No ai neonicotinoidi, salviamo le api

825
Tempo di lettura: 2 minuti

L’associazione chiede al ministro Martina di vietare i pesticidi più dannosi per api e impollinatori, a cominciare da imidacloprid e clothianidin della Bayer, e thiamethoxam della Syngenta in discussione la prossima settimana e di investire in pratiche agricole sostenibili

Undici attivisti di Greenpeace travestiti da api operaie stamattina hanno inscenato uno sciopero, con tanto di picchetto, di fronte al ministero delle Politiche agricole, per chiedere il bando totale dei pesticidi neonicotinoidi e mostrando per l’occasione, uno striscione con la scritta «Stop ai pesticidi – Salviamo le api».
Si avvicinano infatti due date importanti, il prossimo 17 e 18 maggio, in cui l’Italia e gli altri Paesi dell’Unione europea discuteranno proprio la messa al bando definitiva di tre insetticidi neonicotinoidi: imidacloprid e clothianidin della Bayer, e thiamethoxam della Syngenta.
Quello che chiede Greenpeace, associazione indipendente e non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali promuovendo soluzioni per un futuro verde e di pace, è che il ministro Martina vieti i pesticidi più dannosi per api e impollinatori, a cominciare dai tre neonicotinoidi in discussione la prossima settimana e di investire in pratiche agricole sostenibili.
Le api, comparse sulla terra 30 milioni di anni fa, sono degli insetti che seppur non addomesticabili vivono da millenni in simbiosi con gli apicoltori, producendo miele, pappa reale, cera, polline e propoli.
Sono anche, grazie alla loro capacità di volare di fiore in fiore, artefici dell’impollinazione di circa il 70% di tutte le piante al mondo.
Le api e gli altri impollinatori naturali sono quindi fondamentali per avere ecosistemi sani e per la produzione di alimenti, donando al mondo la vita.
Nel 2013 l’Unione europea ha limitato sia gli usi di imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam, a causa del rischio elevato per le api, sia il trattamento delle sementi di mais, girasole, colza e cereali primaverili e l’irrorazione di una buona parte delle colture attrattive per le api, prima e durante la fioritura.
Una limitazione temporanea su determinati usi di questi pesticidi che, secondo una valutazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sono stati riconosciuti quali responsabili del declino delle api e di altri insetti impollinatori.
Tuttavia in molti impieghi questi insetticidi sono ancora autorizzati.
Quattro anni fa l’Italia aveva votato, infelicemente, contro le restrizioni al loro utilizzo ma ora sono emerse sempre maggiori evidenze scientifiche sui danni che queste sostanze causano alle api, ma anche a molte altre specie tra cui farfalle, uccelli e insetti acquatici e il tutto con possibili ripercussioni su tutta la catena alimentare.
In definitiva, un appuntamento importante quello che si avrà nei prossimi giorni, la possibilità di mettere definitivamente al bando nell’Unione europea questi tre insetticidi sistemici, devastanti per le api e per gli altri impollinatori naturali.
Perché le api sono in declino, minacciate da pesticidi, perdita di habitat, monocolture, parassiti, malattie e cambiamenti climatici, ma si può ancora scegliere di non metterle al bando.
Il governo italiano e la Commissione europea devono mettere la parola fine ai pesticidi dannosi per le api aumentando i finanziamenti per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di pratiche agricole ecologiche.
Greenpeace ha anche lanciato una petizione