Quello che spesso si dimentica è che la storia geologica di un territorio è di frequente una guida importante per progettare, pianificare il futuro sviluppo delle città. La conoscenza accurata delle condizioni sottostanti il territorio che dovrà essere usato per lo sviluppo della città è a maggior ragione indispensabile oggi, dal momento che le aree attualmente utilizzabili per le costruzioni sono di solito quelle meno idonee dal punto di vista geologico. Infatti i fondatori della città scelsero spesso il sito più idoneo anche dal punto di vista della presenza o abbondanza delle risorse geologiche locali e della minore pericolosità geologica
L’Ordine degli architetti di Roma in collaborazione con la Società italiana di geologia ambientale (Sigea) hanno organizzato a Roma il Convegno nazionale «La fondazione delle città: da Uruk a New York» che ha visto la partecipazione di numerosi esponenti del mondo scientifico ed accademico.
Durante l’incontro si è parlato delle scelte insediative in rapporto alle risorse naturali disponibili nel sito e alle necessità di difesa, al linguaggio comune tra geologi, ingegneri e architetti nella scelta del sito in funzione delle varie opere a cui lo stesso è destinato, agli insediamenti urbani ed ecosistemi naturali, al rischio idrogeologico nelle aree urbane, alle soluzioni costruttive ipogee per migliorare le condizioni abitative nell’area mediterranea, alle risorse energetiche del suolo e del sottosuolo per la sostenibilità dell’ambiente urbano.
È stato anche presentato, e il nome del convegno non è un caso, il libro «La fondazione delle città da Uruk a New York» scritto da Giuseppe Gisotti, Presidente onorario Sigea.
Un libro che tratta il ruolo della geologia sulla nascita, intesa come fondazione, della città, la quale, specialmente nell’attuale epoca storica, è il luogo per eccellenza di scambio di idee e di progetti e anche di flussi di energia e di circolazione della materia e pertanto considerata come un ecosistema, seppure sui generis, al fine di meglio comprenderla e gestirla.
Un libro che vuole essere uno sviluppo di quest’approccio, un argomento che attiri sempre più l’interesse degli studiosi rispondendo ad una curiosità culturale che si fa largo tra le più diverse estrazioni, siano esse scientifiche o umanistico-letterarie, relativa alla interazione fra la fondazione di un insediamento e il suo substrato geologico.
Oltre alla curiosità culturale alla quale il libro vuole dare riscontro altro aspetto che attira l’attenzione degli studiosi, e in genere degli addetti ai lavori, è la constatazione che negli ultimi decenni le città stanno crescendo velocemente e con vari problemi tanto da pagare lo scotto dovuto alle limitazioni o ai pericoli dell’ambiente naturale e in particolare dall’ambiente geologico.
Abbiamo voluto fare il punto sull’elaborato con lo stesso autore, Giuseppe Gisotti, che ci ha raccontato più nel dettaglio quelle che sono state le passate modalità di creazione di un insediamento urbano e di come la conoscenza ambientale, geologica e territoriale siano da sempre state alla base di specifiche valutazioni in termini di maggior gradimento di un sito rispetto ad un altro e di come tutte i campi del sapere, scienze della terra in primis, siano alla base di una conoscenza profonda del territorio che, ai nostri giorni, ci permette di ricevere informazioni importanti sui processi e i limiti della urbanizzazione.
Quello che spesso si dimentica è che la storia geologica di un territorio è di frequente una guida importante per progettare, pianificare il futuro sviluppo delle città. La conoscenza accurata delle condizioni sottostanti il territorio che dovrà essere usato per lo sviluppo della città è a maggior ragione indispensabile oggi, dal momento che le aree attualmente utilizzabili per le costruzioni sono di solito quelle meno idonee dal punto di vista geologico. Infatti i fondatori della città scelsero spesso il sito più idoneo anche dal punto di vista della presenza o abbondanza delle risorse geologiche locali e della minore pericolosità geologica.
La conoscenza accurata delle condizioni geologiche del territorio, dei vari pericoli geologici cui è soggetto (sismico, idrogeologico, vulcanico) sono indispensabili per poter gestire in modo razionale i nostri insediamenti, prevedere e prevenire i danni cui possono essere soggetti, non solo nel periodo a breve termine ma anche nel periodo a lungo termine.
Le città dell’antichità, ma anche quelle di epoche successive, possono essere considerate come nate da piccoli insediamenti fondati per alcuni motivi chiaramente riconoscibili, di solito per facilitare la difesa, motivi militari, e/o il commercio di un gruppo umano o per permettere a profughi per fame o guerre di cercare un rifugio dove poter creare una nuova patria. Gli antichi Greci nella scelta del sito di insediamento, in Grecia o alla ricerca di una colonia, privilegiavano anzitutto i suoli fertili, quindi terre arabili, e in seconda istanza l’acqua e il luogo facilmente difendibile. A proposito del ruolo dei prodotti agricoli nell’antichità, va detto che in generale nel mondo antico, ma non solo in esso, il concetto di città nasce dalla fusione di due elementi costitutivi: l’area urbana, con tutte le sue strutture pubbliche e private, e la campagna organizzata che la circonda, la chora dei Greci.
