Lo Sciamanesimo e Curanderismo

1361
Tempo di lettura: 5 minuti

La parola «sciamano» deriva dall’inglese shaman, adattamento del termine saman (o «samen») che presso il popolo dei tungusi siberiani designa gli operatori medici che agiscono in stato di trance. Altre fonti sostengono invece che il termine «sciamano» provenga dal sanscrito sramana o dal pali samana e significhi uomo ispirato dagli spiriti, portatore di energia, uomo saggio, colui che vede nell’oscurità (18).

Le origini dello sciamanesimo si perdono nella notte dei tempi. Esso era diffuso già nell’epoca paleolitica e tuttora ne abbiamo tracce in Siberia (tra i Koryaki, Chukchi, Ostyak, Samoyed, Kamchadae e altre tribù), America centrale e meridionale (in particolare in Messico), Usa, Giappone, Tibet, Indonesia, Nepal, Australia e Asia nord-orientale.
Fotografie moderne di sciamani Samoiedi sotto l’effetto della amanita, che intonano canti e canzoni con accompagnamento di un tamburo magico, corrispondono quasi esattamente ai disegni su vecchissime rocce di sciamani Samoiedi che «viaggiano nel mondo dei morti».
Anche la canapa (Cannabis indica), nativa dell’Asia centrale, ha svolto un ruolo importante nella prima magia sciamanistica. Gli Sciiti dell’Asia centrale dopo il funerale di un re, eseguivano un rito di purificazione attraverso l’inalazione dei fumi dei semi di cannabis, gettate su pietre roventi al centro di piccole tende. Tracce di tale pratica è stata rinvenuta anche in Siberia. Jochelson racconta anche che le tribù che si trovavano nei pressi del fiume Araxes, lungo il confine Turco-Armeno gettavano il frutto di un albero, probabilmente la parte superiore dei fiori di canapa, nei loro fuochi e l’odore che si sprigionava li inebriava, fino ad intossicarli (19).
Sebbene le singole cerimonie variassero da tribù a tribù, un rapporto dell’antropologo Jochelson, che visse tra i Koryaki, riporta informazioni circa i poteri provati dagli antichi sciamani nella trance prodotta dall’amanita. Questi sotto l’effetto dell’amanita muscaria e con indosso delle pelli di animali raccontavano di essersi trasformati in animali. Nel loro rituale veniva adoperato anche il vino di miglio o di riso, la droga della magia e della metamorfosi (20).
Gli sciamanesimi maggiormente noti oggi al pubblico sono quello messicano, divenuto famoso grazie alla divulgazione delle opere di Carlos Castaneda, e quello siberiano, area in cui lo sciamanismo è stato praticato fino a tempi recenti. Tuttora lo sciamanesimo è presente in Perù dove si utilizza una bevanda allucinogena chiamata sanpedro derivata da un cactus (21).
Lo sciamanesimo può contenere al suo interno tracce di religioni e tradizioni locali. Lo testimonia il curandero peruviano Eduardo Calderón che crebbe in una famiglia cattolica e divenne curandero dopo aver seguito gli insegnamenti di un guaritore indigeno che utilizzava piante allucinogene e un altare denominato mesa su cui troneggiavano vari oggetti di potere. Nelle sue sedute Calderón sostiene di utilizzare forze terapeutiche presenti nell’universo (e questo è il medesimo concetto che troviamo a tutt’oggi nel reiki, nel «Pem» e nello Yoga) ed associa le forze del male a Satana e quelle del bene a Gesù Cristo. Calderón sostiene che è il subconscio umano a guarire ed anche questo concetto lo ritroviamo nello yoga e nei movimenti della nuova spiritualità.
Le piante allucinogene maggiormente usate dagli sciamani sono i funghi sacri Psilocybe. Tra i Mazatec anche i pazienti assumono i funghi allucinogeni al fine di partecipare in modo attivo al trattamento dello sciamano.

Il vecchio «Sciamano» ancestrale si è trasformato nel «Curandero» depositario delle conoscenze tradizionali di fitoterapia.
Dal curandero si esige la capacità di manipolare «magicamente» «le virtù» delle piante e di riconoscere «la virtù» del luogo dove esse crescono.
Per il curandero, infatti, ciascuna specie vegetale usata nella fitoterapia andina-amazzonica possiede due qualità specifiche: una intrinseca alla specie, ed è il potere della pianta; un’altra indotta dal luogo dove cresce.
Alla virtù intrinseca della pianta ed alla virtù del luogo ove essa cresce occorre aggiungere un terzo elemento che proviene dal curandero stesso: il suo potere, che funge da catalizzatore dei poteri della pianta, li esalta e li mette a disposizione del paziente (22).
In sintesi, quindi, nella medicina tradizionale andino-amazzonica una specie vegetale è considerata pienamente efficace dal punto di vista terapeutico, quando riassume in sé questi requisiti essenziali:
– potere della pianta
– potere del luogo dove cresce
– potere magico del curandero.

