Il mutamento climatico in atto impone di considerare in modo più coraggioso il concetto di gestione dell’ambiente a tutti i livelli, introducendo la logica di un’autentica governance a livello locale, nazionale, continentale ed anche internazionale, con norme ed organi che ne garantiscano la effettività
Si è svolto a Roma presso la sede della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi) e organizzato dall’International court of environment foundation (Icef) l’Incontro scientifico «La Governance Globale dell’Ambiente» perché un nuovo modello economico che incorpori le istanze della protezione ambientale ed in particolare agisca efficacemente nei confronti dei cambiamenti climatici ha bisogno di un nuovo modello di governance ambientale a livello globale che lo guidi, cornice alle azioni dei governi nazionali.
Un incontro che ha visto la partecipazione di qualificate personalità delle istituzioni, del mondo scientifico, delle associazioni ambientaliste nonché del nuovo Dicastero per lo Sviluppo Umano della Santa Sede. L’obiettivo finale è stato quello di chiedere al governo italiano un’iniziativa politica concreta per sostenere un percorso verso la costruzione di una governance globale ambientale realmente efficace e basata su solide basi.
Ora, per parlare di governance ambientale bisogna fare delle importanti premesse che riguardano situazioni in atto e sotto gli occhi di tutti. Il mutamento climatico, ad esempio, è un dato reale molto grave ed allarmante secondo i dati scientifici forniti dalle Nazioni Unite, confermati purtroppo dalla esperienza diretta in ogni continente. Un mutamento climatico che interessa tutto l’ambiente nelle sue componenti di geosfera, atmosfera, idrosfera e biosfera, ossia i fondamenti della stessa sostenibilità della vita sulla Terra e che vede una preoccupante tendenza alla accelerazione, in quanto continuano ad operare, con effetti cumulativi, le cause dovute alla produzione (estrazione dalla terraferma e dai fondali marini) di energie di origine fossile e il consumo nella economia globale in ogni settore della vita economica e sociale.
Una situazione che viene aggravata dalle politiche nazionali e globali che fanno registrare ingenti finanziamenti diretti ed indiretti alla produzione ed all’impiego di energie fossili, mentre la nuova economia domanda misure innovative non solo di risparmio energetico, efficienza, recupero dei rifiuti, sviluppo delle energie alternative, ma anche e soprattutto di tutela del territorio, del suolo, dell’agricoltura, della biodiversità, delle acque, dei beni culturali in collaborazione con le popolazioni locali.
Un mutamento climatico in atto che impone di considerare in modo più coraggioso il concetto di gestione dell’ambiente a tutti i livelli, introducendo la logica di una vera governance a livello locale, nazionale, continentale ed anche internazionale, con norme ed organi che ne garantiscano la effettività e il tutto stabilendo con un nuovo «Accordo internazionale», date certe e condivise per l’interdizione della «produzione» delle energie fossili, reali scadenze ai Paesi detentori ed alle multinazionali per permettere la stabilizzazione del clima.
Per ottemperare a tutte queste premesse l’incontro ha permesso di stilare anche una serie di richieste al Governo italiano, richieste che si muovono dal dover assumere una iniziativa politica in sede internazionale per creare un nuovo ed efficace modello di governance internazionale dell’ambiente, oggi ancora inesistente al costituire, in Italia, un gruppo di studio per l’approfondimento delle possibili proposte relative alla nuova governance globale ambientale e questo andando a rafforzare ulteriormente il ruolo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), il ruolo della giustizia, attraverso la creazione di una Corte internazionale per l’ambiente, andando ad inserire nelle competenze della Corte Penale Internazionale anche la fattispecie dei «crimini internazionali contro l’ambiente», creando una Polizia internazionale quale corpo tecnico permanente che possa operare non solo in tema di pace e sicurezza, ma anche per la conservazione dei patrimoni comuni culturali e naturali mondiali ed intervenire per l’assistenza in caso di disastri naturali di rilevanza internazionale.
Perché il termine governance definisce un modello di gestione unitaria e corretta dell’ambiente, finalizzato a proteggere le risorse naturali secondo un criterio di sostenibilità nell’interesse delle generazioni future, coinvolgendo nelle scelte tutti i soggetti compresi quelli economici e sociali. L’ambiente è un «bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti» ed è necessario che siano istituiti in tutti i contesti nazionali ed internazionali organi specifici e permanenti, distinti e sovraordinati rispetto agli Stati e agli altri soggetti di diritto internazionale proprio in virtù del creare quel quadro istituzionale unico di riferimento necessario per garantire la protezione universale delle risorse ambientali.