Una introduzione di varietà invasive che è favorita dagli scambi commerciali e dalla mobilità internazionale e che vede attualmente in Italia presenti 96 Ias; di queste 56 sono alloctone per l’Europa mentre 40 sono alloctone solo in parte dell’Europa. 16 di esse sono incluse nella lista dell’Unione mondiale della conservazione della natura (Iucn) «One Hundred of the World’s Worst Invasive Alien Species» e tra queste anche animali domestici come la capra, il coniglio, il gatto e la pecora che in alcune aree risultano invasive e minacciano la fauna e la flora locale
Si è tenuto a Piacenza il Congresso internazionale Beecome 2017 nell’ambito della trentaquattresima edizione Mostra mercato internazionale di apicoltura.
Il congresso, evento che rappresenta un importante momento di confronto tra esponenti qualificati della ricerca apistica, associazioni apistiche, responsabili veterinari, enti e istituzioni europee e nazionali, ha affrontato il tema: «Globalizzazione e specie invasive».
Promosso dall’Associazione europea apicoltori professionisti (Epba), dal Coordinamento apistico europeo, dall’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (Unaapi), dall’Associazione apicoltori professionisti italiani (Aapi), dal Consorzio nazionale apicoltori italiani (Conapi) e in collaborazione e sinergia con Piacenza Expo ha visto la presenza anche di due esperti, Valter Bellucci e Pietro Massimiliano Bianco, dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
L’intervento relativo a: «Sempre più specie aliene invasive: esperienze e bilanci» ha avuto l’obiettivo di presentare una sintesi della problematica proponendo al tempo stesso suggerimenti e le possibili misure per prevenire, eradicare e controllare tali minacce che incombono sulla biodiversità e sull’economia a livello internazionale.
Le Specie alloctone invasive (Ias) rappresentano un’invasione silenziosa che si è raddoppiata negli ultimi 30 anni e causa enormi danni agli ecosistemi, alla salute e alle economie locali. Si tratta di specie che stanno trovando nuovi modi per colonizzare habitat al di fuori della propria area di origine, talvolta minacciando gli equilibri ecologici locali e diventando la seconda causa di estinzione, quasi a pari livello con il sovrasfruttamento da parte dell’uomo.
Sono specie introdotte accidentamente o volontariamente al di fuori dell’areale originario e rappresentano la seconda minaccia alla biodiversità, il fattore chiave nel 54% delle estinzioni di specie animali conosciute, responsabili della perdita di circa il 5% del Prodotto interno lordo (Pil) mondiale, vettori di 300 patogeni.
Un fenomeno che sta interessando tutta l’Europa con 12.000 specie Alloctone, +76% negli ultimi 30 anni, e l’area del Mediterraneo.
In Italia la crescita è stata del 96% e il totale è arrivato a superare le 3mila specie, di cui il 15% invasive (circa 450).
L’allarme è stato dato in occasione dell’inizio del progetto europeo Life Alien species awareness program (Asap), progetto cofinanziato dalla Commissione europea.
I costi in Europa sono stimati in circa 12,5 miliardi di euro l’anno in termini di controllo ed eradicazione delle specie esotiche invasive, nonché di risarcimento dei danni causati da esse, senza contare il costo di gravi agenti patogeni umani o i focolai di malattie degli animali.
Al centro dello studio non c’è il fenomeno in sé, le migrazioni di specie sono un processo naturale, ma le dimensioni che esso ha assunto sotto la spinta di due fattori inediti rappresentati dalla globalizzazione e dal cambiamento climatico. Questa pressione crescente sta minacciando la biodiversità, tanto che l’Unione europea ha approvato recentemente il Regolamento 1143/2014 che mira a ridurre la diffusione delle specie esotiche invasive.
Un Regolamento che è seguito alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica, Convenzione adottata nel 2010, e che reca disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie alloctone invasive vietando l’introduzione delle specie esotiche invasive nell’Unione europea nonché la riproduzione, la coltivazione, il trasporto, l’acquisto, la vendita, l’uso, lo scambio, la detenzione di esemplari di specie considerate invasive ed inserite in un apposita lista aggiornata periodicamente.
Quello che si sta realizzando in argomento sono piani di eradicazione e di gestione delle specie di rilevanza unionale con controlli effettuati presso i Posti di ispezione frontaliera (Pif) o attraverso i Servizi fitosanitari regionali, tutti presidi che allo stato attuale vedono un depotenziamento nazionale sia nel numero sia nelle attività cauato dalla diminuzione di fondi.
Una introduzione di varietà invasive che è favorita dagli scambi commerciali e dalla mobilità internazionale e che vede attualmente in Italia presenti 96 Ias; di queste 56 sono alloctone per l’Europa mentre 40 sono alloctone solo in parte dell’Europa. 16 di esse sono incluse nella lista dell’Unione mondiale della conservazione della natura (Iucn) «One Hundred of the World’s Worst Invasive Alien Species» e tra queste anche animali domestici come la capra, il coniglio, il gatto e la pecora che in alcune aree risultano invasive e minacciano la fauna e la flora locale.
Le Ias in Italia minacciano 354 specie indigene di cui 229 animali (150 vertebrati), 124 piante e 1 fungo. Di esse 145 sono «Critically Endagered», 112 «Endagered» e 128 «Vulnerable».
Il meccanismo d’impatto più comune è la maggiore competitività della specie invasiva ma significativi effetti sono dovuti anche all’inquinamento delle acque e all’alterazione delle reti trofiche dovute ai pesticidi, diffusi in quasi tutte le acque di pianura.
I pesci sono tra gli organismi animali più minacciati seguono molluschi e artropodi.
Il 35% delle specie minacciate è rappresentato da piante.
Un problema che ha radici storiche quello dell’invasione di specie alloctone legato alle grandi migrazioni umane e oggi come nel passato le fonti d’ingresso sono sostanzialmente le stesse e legate al commercio.
Quello che risulta necessario è un puntuale e costante scambio di informazione tra gli Enti coinvolti al fine di perseguire in sinergia strategie di interventi di controllo a basso impatto.
È inoltre fondamentale promuovere il monitoraggio del fitofago, patogeno; individuare i principali fattori che influenzano la fenologia e la dinamica della popolazione e la distribuzione spazio-temporale in funzione delle strategie di controllo.
L’Analisi di rischio ambientale è lo strumento più idoneo al supporto delle decisioni di intervento, consente di valutare i rischi connessi al ricorso d’interventi esterni sulle matrici ambientali. Fondamentale il ruolo della Valutazione ambientale strategica (Vas), a cui si deve ricorrere nel caso di strategie, piani o programmi di intervento a contrasto della diffusione di Ias in merito proprio agli effetti ambientali che questi possono avere; nonché della Valutazione di impatto ambientale (Via) nel caso di progetti locali, aziendali, soprattutto se all’interno o nelle vicinanze di aree protette.
Un problema quello dell’introduzione intenzionale o inconsapevole delle specie alloctone che riguarda numerosi settori della società, dai pescatori ai cacciatori, dai vivaisti ai professionisti in campo agricolo, forestale e commerciale.
Necessaria risulta pertanto la partecipazione attiva della popolazione nelle attività di risposta alle specie invasive, incoraggiando comportamenti responsabili che riducano il rischio di ulteriori introduzioni indesiderate.
Informare, responsabilizzare i cittadini facendo accrescere la consapevolezza dei danni potenziali e reali di questa invasione che altera gli equilibri della natura.