Dal 2012 l’esportazione di oggetti antichi in avorio dall’Ue all’Asia è aumentata raggiungendo livelli che potrebbero alimentare la domanda mondiale e fungere da copertura per il commercio illegale di avorio. Ciò vale in particolare per le zanne, che rappresentano la quota maggiore del traffico di avorio
Con l’adozione dei nuovi orientamenti relativi alle norme Ue che disciplinano il commercio dell’avorio, la Commissione europea compie un ulteriore passo verso il divieto delle esportazioni di avorio grezzo antico, che entrerà in vigore a partire dal 1º luglio.
La decisione di oggi, prevista dal piano d’azione dell’Ue contro il traffico di specie selvatiche, contribuirà a impedire che il commercio legale di avorio alimenti il traffico internazionale, che è aumentato in modo significativo nell’ultimo decennio.
La Commissione europea concederà inoltre nuovi aiuti finanziari, pari a 2,25 milioni di Eur, al Segretariato della convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites) per sostenere l’attuazione delle decisioni in materia di commercio internazionale di specie selvatiche concordate in occasione della Conferenza delle Parti della Cites dell’ottobre 2016.
Dal 2012 l’esportazione di oggetti antichi in avorio dall’Ue all’Asia è aumentata raggiungendo livelli che potrebbero alimentare la domanda mondiale e fungere da copertura per il commercio illegale di avorio. Ciò vale in particolare per le zanne, che rappresentano la quota maggiore del traffico di avorio. Per ovviare al problema, la Commissione ha adottato oggi un documento di orientamento in cui raccomanda che, a decorrere dal 1º luglio 2017, gli Stati membri dell’Ue cessino il rilascio di documenti di esportazione dell’avorio grezzo. In pratica ciò significa porre fine alle esportazioni di avorio grezzo, fatta eccezione per quelle a scopo scientifico e educativo. Inoltre, nel documento di orientamento, frutto di una stretta collaborazione con gli Stati membri, si precisa che questi ultimi dovrebbero interpretare le norme in senso rigido quando autorizzano il commercio di avorio, assicurandosi che gli articoli in avorio siano di origine legale.
Le norme dell’Ue in materia di commercio di avorio sono già molto rigorose. In virtù di tali norme il commercio di avorio è vietato, a eccezione dei beni acquisiti prima del 1990, anno in cui tutti gli elefanti africani hanno ottenuto la massima protezione ai sensi della Cites.
L’adozione di orientamenti in materia corrisponde a un impegno assunto dall’Ue e dai suoi Stati membri nell’ambito del piano d’azione contro il traffico delle specie selvatiche adottato nel 2016, oltre a costituire una risposta agli inviti del Parlamento europeo e della società civile. Nei prossimi mesi la Commissione effettuerà una raccolta di dati e consulterà le parti interessate e il pubblico per valutare la necessità di ulteriori restrizioni del commercio dell’avorio.
Il traffico di avorio
Nonostante il commercio dell’avorio sia vietato a livello internazionale, il bracconaggio di elefanti e il traffico di avorio hanno raggiunto livelli record. Si stima che ogni anno siano tra 20.000 e 30.000 gli elefanti africani vittime del bracconaggio. Nel 2015 sono state sequestrate 40 tonnellate di avorio. L’incremento della domanda asiatica di prodotti in avorio è una delle principali cause dell’aumento del traffico.
L’Unione europea sostiene da tempo la convenzione Cites che disciplina il commercio internazionale di circa 35.000 specie animali e vegetali. Nell’ultima riunione, tenutasi a ottobre 2016, le 183 parti della convenzione Cites hanno adottato importanti decisioni contro il traffico illegale di specie selvatiche e i 2,25 milioni di Eur destinati al Segretariato della Cites contribuiranno alla loro attuazione. I fondi saranno utilizzati per aiutare le parti della Cites a garantire che il commercio internazionale di specie marine a rischio (squali, razze o anguille) sia legale e sostenibile, per affrontare il problema del commercio illegale di animali allevati in cattività e per migliorare la capacità dei paesi in via di sviluppo di rispettare i propri obblighi nel quadro della convenzione Cites. Detti fondi si aggiungono ai numerosi altri programmi sostenuti dall’Ue contro il traffico di specie selvatiche, come il programma per ridurre al minimo le uccisioni illegali di elefanti e di altre specie minacciate di estinzione [Minimising the Illegal Killing of Elephants and other Endangered Species] o il progetto di Unodc-Cites per il rispetto della normativa relativa alle fauna e flora selvatiche dell’Asia e la gestione della domanda. Nei prossimi mesi l’Ue intende incrementare l’assistenza finanziaria e il sostegno al rafforzamento delle capacità per contrastare il traffico di specie selvatiche.