Trump deve riflettere. Gli altri Stati si preoccupano dei mercati e dell’energia nucleare. E alcuni ambientalisti pensano che la molla economica, caricata dall’interesse per le energie alternative, riuscirà a compensare le cattive gestioni ecologiche. Ma si è proprio sicuri? Se dal cilindro, i poteri economici hanno tirato fuori un Trump, la stessa magia non potrebbe riuscire anche in altri Stati? Di fronte ad un’emergenza planetaria che galoppa i populismi insegnino…
Ed anche questo G7 è stato, dal punto di vista dell’ambiente, una vergogna.
Promesse e tracotanza si alternano in un balletto ormai insopportabile. Il reale stato del pianeta è sempre più sullo sfondo di fronte agli interessi economici e politici. L’opinione pubblica è sottoposta a vere docce scozzesi con lo scopo di falsare le certezze che è il vero obiettivo del potere.
Allora le cose sono due: o le decantate emergenze non esistono o sono falsi i nostri governanti.
Noi preferiamo credere agli scienziati, ai ricercatori. A coloro che ci dicono che stiamo perdendo le barriere coralline, che stanno galoppando le estinzioni di specie sul pianeta, che i ghiacciai si stanno sciogliendo rapidamente, che le malattie legate agli inquinamenti sono in aumento, che c’è una reale accelerazione dei cambiamenti climatici e che gli accordi di Parigi, come già avevamo scritto, sono un fallimento perché tarati non sulla realtà ma sugli interessi economici.
I numeri sono numeri, non si tratta di catastrofismo ma di serietà. Perché quando la concentrazione media della CO2 sfiorò le 400 parti per milione non si contavano gli allarmi, le interviste, i proclami ed ora che sta continuando a crescere tutto tace. Come si potrebbe definire questo atteggiamento?
Eppure la concentrazione media della CO2 (dati Noaa) è arrivata a 409.01 ppm. Un record già destinato ad essere superato perché i dati preliminari di maggio ci mostrano che siamo già oltre 410 ppm.
Le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica sono aumentate del 46% rispetto all’anno 1800 e del 15% rispetto al 1992, anno dell’approvazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), che, attraverso il protocollo di Kyoto e l’accordo di Parigi si sarebbero dovute limitare le emissioni inquinanti e stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di gas serra.
Eppure alcuni osservatori ambientalisti si mostrarono comprensivi a Parigi ed ora a Taormina. Dichiarazioni di soddisfazione perché gli Stati non sono andati dietro a Trump e comprensivi verso gli Usa che hanno bisogno di riflettere…
Il buonismo, sacrosanto, verso il fenomeno delle migrazioni ha «armato» la polemica dei partiti populisti che stanno facendo tremare l’Ue ed hanno già determinato la Brexit. E stiamo parlando di un falso problema. Un problema già ampiamente esaminato dagli analisti che hanno dato risposte coerenti ed inequivocabili. Individuando chi sta soffiando sul fuoco dell’Isis, ad esempio. Eh! Sì, proprio quell’Arabia Saudita con cui Trump, il presidente Usa che deve riflettere per il clima, ha firmato accordi commerciali con Riad che comprerà armi e sistemi di difesa dagli Usa per 110 miliardi di dollari. Ma pare si arriverà alla cifra record di 350 miliardi di dollari in dieci anni. Maggiore beneficiario sarà la Lockheed Martin, che ha già pronto per Riad un sistema missilistico Thaad che da solo vale più di un miliardo di dollari, oltre che satelliti e sistemi software per il controllo dei missili.
Allora, che cosa potrebbe succedere quando i problemi reali, come il benessere del pianeta e dei suoi abitanti, sostituiranno i falsi problemi come quello migratorio?
La Terra si merita questi governanti?
Alcuni ambientalisti pensano che la molla economica, caricata dall’interesse per le energie alternative, riuscirà a compensare le cattive gestioni ecologiche. Ma si è proprio sicuri? Se dal cilindro, i poteri economici hanno tirato fuori un Trump, la stessa magia non potrebbe riuscire anche in altri Stati?
E in un pianeta in guerra chi può pensare alle energie alternative?
Io mi sentirei più sicuro se i valori di una società coerente e meno ipocrita prendesse il sopravvento. Ormai si è capito che i tempi e, soprattutto, la direzione degli interessi economici non sono gli stessi del benessere del pianeta e della popolazione, specialmente di fronte a dichiarazioni conclusive come quelle del G7 di Taormina: «Ci impegniamo a rafforzare la nostra sicurezza energetica collettiva e ad assicurare mercati globali aperti, trasparenti, liquidi e sicuri per le risorse energetiche e le tecnologie. Riaffermiamo che tutti i paesi che scelgono di utilizzare il nucleare devono garantire i più alti standard di sicurezza nucleare, sicurezza e non proliferazione. Siamo determinati a sfruttare le significative opportunità economiche, in termini di crescita e creazione di posti di lavoro, offerti dalla trasformazione del settore energetico e della tecnologia pulita».