Resilienza delle città d’arte ai terremoti

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Un problema, quello dei beni culturali, in fase emergenziale che richiede un approccio interdisciplinare, intercompetenza e che vede il bene culturale avere una grande vulnerabilità nello svolgersi dell’evento sismico con costi necessari di ripristino che rappresentano circa il 20% dei costi totali del terremoto stesso

È stato pubblicato, da Bardi Edizioni, il volume «Resilienza delle città d’arte ai terremoti – XXXIII giornata dell’ambiente – Atti dei Convegni Lincei 306» dell’Accademia nazionale dei Lincei.
L’Accademia nazionale dei Lincei, anche a seguito di un invito pervenuto dall’InterAcademy Panel (Iap) (oggi Global Network of Science Academies) ad avviare iniziative scientifiche in materia «Disaster risk reduction», ha deciso di organizzare tre incontri scientifici.
Il primo convegno «Resilienza delle città d’arte alle catastrofi idrogeologiche: successi e insuccessi dell’esperienza italiana» svoltosi a novembre del 2014; il secondo, di cui è stato pubblicato il volume «Resilienza delle città d’arte ai terremoti – XXXIII giornata dell’ambiente – Atti dei Convegni Lincei 306», che si è tenuto a novembre del 2015; un terzo, a carattere internazionale e in collaborazione con Iap, si è tenuto nel 2016 (cinquantenario delle alluvioni di Firenze e Venezia) dal titolo «The world Academies for Florence» con lo scopo di attrarre l’attenzione pubblica nazionale ed internazionale sull’irrisolto problema della messa in sicurezza della città di Firenze e del suo patrimonio artistico.
Quanto ci è stato insegnato dai terremoti distruttivi occorsi nel nuovo millennio fornisce nuove motivazioni per agire e quindi rivedere e migliorare le procedure per la definizione della pericolosità sismica (Sha). Un unico tipo di carta di pericolosità non può soddisfare le richieste di differenti utilizzatori; la definizione del moto sismico atteso, che tiene conto della ricorrenza degli eventi in un dato territorio, può essere di utilità per il mondo delle assicurazioni. Quando si ha a che fare col patrimonio culturale o con strutture critiche (i.e. quelle per le quali le conseguenze di avaria sono intollerabili), per cui è necessario considerare archi di tempo molto lunghi, le stime standard di pericolosità sono del tutto inadeguate, a causa delle loro limitazioni euristiche.
D’altra parte se Sha dipendente dal tempo può essere utile per aumentare la capacità di reazione al terremoto, mediante la pianificazione di adeguate misure di mitigazione, per le strutture critiche è importante considerare anche il possibile massimo input sismico. Pertanto la necessità di una stima appropriata della pericolosità sismica, non limitata alla classificazione sismica del territorio nazionale, è una pressante preoccupazione per gli ingegneri sismici e non solo per la protezione di città storiche e monumenti.
Un’alternativa al tradizionale Sha è rappresentata dall’uso dei terremoti di scenario, che permette la generalizzazione delle osservazioni empiriche mediante solide considerazioni teoriche e l’ottimizzazione della progettazione strutturale. La dipendenza dal tempo degli scenari che deriva dalla previsione a medio termine spazio‐temporale dei terremoti può essere nella definizione delle priorità d’intervento, per tempestive azioni di mitigazione. La disponibilità di dati che coprono più di un millennio (arco di tempo pari a circa dieci volte quello per cui si hanno dati disponibili altrove nel mondo), con un livello di completezza soddisfacente per quanto riguarda i terremoti distruttivi, è una proprietà unica del territorio italiano che non deve essere ignorata non solo nella definizione realistica e responsabile della pericolosità sismica ma anche nella scelta consapevole delle misure ottimali che devono essere adottate per prevenire i disastri.
Un problema quello dei beni culturali in fase emergenziale che richiede un approccio interdisciplinare, intercompetenza e che vede il bene culturale avere una grande vulnerabilità nello svolgersi dell’evento sismico con costi necessari di ripristino che rappresentano circa il 20% dei costi totali del terremoto stesso.
Un titolo affidato all’evento che pone l’accento su tre concetti importanti ossia la Resilienza, la capacità di una materia vivente di autoripararsi dopo un danno, di un sistema ecologico di ritornare al suo stato iniziale dopo essere stato sottoposto ad una perturbazione che ha modificato il suo stato iniziale, concetto che si conosce qualitativamente ma che ancora non assume appieno una conoscenza quantitativa; l’Arte che nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana che porta a forme di creatività e di espressione e che vede l’Italia esser una terra piena di opere da salvaguardare e i Terremoti che sono parte del respiro della Terra, sono la dimostrazione della vitalità del pianeta che permette anche la continua alimentazione dell’atmosfera tramite il vulcanismo e quindi della vita.
I terremoti però possono generare tragedie immani e di certo si sa che la previsione completa di questi fenomeni, cioè dove, di quale magnitudo e quando avverrà, è ancora lontana. Una interessante presentazione avanzata durante il convegno e anticipata da Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma e successivamente argomentata da Giuliano F. Panza, Professore di sismologia presso il Dipartimento di matematica e geoscienze dell’Università di Trieste ha messo in evidenza come la comunità scientifica internazionale si sia per lo più concentrata sull’utilizzo di metodi probabilistici per «prepararsi» agli eventi sismici futuri. Un metodo questo che risulta avere dei limiti, una sua fallacità legata all’incompletezza dei cataloghi sismici e all’erronea concezione del tempo di ritorno di un evento sismico. La storia sismica che noi abbiamo a disposizione è necessariamente troppo breve rispetto ai «tempi» della Terra che opera appunto su scale geologiche. Pertanto viene proposto un metodo neo-deterministico che, sebbene non ancora in grado di prevedere con precisione quando avverrà un terremoto, ha il grande vantaggio di rendere più consapevole una comunità della pericolosità massima della zona in cui vive.
Un convegno che ha visto il susseguirsi di interventi aventi tutti un’elevata valenza scientifica e oltre a stimolare un vivace scambio di opinioni tra i sostenitori dei metodi probabilistici e di quelli deterministici per la comprensione di un evento sismico, ha visto anche numerose voci levarsi a critica dei metodi spesso adottati per il consolidamento degli edifici esistenti in muratura e sulle specifiche normative che regolamentano le operazioni.
Perché in fondo, alla fine, «Solo l’arte sopravvive».

A seguire tutti gli interventi al Convegno «Resilienza delle città d’arte ai terremoti»

https://www.youtube.com/watch?v=ZRMPnMR0C4s&list=PLGwdho1XpEOz5NU2lpyMJ0HdYxI_Pq6Z0

https://www.youtube.com/watch?v=zYd9APx74io&index=2&list=PLGwdho1XpEOz5NU2lpyMJ0HdYxI_Pq6Z0

https://www.youtube.com/watch?v=e2gChhNkAp8&list=PLGwdho1XpEOz5NU2lpyMJ0HdYxI_Pq6Z0&index=3

https://www.youtube.com/watch?v=pFNTWHrpAwQ&index=4&list=PLGwdho1XpEOz5NU2lpyMJ0HdYxI_Pq6Z0

https://www.youtube.com/watch?v=nUPeRTzz8XE&list=PLGwdho1XpEOz5NU2lpyMJ0HdYxI_Pq6Z0&index=5