Biofotoni e Dna, perché si ostacola la ricerca

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Nel 1976 il biofisico Fritz-Albert Popp ha dimostrato che il Dna emette spontaneamente biofotoni durante le operazioni di apertura e chiusura delle sezioni del Dna, che ne permettono la espressione genetica. L’importanza della scoperta è stata confermata da scienziati eminenti come Herbert Froehlich e premio Nobel Ilya Prigogine, ma successivamente l’accademia scientifica ha ostacolato il proseguimento degli studi di Popp

La ricerca sui Biofotoni o emissioni spontanee di quanti di luce di tutti i sistemi biologici è stata disconosciuta per vari anni dalla scienza basata sul paradigma «meccanico», come ritorno al «vitalismo». La sistematica esclusione dalla scienza accademica della indagine sui biofotoni è stata favorita dal fatto che i biofotoni dei sistemi biologici sono di intensità ultra-debole e quindi non son visibili ad occhio nudo, anche se essi possono essere amplificati con fotomoltiplicatori nello spettro ottico tra il lontano infrarosso, il visibile e l’ultravioletto, rendendoli visibili e fotografabili come emissione di quanti di luce.
Di fatto è ormai acquisito che quasi tutte le cellule viventi di piante, animali ed esseri umani emettono biofotoni. (1) Questa emissione spontanea di luce quantistica è essenzialmente causata dalla rottura e ricomposizione metabolica di legami molecolari e di conseguenza la emissione di biofotoni può essere considerata come espressione dello stato funzionale dell’organismo vivente, così che la sua misurazione può essere utilizzata per valutare lo stato di salute.
Le cellule tumorali e cellule sane dello stesso tipo, ad esempio, possono essere discriminate da differenze tipiche di emissione di biofotoni, determinando molte modalità innovative di indagine medica orientata a migliorare il rapporto tra alimentazione e salute.
Nel 1976 il biofisico Fritz-Albert Popp ha dimostrato che il Dna emette spontaneamente biofotoni durante le operazioni di apertura e chiusura delle sezioni del Dna, che ne permettono la espressione genetica. L’importanza della scoperta è stata confermata da scienziati eminenti come Herbert Froehlich e premio Nobel Ilya Prigogine, ma successivamente l’accademia scientifica ha ostacolato il proseguimento degli studi di Popp, proprio in quanto il considerare il Dna come un’antenna di emissione e ricezione di biofotoni, avrebbe condotto verso un netto superamento delle concezioni meccaniche e quanto-meccaniche precedentemente acquisite.
Secondo la teoria biofotoni sviluppata da Popp si ritiene che sulla base dell’attività di informazione del Dna si auto-organizzi una rete biofotonica coerente ed interattiva, correlata in particolare agli organelli cellulari (mitocondri), capace nell’insieme di regolazione a distanza delle principali attività di tutti i processi vitali di morfogenesi, crescita, differenziazione e rigenerazione cellulare. (2)
Inoltre secondo il neurofisiologo Karl Pribram,il campo biofotonico del cervello e più in generale del sistema nervoso, potrebbe essere concepito come interfaccia transdisciplinare capace di integrare aree di conoscenza non fisiche relative alle attività della mente, quali il pensiero, la psiche e l’evoluzione della coscienza. Evidentemente questi studi di Popp, Pribram ed altri, non sono comprimibili nel modello tradizionale della scienza meccanica–riduzionista e ciò provoca una netta resistenza della scienza accademica che vede ancora nella teoria biofotonica una inusuale scienza di frontiera.

Biofotoni e Dna/Antenna

Egocreanet fin dal 2006 propose di effettuare una ricerca sulle attività del Dna come una «antenna-ricetrasmittente», ciò in seguito alle conoscenze sui biofotoni che emergevano dalle scoperte del biofisico A. Popp e di altri prima e dopo di lui. Secondo la teoria della «comunicazione biofotonica» sviluppata sulla base di tali scoperte, l’emissione di quanti di luce è conseguente alla rottura dei legami delle cellule che hanno immagazzinato la luce in forma di energia di legame.
L’ipotesi di studio consiste nello specifico nell’indagare su come le frequenze biofotoniche generate dalle molecole di Dna nucleare, possano creare una rete interattiva di biofotoni espressamente regolata dalla apertura e chiusura del n.Dna, così che i quanti di luce rilasciati (e/o assorbiti) dal n.Dna possono comunicare a distanza informazione biofotonica associata alla specifica informazione genetica, in modo da essere recepite dagli organelli cellulari(mitocondri) per programmare la apoptosi, il metabolismo delle cellule, la costruzione di tessuti e di organi all’interno del corpo. Quindi il n.Dna va visto come una antenna di comunicazione interattiva che organizza la rete di comunicazione principale nell’organismo, la quale agisce come fondamentale armonizzazione delocalizzata di informazione, per indirizzare la organizzazione dinamica di tutti i processi vitali.
Tra essi i processi di morfogenesi, crescita, differenziazione e rigenerazione i quali divengono soggetti della regolazione del n.Dna sulla base delle attività di emissione coerente di biofotoni. Con tale ipotesi teorica si possono studiare ad es. le modalità di informazione biofotonica per cui gli enzimi in grado di riconoscere i loro rispettivi substrati, ovvero come gli anticorpi del sistema immunitario possano congiungersi agli specifici invasori stranieri ed inibirli o distruggerli ecc. ecc. (3)