L’attraversamento di un fiume in corrispondenza di un guado idoneo fornì un tipo di sito desiderabile per alcuni insediamenti permanenti, è stato il caso di Roma. Lo stesso si può dire per i porti alle foci dei fiumi, in particolare estuari, o su coste dove condizioni fisiografiche favorevoli fornivano una buon riparo per le imbarcazioni, ad esempio Siracusa. La disponibilità di buone acque potabili fu spesso un fattore determinante per una precisa collocazione di alcuni accampamenti militari o fortini che divennero poi insediamenti civili stabili. Più frequentemente in tali casi, un sito poteva essere scelto poiché forniva la sicurezza di una difesa naturale, ad esempio col costruire sulla sommità di una rupe, tipica la Rupe di Orvieto o quella di Civita di Bagnoregio. Anche la presenza di buoni terreni di fondazione, ossia di terreni che sopportavano i carichi artificiali senza subire cedimenti, o la disponibilità o abbondanza di idonei materiali da costruzione sembra abbiano avuto influenza sulla selezione dei primi insediamenti; inoltre lo sviluppo delle prime miniere richiamò naturalmente le abitazioni associate.
Più in generale la disponibilità di alcune sostanze minerali influenzò l’insediamento: si può risalire all’ossidiana, utile per fabbricare utensili ed armi, ad esempio i primi insediamenti dell’isola di Lipari nelle Eolie; o al salgemma, allora indispensabile per salare i cibi e consentire la conservazione delle derrate alimentari, carne, pesce, olive, ecc., per cui furono privilegiate miniere di salgemma, ad esempio Agrigento, oppure siti dove poter realizzare le saline, ad esempio Mozia o le saline sulle coste di Roma.
Tutti questi aspetti naturali, sostanze minerali, buoni materiali da costruzione, soddisfacenti terreni di fondazione, rupi che permettevano una migliore difesa, presenza di acque potabili, porti naturali, foci di fiumi e guadi attraverso corsi d’acqua, sono il risultato di condizioni geologiche in senso lato locali favorevoli all’insediamento umano.
Non bisogna dimenticare che il supporto della prima scrittura fu un materiale geologico, l’argilla, o meglio il fango fluviale, miscela naturale di argilla e limo, che si trovava in abbondanza nelle valli fluviali della Mesopotamia, dove fu inventata la scrittura utilizzando l’argilla fresca sulla quale venivano impressi i segni che servivano alla trasmissione del pensiero, si veda Uruk. Anche la pietra servì come supporto alla scrittura, fra vari popoli di tutto il mondo antico: grazie a questi materiali pressoché indistruttibili possiamo oggi avere informazioni su tali civiltà.
In pratica tanti insediamenti, e quindi la maggior parte delle città, furono pertanto ubicati con l’aiuto di quello che era un ragionamento geologico molto elementare, anche se esso non era percepito come tale.
In realtà il termine «geologia» non fu generalmente usato fino alla fine del 18° secolo, ma ciò non richiese il riconoscimento di questo termine scientifico per abilitare l’uomo antico ad usare la sua capacità di giudicare l’idoneità di un terreno naturale per allocare il suo insediamento.
Va da sé che il termine «geologia» qui usato va inteso in un ambito molto ampio, nel senso di Scienze della Terra, quindi litologia, tettonica, struttura geologica, geomorfologia, idrogeologia, geologia applicata all’ingegneria, includendovi la scienza del suolo o pedologia.
Gli Antichi seppero ben utilizzare la capacità di scegliere il sito più idoneo alle loro necessità; a questo riguardo il geografo Hendrik Willem van Loon nella sua opera «La geografia di van Loon» (1951) scrive: «…talvolta ci meravigliamo che i Romani abbiano potuto scorrazzare a lor piacimento su tutta la superficie del mondo conosciuto allora: ma è indubitabile che la spiegazione di questo fatto risiede nell’istinto infallibile che li guidava nella scelta dei luoghi adatti alla costruzione di un porto, di una fortezza, di un avamposto commerciale».
Conviene, prima di andare avanti col nostro discorso, distinguere fra posizione e sito della città secondo i geografi, distinzione che viene usata all’interno dell’opera.
Con il termine di posizione, situation, «si tiene conto delle connotazioni di tipo funzionale ed economiche a scala territoriale». In altre parole la posizione geografica si riferisce al luogo in relazione agli aspetti politici, sociali ed economici mediante i quali la città è in relazione con altre città o luoghi produttivi: ad esempio posizione della città rispetto ai traffici, alle rotte commerciali, ai distretti minerari. Tipica è la posizione di Messina rispetto ai traffici marittimi che attraversano lo Stretto. Non va dimenticata la posizione di un insediamento rispetto alle strategie militari, di conquista, tanto è vero che numerose città dell’Europa, e non solo, furono fondate in ragione del loro ruolo militare, come numerose città fondate dai Romani in Europa e nell’Africa del nord che presero origine da accampamenti militari, come Treviri nell’attuale Germania.
