Uscire dalla sfera ideologica per parlare di vaccini…

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Un’accelerazione da parte del governo del progetto per l’allargamento dell’obbligo vaccinale a un numero molto maggiore di vaccini e questo senza reali motivazioni basate su evidenze adducibili ad esempio alla meningite, che però si è rivelata un falso allarme, o al morbillo, dove i focolai sono in via di esaurimento rappresentando comunque un fenomeno ciclico in Italia e in Europa, o alla mancanza di prove circa il picco di mortalità invernale attribuito alla mancata vaccinazione per l’influenza

E di vaccini se ne continua a discutere… Noi di «Villaggio Globale» abbiamo affrontato l’argomento in un precedente articolo nel quale abbiamo messo in luce come nella sua intervista televisiva alla trasmissione parigina «Vent PositiF», Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, tra gli altri argomenti, abbia discusso della controversia sul rapporto vaccini e autismo considerato come malattia rara che tende a proliferare sempre di più.
Da quando, giustamente, si parla più apertamente del progresso scientifico e della ricerca, capita che si legga di ricerche e di dubbi e obiettivi e questo portando lettori approssimativi a trarre conclusioni errate sia sui dubbi in fase di ricerca, sia di probabili soluzioni in via di certezze sperimentali.
Un articolo che non è voluto essere un invito a non vaccinare bensì a portare a conoscenza che esiste un dibattito anche in ambito scientifico sul tema vaccinazioni che impone di abbassare le spade alzando il confronto scientifico nella medicina, branca sperimentale in cui la ricerca rappresenta un divenire continuo.
Eppure in questo contesto i vaccini obbligatori in Italia diventano 12, pena sanzioni, dalle dieci alle trenta volte maggiori di quelle esistenti, ed esclusione dei bambini dagli asili con prevista segnalazione al tribunale dei minori fino alla ventilata perdita della patria potestà.

Questo quanto sta avvenendo nel bel Paese su pressione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che di questo ha fatto una sua crociata personale, con un Consiglio dei ministri che ha dato il benestare al decreto legge che reintroduce l’obbligatorietà delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola riportando i vaccini obbligatori a 12, vaccini che finora erano semplicemente raccomandati e che dal momento di approvazione del decreto diventeranno obbligatori, con modalità transitorie, pena l’impossibilità di iscriversi al sistema scolastico zero-sei anni.
E intanto si stanno moltiplicando i casi di provvedimenti disciplinari da parte degli Ordini dei medici, che vanno dalla censura alla radiazione, nei confronti di medici, il caso più eclatante quello della radiazione del dott. Roberto Gava, sulla quale interviene la Federazione italiana associazioni e medici omeopati (Fiamo) accusando come ad un mese dal provvedimento non siano state ancora comunicate le motivazioni, ma quello che è certo è che non c’è stata nessuna denuncia di danno patito da alcun paziente.
Un’accelerazione da parte del governo del progetto per l’allargamento dell’obbligo vaccinale a un numero molto maggiore di vaccini e questo senza reali motivazioni basate su evidenze adducibili ad esempio alla meningite, che però si è rivelata un falso allarme, o al morbillo, dove i focolai sono in via di esaurimento rappresentando comunque un fenomeno ciclico in Italia e in Europa, o alla mancanza di prove circa il picco di mortalità invernale attribuito alla mancata vaccinazione per l’influenza.

Intanto in Italia le tantissime associazioni e gli ancora più numerosi comitati che rivendicano il diritto e la libertà di scelta in materia di cure vaccinali si sono riuniti in un coordinamento nazionale che sta organizzando azioni legali e di protesta contro il decreto legge che aumenta le vaccinazioni obbligatorie per poter accedere ad asili e scuole.
L’obiettivo del coordinamento è quello di creare un fronte compatto e organizzato per contrastare sia a livello legale sia di mobilitazione pubblica il provvedimento del governo.
L’onorevole Adriano Zaccagnini presente alla riunione formale di istituzione del coordinamento svoltasi a Roma lo scorso 22 maggio scrivendo un post su facebook ha riportato: «Si è svolta una riunione di referenti regionali e nazionali delle associazioni e dei comitati per la libertà di scelta riguardo l’offerta vaccinale. Abbiamo concordato contenuti e proposte che divulgheremo nei prossimi giorni e stabilito le date di alcune iniziative e manifestazioni per contrastare il decreto che introduce l’obbligatorietà per 12 vaccini e sanzioni pesantissime che ledono diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dalla Convenzione di Oviedo».
È sempre lo stesso Zaccagnini a denunciare il fatto che, dal 2013, l’Agenzia italiana del farmaco non fornisca più i dati sulla vaccino vigilanza, dati non disponibili né per i parlamentari, né per il governo, compreso il ministero della Salute, che quindi ha proposto l’estensione delle vaccinazioni obbligatorie e compresso la libera autodeterminazione nelle scelte terapeutiche senza avere un quadro completo della situazione e avanzando un decreto legge in argomento senza elementi fondamentali per comprendere l’incidenza delle potenziali reazioni avverse.