Biofotoni e rottura e ricomposizione dei legami biochimici

La Biochimica è la chimica che si svolge all’interno di sistemi viventi in ambiente sostanzialmente composto da una miscela proteica ed acqua. Per comprendere veramente la biochimica, abbiamo necessità di capire come si emettano biofotoni, per rottura e ricomposizione dei legami biochimici (essenzialmente covalenti), durante le trasformazioni metaboliche le quali sono associate alla emissione e immagazzinamento di biofotoni nella soluzione acquosa. La rete di legami ad idrogeno potenzia la trasferibilità della maggior parte delle interazioni direzionali guidate alla informazione biofotonica che permettono di dare struttura e funzionalità fornisce direzionalità specifica alle proteine ad es. tramite il ripiegamento delle proteine («foldng») realizzato da operatori enzimatici che agiscono come ricettori di energia di informazione. Pertanto la rete dei legami idrogeno dell’acqua in ambiente proteico, conferisce plasticità alla struttura delle proteine e quindi determina la loro specificità funzionale nelle interazioni intermolecolari in biologia.
La struttura dinamica i «ponti a idrogeno», si comporta come un «biocampo quantistico» (Quantum-Biofield) che permette il trasferimento di biofotoni ultra-deboli a vasto raggio di azione nella cellula, così che il Q.Biofield, caratterizza i sistemi viventi nella loro capacita di comunicazione biofotonica a distanza ed in forma coerente. (4)
Tenuto conto di queste evidenze ed ipotesi, come Egocreanet abbiamo proposto di indagare e discutere di come l’esistenza del «biocampo quantistico» sfidi ogni approccio riduttivo della scienza biologica per dare sviluppo ad una comprensione integrata dell’universo vivente. Da tale dialogo Egocreanet ha messo in evidenza come il termine «Quantum biofield» sia utile per descrivere «un campo dinamico di energia di informazione» (5), il quale regola la funzione di comunicazione biofotonica negli organismi viventi, svolgendo un ruolo sostanziale nella evoluzione dei percorsi metabolici e neurologici, propri della costruzione/distruzione continua della vita biologica di ciascuna specie.

Biofotoni e trasporto intercellulare di energia di informazione

La recente foto-rivelazione di biofotoni ha confermato che nei sistemi viventi vengono emessi livelli ad intensità molto bassa di frequenze nell’infrarosso (IR) e nel visibile e negli ultravioletti (UV). Le due strutture cromofore assai simili nella loro struttura (rispettivamente clorofilla ed emoglobina) vengono utilizzate a diversi livelli di evoluzione per il trasporto intercellulare di «energia di informazione», ciò avviene nelle piante verdi per tramite la clorofilla che accumula energia direttamente dai fotoni del sole nel campo delle frequenze IR e visibile, mentre negli animali a sangue caldo l’emoglobina agisce nel trasporto congiunto dell’ossigeno e dell’energia (visibile ed UV) generata dai biofotoni. (6)

Un tema ignorato

Quanto scritto è una sintetica rassegna di ipotesi e prospettive sul tema che riguarda i «Biofotoni e l’armonizzazione della vita biologica». Sono passati 10 anni ma ancora la complessa prospettiva di studio dei Biofotoni, lanciata come progetto di trasferimento ed innovazione della scienza a partire dal 2006, stenta ancora oggi ad essere presa in considerazione attenta dalla accademia scientifica, che preferisce rimanere sostanzialmente chiusa nelle arbitrarie limitazioni concettuali del paradigma «meccanico», escludendo sistematicamente ogni altra indagine che non rientri in tale paradigma tradizionale della scienza che consideriamo in vero antiquato ed arretrato proprio perché mancante di future prospettive creative di rinnovamento scientifico e culturale.

Biblio on line

(1) – Scoperta dei Biofotoni 
(2) – Mitocondri e biofotoni 
(3) – Dna/Antenna 
(4) – Q.Biofield 
(5) – https://dabpensiero.wordpress.com/2011/03/30/%E2%80%9Cenergia-di-informazione%E2%80%9D/
http://www.caosmanagement.it/n62/art62_04.html
(6) – Dialogo su Biofotoni