Merci e ambiente, il nodo da sciogliere

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La situazione è destinata a farsi più grave nel futuro con l’aumento della popolazione e dei consumi. Nebbia suggerisce che i danni e i costi potranno essere minori se si approfondiranno le conoscenze della storia naturale delle merci, della circolazione dalla natura, alle merci, ai consumi, ai rifiuti, i quali ultimi ritornano alla natura rendendo l’aria meno respirabile, l’acqua meno bevibile

Diànoia – Collana di filosofia e scienze economiche
Andrea Pacilli Editore, 2017
Isbn: 9788893760133 – 134 pp., euro 9,90

La difesa dell’ambiente è un problema principalmente economico, di soldi. Non a caso eco-logia e eco-nomia hanno la stessa radice: «ecos», l’ambiente in cui abitiamo, intorno a noi. La prima racconta come l’ambiente è fatto di esseri che vivono in un mondo costituito di acqua, suolo, aria; la seconda, l’economia, consiglia (o dovrebbe consigliare) come amministrare l’ambiente per soddisfare i bisogni umani, i loro affari, arrecando meno danno alle persone e alla natura.
Delle relazione fra ecologia e economia parla un recente libro di Giorgio Nebbia, «Ecologia ed economia. Tre tesi per il futuro», pubblicato da un’intraprendente casa editrice pugliese, «Andrea Pacilli Editore», e distribuito sul territorio nazionale da Messaggerie.

Giorgio Nebbia è professore emerito dell’Università di Bari dove ha insegnato per molti anni Merceologia, la disciplina che descrive le merci, gli oggetti della nostra vita quotidiana, la loro produzione, come si trasformano durante l’uso e dove vanno a finire.
Nel suo libro, che contiene i testi delle tre «lezioni» svolte quando gli è stata assegnata la laurea honoris causa dalle Università del Molise, di Bari e di Foggia, Nebbia spiega che i danni ambientali derivano proprio da come le merci sono fabbricate e da come i residui e i rifiuti, dopo l’uso, vengono smaltiti nell’ambiente, in genere provocando inquinamenti, dannosi per la salute.
Ma non solo: la bonifica delle zone inquinate, la cura delle malattie, i processi di filtrazione e depurazione dei rifiuti costano soldi ai singoli e alla collettività; da qui la stretta relazione fra ecologia ed economia.
Il caso dell’effetto serra è sotto i nostri occhi; il crescente uso di combustibili fossili, necessari per i trasporti, per le produzioni industriali, per i concimi e la plastica, per i metalli, eccetera, provoca l’immissione nell’atmosfera di anidride carbonica e altri gas. La modificazione chimica dell’atmosfera a sua volta provoca un lento continuo irreversibile riscaldamento del pianeta, responsabile di siccità, alluvioni, frane, distruzione di case e di raccolti e quindi costi per i singoli danneggiati e per interi paesi.
La situazione è destinata a farsi più grave nel futuro (come suggerisce il sottotitolo del libro) con l’aumento della popolazione e dei consumi. Nebbia suggerisce che i danni e i costi potranno essere minori se si approfondiranno le conoscenze della storia naturale delle merci, della circolazione dalla natura, alle merci, ai consumi, ai rifiuti, i quali ultimi ritornano alla natura rendendo l’aria meno respirabile, l’acqua meno bevibile.
Sarà così possibile progettare diversamente i processi e i prodotti, usare fonti di energia e materie rinnovabili e meno inquinanti, trattare i rifiuti eventualmente ricavandone ancora beni economici.
Il grande economista Alfred Marshall ha scritto che l’obiettivo degli studi economici, «la Mecca dell’economista», è una economia biologica, capace di conciliare la produzione di cose utili con il rispetto delle leggi naturali da cui dipende una vita umana sana e decente.

 

A Giorgio Nebbia, per quest’ultimo lavoro editoriale che si aggiunge ai tanti curati fino ad ora, i complimenti e gli auguri di «Villaggio Globale» che si onora di averlo fra i suoi collaboratori sin dall’inizio delle attività.