo nuovo soggetto la legge attribuisce, fra gli altri, compiti fondamentali quali il monitoraggio dello stato dell’ambiente, il controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, l’attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie attività, il supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali che hanno compiti di amministrazione attiva in campo ambientale, la raccolta»
Si è tenuto a Roma presso la Sala Auditorium del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) il secondo workshop «Ricerca e servizi: i siti inquinati nel sistema nazionale per la protezione dell’ambiente». Il workshop ha rappresentato l’ideale continuazione di quello omonimo tenuto nel gennaio 2015. In quella occasione il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) discusse il tema dei siti inquinati con una visione ampia, evidenziando i collegamenti tra tematiche generalmente trattate in modo singolo (valori di fondo, analisi del rischio, sedimenti e contaminazione diffusa). Al termine del workshop furono individuati alcuni temi meritevoli di un immediato approfondimento all’interno dei Gruppi di lavoro (Gdl) del Snpa.
Un workshop, questo secondo, che ha voluto illustrare i risultati dei Gdl che hanno lavorato su quei temi: la validazione dei dati analitici, i piani di gestione dell’inquinamento diffuso, i valori di fondo, il soil gas, i sedimenti. Allo stesso modo ha voluto far confrontare i vari esperti dell’ambiente su nuovi temi che, sulla base del lavoro fatto, si sono mostrati di interesse per il Snpa e potrebbero quindi rappresentare proposte per le attività future.
Abbiamo voluto porre alcuni quesiti a Fabio Pascarella, organizzatore dell’evento per conto dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
Cosa cambia con il Snpa?
Il 14 gennaio, con l’entrata in vigore della legge 28 giugno 2016 n. 132, «Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale», sono partite le attività del Snpa. Il Snpa non è più la semplice somma di 22 enti autonomi ed indipendenti, Ispra e le Agenzie ambientali regionali e delle province autonome, ma costituisce un vero e proprio sistema a rete, con una nuova identità rispetto a quelle che erano le singole componenti del Sistema. A questo nuovo soggetto la legge attribuisce, fra gli altri, compiti fondamentali quali il monitoraggio dello stato dell’ambiente, il controllo delle fonti e dei fattori di inquinamento, l’attività di ricerca finalizzata a sostegno delle proprie attività, il supporto tecnico-scientifico alle attività degli enti statali, regionali e locali che hanno compiti di amministrazione attiva in campo ambientale, la raccolta, organizzazione e diffusione dei dati ambientali che costituiranno la fonte ufficiale in tale ambito. Il Snpa nasce per assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. Per questo, sono istituiti i Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (Lepta), strategici per la reale messa in atto del Sistema, in quanto rappresentano i livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali, che costituiranno il livello minimo omogeneo in tutto il territorio nazionale per i servizi che dovrà garantire il Snpa.
Quali le attività del Snpa?
Le attività del Snpa hanno già portato o porteranno alle produzione di linee guida, formulate dalle Arpa e Appa e dall’Ispra, che rappresentano la posizione comune del Sistema, assicurando omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente. Il fine ultimo è quello di fornire strumenti per migliorare la gestione dei siti inquinati e favorire la risoluzione dei problemi ad essi legati.
Perché un secondo workshop?
Perché rappresenta l’ideale continuazione di quello omonimo tenuto nel gennaio 2015 illustrando il lavoro già fatto e affrontando nuovi temi che si sono mostrati di interesse per il Snpa e potrebbero quindi rappresentare proposte per le attività future. I Gdl hanno colto e messo in pratica l’opportunità di affrontare i temi sfruttando la ricchezza peculiare del Snpa, costituita, oltre che dalle numerose e diversificate competenze in esso presenti, anche dalla diversità dei punti di vista delle realtà che lo compongono. Da un lato, infatti, le attività di controllo e monitoraggio delle Arpa e Appa consentono di avere uno stretto e continuo contatto con il territorio e impongono la necessità di fornire ai cittadini risposte convincenti in tempi brevi. Dall’altro, i compiti istituzionali di Ispra, come per esempio le attività di supporto al Mattm per la procedura di bonifica dei Siti d’interesse nazionale (Sin), consentono di avere uno sguardo d’insieme sulle diverse realtà del Paese che è di grande aiuto.
Come detto l’obiettivo del workshop è quindi quello di illustrare le azioni che sono seguite agli spunti raccolti nel workshop del 2015, evidenziando i risultati raggiunti ma anche le cose che rimangono da fare. Con questo non si vogliono nascondere le difficoltà nate da un nuovo modo di lavorare, né le questioni che rimangono aperte e che necessitano di nuove azioni. La disponibilità, la voglia di confronto, la competenza e l’impegno mostrato da tutto il Snpa nel corso delle attività degli ultimi anni consentiranno di sviluppare protocolli, linee guida e proposte metodologiche, anche attraverso attività di ricerca e sperimentazione di laboratorio e di campo.
