«Possiamo prenderci cura del Pianeta trasformandoci da consumatori in risparmiatori, e investendo nel nostro capitale naturale. Le attività umane stanno cambiando radicalmente gli equilibri naturali: il sistema Terra, negli ultimi 300 anni, a partire dalla rivoluzione industriale, è stato sottoposto a trasformazioni superiori a quelle dei precedenti 4,6 miliardi di anni (che sono state causate dalle forze di origine astronomica, geofisica e interna allo stesso sistema)»
Ne abbiamo parlato in un precedente articolo di come in Italia continui l’avanzata del cemento, un consumo di suolo, quello analizzato nel Rapporto sul consumo di suolo in Italia edito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici.
Un problema attuale quello del consumo di suolo discusso anche nell’e-book «Caring for our soil – Avere cura della natura dei territori», il Report 2017 del Wwf che vede il contributo di 27 tra docenti universitari (Camerino, Firenze, L’Aquila, Roma Tre, Tuscia), esperti di Istituti di Ricerca (Ispra e Ista, l’Istituto nazionale di statistica), rappresentanti delle Istituzioni (come la Commissione europea).
Un Report che offre analisi e proposte originali utili alla comprensione delle dinamiche del consumo di suolo in atto e per governare lo sviluppo delle aree urbanizzate, garantendo nel contempo, la tutela e la resilienza del patrimonio naturale e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Il Report Wwf 2017 presenta infatti elaborazioni originali che favoriscono una lettura analitica raffinata di ciò che sta avvenendo nel nostro Paese:
– Un territorio polverizzato. Se oltre alla espansione urbana consideriamo le infrastrutture, scopriamo che la quota di territorio che si può considerare completamente artificializzato nel nostro Paese sale dal 7% al 10% e che aver investito prevalentemente nella realizzazione di strade e autostrade ha favorito la diffusione di una peculiare patologia nazionale: la polverizzazione dell’edificato, a bassa densità, in aree molto vaste (sprinkling), facilitata dallo squilibrio in favore della mobilità su gomma (l’Italia è seconda solo al Lussemburgo nella classifica europea della motorizzazione privata: con 608 veicoli per 1.000 abitanti).
– Isole di Natura. Una patologia quella dello sprinkling che, come viene ricordato nel Report Wwf, incide sulla rete ecologica e contribuisce alla insularizzazione degli habitat naturali più preziosi del nostro Paese. Nella fascia di 1 km in immediata adiacenza ai Siti di Interesse comunitari, negli ultimi 50 anni, l’urbanizzazione è salita da 84mila ettari a 300mila ettari, con un incremento medio su scala nazionale del 260%, dilapidando così il nostro capitale naturale.
– Aree interne insidiate. Anche le aree interne, in delicato equilibrio, non sono state risparmiate. Negli ultimi 50 anni nei Comuni della dorsale appenninica localizzati nelle aree a maggior rischio sismico (sono 1.750 i Comuni che sorgono nelle zone classificate 1 e 2, il 22% del totale dei Comuni italiani), si scopre che l’espansione urbana è andata avanti ad un ritmo del 3% l’anno, occupando nuove aree per un totale di circa 2.200 km2 (pari all’attuale superficie urbanizzata della regione Emilia Romagna).
A queste analisi sviluppate dal Gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila, che da anni collabora con il Wwf, si aggiunge che, secondo l’Istat, dal Secondo Dopoguerra ad oggi, si è avuta in Italia una repentina riduzione delle superfici agricole, pari a più di 10 milioni di ettari, a causa dei mutamenti socioeconomici legati in particolare allo sviluppo della urbanizzazione. Solo negli ultimi 10 anni nel nostro Paese abbiamo perso circa 1,5 milioni ettari di superficie agricola utilizzata (Sau) che oggi ammonta complessivamente a 12.885.000 ettari.
Il Report Wwf offre anche idee e proposte di strumenti innovativi per le Green cities, per migliorare la pianificazione urbana, recuperare le aree dismesse e contaminate, diffondere i giardini condivisi e gli orti urbani, ridurre i consumi energetici delle aree edificate e promuovere la mobilità dolce (pedonale e ciclabile). E per programmare e realizzare interventi urbanistici contenendo il consumo di suolo si propone che i Comuni adottino, non tanto e solo un obiettivo di «consumo di suolo zero», ma un «bilancio del consumo di suolo», che consenta di contenerlo, attraverso meccanismi dinamici di controllo e governo delle trasformazioni in atto, basate sul riuso di spazi ed edifici, su strumenti perequativi, di scambio di crediti, di incentivazione, di fiscalità e di sanzione che sono stati descritti in una proposta di legge depositata in Parlamento.
Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia, dichiara: «Possiamo prenderci cura del Pianeta trasformandoci da consumatori in risparmiatori, e investendo nel nostro capitale naturale. Le attività umane stanno cambiando radicalmente gli equilibri naturali: il sistema Terra, negli ultimi 300 anni, a partire dalla rivoluzione industriale, è stato sottoposto a trasformazioni superiori a quelle dei precedenti 4,6 miliardi di anni (che sono state causate dalle forze di origine astronomica, geofisica e interna allo stesso sistema). “Avere cura” vuol dire innanzitutto conoscere le componenti ecologiche e la loro importante funzione, essendo consapevoli che c’è bisogno di un forte cambiamento per il futuro: questo nuovo report del Wwf vuole essere uno strumento utile a disposizione di tutti (studiosi, cittadini, istituzioni) per “avere cura” della Natura dei territori».
In definitiva un altro report che evidenzia come nel nostro paese gli habitat ecologicamente intatti siano in costante riduzione. Il suolo è una risorsa non rinnovabile e un bene comune e svolge funzioni vitali per l’ecosistema. Bloccare il consumo di suolo è fondamentale come è indispensabile stabilire per legge quali siano le soglie di consumo da non superare.