Esaminiamo ora uno schema di trattamento con piante medicinali dell’area andino-amazzonica, così come è proposto in alcuni Centri e Cliniche del Sud America, ove si cerca di attuare un’integrazione tra la medicina ufficiale e la medicina tradizionale.
Si parte, come sempre, dalla storia clinica minuziosa del paziente del quale si approfondisce non solo l’aspetto organico ma anche quello psichico.

Le fasi terapeutiche da seguire sono tre:
A – Fase Depurativa
B – Fase Curativa
C – Fase Preventiva

A – La Fase Depurativa è basilare nella medicina tradizionale, poiché il suo obiettivo è quello di disintossicare l’organismo, regolare le sue funzioni e prepararlo per una migliore utilizzazione delle piante curative in modo da ottimizzare la successiva azione terapeutica. È indispensabile in questa prima fase consigliare una dieta bilanciata, esente da tossici, da adeguare al quadro clinico del paziente.
Tra le piante depurative che vengono impiegate è utile ricordare:

Canchalagua (Pectis trifida), efficace nel trattamento dei processi eruttivi.
Cola De Caballo (Equisetum giganteum), disinfiammante e diuretico. Questa fase depurativa può durare da 30 a 45 giorni sempre in relazione al quadro clinico da trattare.
Flor De Arena (Tiquilia paronychioides), che aiuta ad eliminare l’eccesso di acido urico.
Hercampuri (Gentianella alborosea), pianta depurativa e colagoga presente sulle Ande tra i 2.500 e 4.300 metri. In lingua inca significa «colui che va da un villaggio all’altro» per intendere quei guaritori itineranti che portavano con se le erbe curative. Oggi è molto usata anche nelle diete dimagranti per la sua azione ipocolesterolemizzante.
Manayupa (Desmodium sp.), pianta diuretica e disinfiammante che purifica l’organismo soprattutto dalle tossine esogene provenienti da alimentazione inadeguata, contaminazioni ambientali, intossicazioni da farmaci.
Sanguinaria (Alternathera halimifolia) che favorisce la circolazione.

 

B. La Fase Curativa consiste nella somministrazione di piante specifiche per ciascuna infermità. Queste sono dosate in forma individualizzata e per periodi limitati.

Tra le piante che agiscono sul tratto digestivo vanno ricordate:
Carqueja (Baccharis crispa), nella gastrite;
Paico (Chenopodium ambrosoides), come antiparassitario;
Agracejo (Berberis sp.), nella litiasi;
Sen (Cassia angustifolia), purgante non irritante;
Pajarrobo (Tessaria integrifolia), tonico epatico.

Tra le piante che agiscono sull’apparato respiratorio ad azione broncodilatatrice vanno ricordate:
Mullaca (Muehlenbeckia vulcanica);
Huamanripa (Senecio tephrosioides);
Borraja (Borrago officinalis);
Asmachilca (Eupatorium triplinerve), indicata nelle crisi asmatiche;
Eucalipto (Eucaliptus sp.) e Retania (Spartium junceum), impiegate sotto forma di inalazioni per liberare le vie respiratorie e con notevole azione antibatterica;
Choquetacarpo (Spergularia ramosa), proposta nel trattamento della tubercolosi polmonare.

Altro gruppo importante è costituito dalle piante ad azione antinfiammatoria con particolare effetto sull’apparato genitourinario e riproduttore:
Flor Blanca (Buddleja incana);
Hierba Juan Alonso (Xantium spinosum);
Llanten (Plantago mayor e Plantago hirtella);
Tornillo (Thymus sp.);
Muña-Muña (Minthostachys setosa);
Cuti-Cuti (Notholoenia nivea), pianta usata nel trattamento del diabete è il stimolando le cellule beta che oltre a diminuire la glicemia favorisce la funzione pancreatica.

Per quanto riguarda il sistema nervoso, oltre alle classiche piante sedative usate ormai in tutto il mondo come:
Valeriana, Camomilla e Passiflora. Un ottimo tonico è considerato il Marcco (Franseria artemisioides).

C – La fase preventiva consiste nel seguire un’alimentazione corretta, nel sottoporsi a cicli depurativi periodici e nell’utilizzare piante capaci di stimolare e migliorare le proprie capacità difensive.
Guayacan (Tabebuia heteropoda) ed Uña de Gato (Uncaria tomentosa), che potenziano il sistema immunitario. Quest’ultima, in particolare, preziosa fonte di principi attivi, attualmente impiegata in moltissime formulazioni in tutto il mondo.
Maca, per potenziare la sfera sessuale e genito-riproduttiva;
Caigua, nella prevenzione delle dislipidemie.

– Le religioni brasiliane