Ad esempio, volendo risalire all’età nuragica, l’insediamento del nuraghe Tanca Manna, situato nell’area della attuale Nuoro, ad una quota compresa fra 500 e 700 m, aveva una posizione strategica per il controllo delle diverse attività produttive, ma soprattutto per il passaggio di popolazioni transumanti che si spostavano con il bestiame nei territori ricchi di acqua e con un clima più mite.
Col termine sito, site conditions, si indica il luogo fisico topografico dove sorge l’insediamento, nelle sue relazioni dirette col contesto.
Il sito condiziona la forma della città, la viabilità, le tipologie costruttive, la durata nel tempo dell’insediamento, attraverso i caratteri del sito stesso, ossia la pendenza dei terreni, la presenza di corsi d’acqua o del mare, la presenza di materiali utili, l’esposizione, ecc. I caratteri del sito dipendono dai fattori geologici, litologia, tettonica, geomorfologia, e idrologici e dai fattori morfologici-topografici, ad esempio sito scosceso, di cacumine, di pianura; in realtà questi ultimi sono fortemente influenzati dai processi geologici, ad esempio le forze tettoniche che spingono in alto parte della crosta terrestre per formare i rilievi, oppure i processi erosivi che portano alla demolizione dei rilievi e alla formazione delle pianure alluvionali.
Ad esempio nei centri di montagna e di collina i requisiti di sicurezza militare e di salubrità motivano i siti più elevati, con accesso protetto, comprimendo la forma dell’intero aggregato.
L’idrografia, o possiamo dire la geomorfologia fluviale, può essere di primaria importanza nella nascita delle città, sia come scelta del sito sia come scelta della posizione. L’intersezione della via d’acqua con la via di terra, resa possibile da un guado o da un passaggio sicuro costituisce un sito di grande interesse.
L’ansa di un fiume fu un sito peculiare di alcune città come Verona, Besançon, Casilinum-Capua, ecc. Ad esempio Vesontium – Besançon occupava un meandro del Fiume Doubs, dotato di straordinarie difese naturali, e nello stesso tempo una posizione eccezionale, in relazione al controllo economico, politico e militare delle vie d’acqua e di terra verso Lione e la Germania.
I geografi hanno sintetizzato le componenti della posizione in tre grandi categorie:
a) la centralità rispetto ad aree di mercato;
b) il contatto, la vicinanza a regioni, spazi, fonti di energia e di materie prime (risorse naturali), economie diverse;
c) l’incrocio di itinerari di maggiore importanza (anche per ragioni militari).
Sembra logico affermare che una città può rientrare in più di una delle citate categorie.
È evidente che per il discorso volto ad evidenziare il ruolo del substrato geologico nella scelta del luogo dove fondare l’insediamento, l’aspetto che interessa maggiormente è quello del sito, anche se in qualche modo la posizione dell’insediamento può essere influenzata dal substrato geologico.
Le città del passato possono fornirci informazioni per compensare la brevità della esperienza urbana moderna, attuale: esse infatti possono servire come modelli a quattro dimensioni, lunghezza, larghezza, altezza e tempo, per insegnarci come gli umani usassero i loro criteri di scelta del sito di insediamento, come anche i criteri di sopravvivenza nelle loro nicchie ecologiche.
La scelta del sito basato sulla geomorfologia e sulle risorse naturali favorevoli è emblematica, ad esempio, per Leptis Magna, ma il declino di questa città derivò probabilmente da fattori naturali negativi, innescati da interventi artificiali, cui però la popolazione non seppe o poté opporsi per indebolimento della struttura socio-economica. Mentre Siracusa, pur soggetta anche essa a fattori naturali negativi, seppe sopravvivere.
In definitiva, studiando la nascita e accennando allo sviluppo delle città esaminate nello scritto, risulta che le città sono così complesse da richiedere ogni possibile sorta di ricerca. Infatti ciascun modello o metodologia di studio lascia fuori troppi aspetti indispensabili alla comprensione: un singolo approccio, quale esso sia, archeologico, storico, urbanistico, matematico, ingegneristico, ha una utilità limitata; per comprendere l’organizzazione sociale, gli aspetti tecnologici e scientifici, lo stile di vita, la lotta per la sopravvivenza della vita urbana è necessario aggiungere quella delle scienze della terra, nelle sue varie declinazioni, come geomorfologia (fluviale, costiera,ecc.), idrogeologia, litologia, sedimentologia, tettonica, petrografia, sismica, vulcanologia, geologia ambientale, utilizzando un termine solo, la geoarcheologia. Sono le informazioni geologiche che fanno sì che la storia umana e l’archeologia di ciascun sito venga conosciuta in maniera più attendibile e questo avendo ricadute positive sulle conoscenze attuali e su quelli che saranno i futuri processi di sviluppo dell’insediamento urbano.