Un workshop che ha voluto fare il punto della situazione per poi ripartire con nuovi obiettivi… Ma quali i risultati dei Gdl del Snpa?
Validazione dei dati analitici da parte degli Enti di controllo relativamente alle attività di caratterizzazione e bonifica dei siti contaminati. Lo scopo del Gdl è stato quello di fornire agli operatori delle Arpa indicazioni di base per la conduzione delle operazioni di controllo inerenti caratterizzazione, monitoraggio, bonifica e restituzione dei siti contaminati o potenzialmente contaminati, in ottemperanza a quanto previsto all’art. 242, comma 12 del D. Lgs. 152/2006: «Le indagini ed attività istruttorie sono svolte dalla Provincia, che si avvale della competenza tecnica dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente e si coordina con le altre amministrazioni».
In particolare il GdL punta la sua attenzione su:
– i criteri per valutare l’adeguatezza e la completezza dei documenti tecnici dei procedimenti relativi alla gestione dei siti contaminati: Piano di Caratterizzazione, Analisi di Rischio, Progetto di Bonifica;
– le attività che devono essere svolte dal personale delle Agenzie durante il campionamento delle matrici ambientali nell’ambito dei procedimenti di bonifica, al fine di fornire un procedimento standard che sia applicabile e riproducibile nello stesso modo da differenti operatori.
Criteri per l’elaborazione di piani di gestione dell’Inquinamento diffuso.
Il riferimento normativo ai piani di gestione dell’inquinamento diffuso (art. 239 comma 3 del D.Lgs. n. 152/06) non fornisce elementi utili alla definizione di metodologie e contenuti dei piani regionali, così come non è stato possibile riferirsi ad esperienze pregresse consolidate. Di conseguenza il documento è stato concepito come strumento di orientamento generale, che attraverso un percorso logico ne individua le fasi principali, all’interno delle quali dare coerenza alle specifica azioni da intraprendere.
Il documento, nel perseguire la finalità di mettere a disposizione delle Arpa uno strumento di indirizzo generale, si prefigge in particolare l’obiettivo di uniformare i criteri relativi a:
– identificazione degli scenari di inquinamento diffuso (i.e. quando il caso di specie rientra nell’ambito di applicazione);
– criteri generali di elaborazione dei Piani regionali redatti ai sensi dell’art. 239 c. 3 del d. lgs. 152/2006.
Il documento potrà essere utilizzato dalle Agenzie sia a supporto delle rispettive Amministrazioni regionali, sia per la valutazione/validazione di Piani eventualmente prodotti senza il coinvolgimento delle Agenzie.
Metodologie di definizione dei valori di fondo dei suoli e acque sotterranee.
Il tema del fondo, naturale od antropizzato è richiamato in diversi ambiti normativi, sia nazionali che comunitari, quale strumento necessario in diversi processi decisionali inerenti la valutazione delle caratteristiche delle matrici ambientali suoli ed acque sotterranee e della loro gestione.
Il GdL del Snpa sta lavorando con l’obiettivo di condividere trasversalmente agli ambiti interessati, definizioni e criteri generali, rispettando al contempo le peculiarità e le esigenze dei singoli ambiti attraverso una «customizzazione» degli aspetti metodologici. I criteri per la definizione dei valori di fondo interesseranno anche l’abito del titolo V, parte IV (Siti contaminati).
Il GdL sta anche studiando le modalità per creare un sistema on line di condivisione ed aggiornamento delle esperienze del Snpa su casi studio del fondo e di costituire un database georiferito per le aree/corpi idrici per le quali è stato definito il valore di fondo.
Esperienze del sistema agenziale nella valutazione degli aeriformi.
Nel workshop del 2015 è apparso necessario definire con dettaglio maggiore le attività relative alle matrici aeriformi, per le quali le modalità di esecuzione delle indagini, dei campionamenti, delle analisi, nonché l’utilizzo dei dati sperimentali non risultano al momento sufficientemente consolidate e presentano differenze all’interno del sistema agenziale.
Durante il procedimento (tipicamente analisi di rischio, bonifica), gli Enti di controllo sono chiamati ad esprimersi sulla (validare la) corretta esecuzione delle varie fasi dell’intero processo quali l’ubicazione dei punti di indagine, le modalità di prelievo e le tecniche analitiche per i campioni di aeriformi (gas interstiziali, aria indoor/outdoor, flusso di vapori proveniente dal sottosuolo), la conservazione e preparazione dei campioni, ecc.
In tale contesto, le Agenzie si sono dotate di criteri per standardizzare, quantomeno su scala regionale, il modo di procedere nello svolgimento delle suddette attività.
A partire da quanto già in essere a livello Regionale, l’obiettivo del GdL è quello di pervenire ad un documento tecnico (linea guida) che rappresenti un approccio metodologico condiviso per la realizzazione dei presidi di monitoraggio, per il prelievo e l’analisi dei campioni di aeriformi e per l’utilizzo dei dati di campo all’interno dei procedimenti di bonifica.