Una scienza come dogma o una scienza come confronto continuo che punta al progresso della scienza stessa nell’arricchimento delle posizioni?
Chi è disposto a rinunciare alla libertà di cura?
Come incide su di essa il decreto del governo che impone l’obbligo di 12 vaccinazioni sui bambini?
Di questo se ne parlerà il 3 giugno a Firenze in un convegno, «Libertà di cura: una scelta europea», organizzato dall’Associazione Studi e Informazioni sulla Salute (AsSIS) con la mediapartnership di Terra Nuova Edizioni.

La prof.ssa Roberta Lanfredini, professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università di Firenze, tra i relatori del convegno, spiega come «Solitamente si pensa alla scienza come il regno indiscusso dell’oggettività, della neutralità, della verità. La storia della scienza e le riflessioni di molti epistemologi hanno tuttavia mostrato come questa sia una visione estremamente semplicistica e parziale del discorso scientifico. In realtà in molte significative occasioni la discussione critica e la proliferazione di ipotesi alternative è stata essenziale per l’efficacia del metodo scientifico; il che permette di riqualificare e riabilitare l’atteggiamento critico, contro quello dogmatico, a fini scientifici, e non esoterici, o addirittura superstiziosi».

Tra i relatori d’eccezione anche Luca Poma, giornalista e portavoce della Campagna «Giù le mani dai bambini», il quale spiega il quadro delle pressioni delle case farmaceutiche e di come esse possano condizionare la libertà di scelta terapeutica. Luca Poma nel suo libro «Salviamo Gian Burrasca», ha denunciato proprio i retroscena del boom di psicofarmaci prescritti ai bambini andando a ricostruire un «modus operandi» che si ravvede anche in altre scelte.

Il prof. Ivan Cavicchi, docente di Sociologia dell’Organizzazione sanitaria alla facoltà di Medicina di Tor Vergata, invece toccherà il delicato tasto della deontologia medica, anche alla luce della radiazione recente del medico di Treviso che aveva espresso critiche sulle vaccinazioni di massa e alla luce di decine di provvedimenti disciplinari che stanno partendo o sono partiti in tutta Italia nei confronti di medici o critici nei confronti dell’immunizzazione di massa o che curano con le medicine non convenzionali. È lo stesso prof. Cavicchi a scrivere on line: «Non penso che l’Istituto superiore di sanità, dica sciocchezze, ma questo decreto è stato caricato di cose che con i vaccini c’entrano poco, è stato concepito in un clima di aperta intolleranza, interpretato con atteggiamenti di avversione verso le opinioni fuori dallo standard, messo in campo come una lezione esemplare da dare ad una società considerata irresponsabile e incosciente e non come una norma saggia per la salute di tutti. Cosa chiedono i supposti genitori incoscienti? Non di essere obbligati a sottoporre i loro figli a trattamenti sanitari misteriosi di cui non conoscono e temono i meccanismi, ma di essere sicuri, di avere anamnesi accurate, un vero sistema di farmaco vigilanza, medici attenti, cautela clinica, una informazione vera completa non reticente e non contraddittoria. Essi oggi sono tutt’altro che incoscienti ma hanno difficoltà estreme ad esprimere la loro coscienza genitoriale. E lo Stato che fa? Anziché farne i primi attori della profilassi condiziona loro la patria potestà con dei trattamenti sanitari obbligatori (tso). Tutto questo è talmente abnorme da far venire il sospetto che il decreto sia stato pensato ben oltre gli ambiti strettamente scientifici della questione vaccini…».

E mentre l’Italia impone vaccinazioni forzate con un Decreto anticostituzionale, violando la libertà di cura e minacciando il diritto di Famiglia, altri Paesi dell’Unione europea, nella fattispecie la Svezia, dicono No dimostrandosi un Paese attento ai diritti inalienabili dei suoi cittadini.
Contro 7 mozioni che volevano imporre l’obbligatorietà vaccinale, una decisione parlamentare le ha rigettate tutte, dicendo No alle vaccinazioni forzate e questo per rispettare il diritto di scelta dell’essere umano e la sua integrità psico-fisica.
Perché possiamo accettare un futuro prossimo in cui in medicina ci sia un pensiero unico, dogmatico, di valore assoluto ed eterno che determini rigidi confini oltre i quali il pensiero, la riflessione, le idee, il confronto non potranno mai più spingersi?
Possiamo accettare che in un futuro prossimo questo pensiero unico determini un’unica accezione della cura, all’interno della quale non sarà più possibile, né per i medici né per i pazienti, scegliere strade, approcci, medicinali che si discostino dagli «unici» che alla fine saranno «ammessi, permessi e concessi»?
Questo scenario garantirebbe veramente il progresso della medicina, della tutela della salute del singolo e della collettività?
E se chi prende decisioni in questo senso, o il contesto stesso entro il quale si decide, è portatore di qualcuno dei conflitti di interesse che danneggiano la ricerca medica e spesso la stessa pratica clinica, allora che si fa?
Insomma un tema, quello dei vaccini, strumentalizzato in ambito politico dove provvedimenti legislativi e decisioni rischiano seriamente di comprimere le libertà individuali e di confliggere con altri diritti garantiti dalla Costituzione come quello più ampio della libertà di cura, che va affrontato uscendo dalla sfera ideologica e avviando una seria riflessione collettiva a partire dalle prove scientifiche attualmente disponibili e in continuo divenire.