Criteri tecnico-scientifici alla base della valutazione e gestione dei sedimenti marini.
La recente evoluzione del quadro normativo inerente alla valutazione della qualità dei sedimenti marini è riconducibile ai lavori di due Tavoli tecnici (Tt) istituiti dal Mattm: uno dedicato all’Allegato Tecnico al D.M. 173/2016 (ex art. 109 del D.Lgs. 152/2006), recante le modalità di immersione deliberata in mare dei sedimenti di dragaggio; il secondo dedicato alla definizione di una procedura per la determinazione di valori chimici di riferimento nelle aree marine ricadenti nei Sin (D.D. 8 giugno 2016). Benché i procedimenti giuridico amministrativi rimangano distinti, i criteri adottati in entrambi i Tt indirizzano il processo di valutazione della qualità verso un percorso univoco, basato sull’integrazione di più linee di evidenza secondo il cosiddetto approccio Weight of evidence (Woe).
In tale contesto, che sta favorendo la ripresa di importanti settori, all’interno di un quadro di regole certe di tipo gestionale e di tipo tecnico-scientifico per la tutela ambientale, si registra una crescente domanda istituzionale di supporto alle amministrazioni centrali e periferiche nei confronti di Ispra e di tutto il Snpa. Ciò rappresenta delle importanti sfide ed anche opportunità per la definizione e il raggiungimento dei Lepta.
Quali le proposte future?
Tra i temi proposti c’è la costituzione di una banca dati sui siti inquinati.
La necessità di costituire una rete del Snpa che affronti il tema di una banca dati sui siti inquinati nasce dalla considerazione che l’attività di reporting ambientale di Ispra sul tema dei siti contaminati prevede la produzione di indicatori per una serie di «prodotti» (Annuario, Rapporto Aree Urbane, Tematiche,…) nonché una serie di obblighi legati alla fornitura di informazioni per l’indicatore della rete EIOnet (Progress in management of contaminated sites – CSI 015/LSI 003) per l’Agenzia europea dell’ambiente e ancora per altri indicatori di interesse (es: Accordo di Partenariato 2014-2020 per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei).
Fino ad oggi le attività di reporting Ispra, non supportate da una struttura dati condivisa e dall’esistenza di una banca dati nel sistema informativo nazionale, sono state effettuate attraverso la richiesta dei dati specifici necessari per la costruzione dell’indicatore di interesse ai referenti di volta in volta coinvolti (rete referenti per Annuario, rete referenti Arpa per Rau, etc.). Ciò ha comportato:
– la frammentazione di questa attività in Ispra;
– un aggravio di lavoro per le Agenzie che sono più volte chiamate a ricavare, a partire dallo stesso dato, informazioni diverse con diversi livelli di aggregazione, non solo territoriale;
– la produzione di indicatori che non sono facilmente confrontabili tra loro, anche a causa delle modifiche normative intervenute, e che non rispondono pienamente ai criteri di valutazione indicati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) (ovvero misurabilità, rilevanza e solidità scientifica);
– la difficoltà nel fornire dati e informazioni complete ed esaustive rispetto alle richieste istituzionali pervenute sia a livello nazionale che europeo.
Per rispondere a queste esigenze e superare le criticità è stata attivata una rete dei referenti del Snpa, con lo scopo di dare seguito a quanto previsto al comma 3 dell’art. 251 del D.Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. e definire la struttura dei dati necessari per costruire validi indicatori sui siti inquinati.
L’obiettivo è quello di addivenire ad una struttura condivisa dei dati che consenta di costruire un quadro completo, a prescindere da struttura e contenuti delle singole anagrafi e/o banche dati regionali, ponendosi obiettivi di popolamento differiti nel tempo in funzione della presenza/assenza delle informazioni richieste e della difficoltà di reperimento, individuando le informazioni già facilmente disponibili per creare un flusso di dati dalle diverse banche regionali a quella del Snpa.
La realizzazione della banca dati nel sistema informativo nazionale, garantendo l’assenza di interferenze con le strutture delle anagrafi dei siti da bonificare esistenti, consentirà a tutti gli attori del Snpa:
– la possibilità di alimentare un data base unico, senza duplicazioni di richieste dati da soggetti diversi, in differenti periodi dell’anno, uniformandosi e integrandosi al quadro in corso di definizione del flusso di dati nel Snpa;
– la disponibilità di un set di dati omogeneo e consolidato a livello nazionale alimentato sistematicamente, in accordo con quanto previsto dai modelli dati Inspire, aggiornato con cadenza annuale;
– la produzione di indicatori stabili,trasparenti e condivisi.
Lo strumento così realizzato, reso fruibile all’interno del Sistema unico di condivisione dati, potrà essere utilizzato dai singoli attori del Snpa per le proprie esigenze e dal sistema Paese per definire linee strategiche di azione e/o di supporto allo sviluppo di politiche nazionali e comunitarie.