Ma la Medicina integrata è proprio un tabù?

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dna scienza
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La medicina allopatica si interessa di risolvere il problema con un’azione per lo più chimica sul nostro organismo, andando ad incidere su un sistema piuttosto che su un altro e cercando di riportare quel sistema allo stato di buon funzionamento; fin qui tutto bene, la medicina assolve al suo scopo e mai penseremmo di doverne fare a meno, sarebbe certo meglio, ma allo stato delle cose, anche stando sempre bene, tutti noi ricorriamo alla medicina sia direttamente sull’organismo sia alla medicina di indagine. E allora perché utilizzare la medicina integrata? Perché se la medicina allopatica assolve allo scopo? Che cosa si intende per medicina integrata?

Parliamo di un tema ai più purtroppo poco noto, ma che invece si rivela essere di grande utilità nella cura alla persona, accostato ed integrato, appunto, a quella che noi chiamiamo medicina tradizionale.
In realtà dovremmo fare un distinguo tra la medicina allopatica (ovvero quella per noi tradizionale) e la medicina integrata.
La medicina allopatica si interessa di risolvere il problema con un’azione per lo più chimica sul nostro organismo, andando ad incidere su un sistema piuttosto che su un altro e cercando di riportare quel sistema allo stato di buon funzionamento; fin qui tutto bene, la medicina assolve al suo scopo e mai penseremmo di doverne fare a meno, sarebbe certo meglio, ma allo stato delle cose, anche stando sempre bene, tutti noi ricorriamo alla medicina sia direttamente sull’organismo sia alla medicina di indagine. E allora perché utilizzare la medicina integrata? Perché se la medicina allopatica assolve allo scopo? Che cosa si intende per medicina integrata?

Tentiamo di rispondere attraverso le parole di un esperto in materia, il dottor Vincenzo Valenzi, 58 anni, sposato, Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche all’università Unimeier di Milano e Coordinatore per la Toscana della Confederazione Internazionale Unione medica euro mediterranea.
«La medicina integrata – ci spiega il dott. Valenzi – è l’estensione a 360° gradi della medicina classica (tradizionale, allopatica); questo tipo di medicina vede l’uomo nella sua interezza fisica ed emotiva in un quadro della conoscenza prevalentemente occidentale; la medicina integrata ambisce ad arricchire la medicina interna con un patrimonio delle tradizioni dell’antico oriente quali agopuntura, ayurveda, studio dei chakra e meridiani cinesi, visti come un sistema elettrico wireless, che contribuiscono alla regolazione della fisiologia».

Quindi un grande valore scientifico in anatomofisiopatologia integrata per poter precisare le correlazioni esistenti nel sistema nervoso, endocrino, immunitario dei vari organi con meridiani e chakra, uno strumento in più, meno invasivo e che lavora in sinergia con tutto il resto.
«In pratica – prosegue Valenzi – il patrimonio orientale già in uso da migliaia di anni e da decenni in modo esclusivo a seconda delle varie scuole (medicina tradizionale, accademica, cinese) grazie al genio europeo di grandi medici come Patrick Veret, Umberto Grillo, Reinold Voll, è integrabile nella pratica medica corrente con l’utilizzo dei meridiani come sistema elettrico su cui agiscono campi elettromagnetici, magnetoterapie, acque minerali termali, fanghi, farmaci omeopatici e fitoterapici e “last but nont least” i farmaci cosiddetti allopatici che, offrendo la loro ben nota azione chimica, pare che agiscono proprio tramite un segnale molecolare capace di indurre fenomeni iperconduttivi o resistenti quando sono efficaci, o fenomeni resistivi quando invece danno reazioni avverse, che sono prodotte dall’aumento dell’entropia nei sistemi e dalla diminuzione delle correnti elettriche e della correlata potenza bioelettrica, che pare strettamente connessa alla efficienza degli organi compresi nell’apparato gastrointestinale, immunologico, neuro muscolare, quest’ultimo valutabile con la dinamometria o test di potenza muscolochinesiologico».

Come può essere applicata quindi la medicina integrata?
«I medici – spiega sempre il dott. Valenzi – possono utilizzare i test bioelettrici approvati dal Ministero della Salute di Mosca per la selezione dei farmaci antiinfiammatori, antistaminici, cortisonici etc; esistono molti medici che dispongono di queste tecnologie ed in Svizzera, per esempio, la cassa malattia locale rimborsa le spese sostenute anche per questo tipo di terapie».
Un sistema, questo, che sicuramente può verificare sul singolo individuo la tolleranza o l’efficacia di un farmaco piuttosto che di un altro, tenendo conto del microcosmo di ogni persona che sviluppa, attraverso le sue esperienze di vita, un modo unico, personalissimo di perdere la salute ed un altrettanto unico modo di riacquistarla. In Italia questa forma di terapia naturale, non invasiva, impiegata «su misura» come un abito fatto dal sarto per ogni persona incontra ancora resistenze ed ha costi non sostenibili da tutti.

«Benché queste tecnologie siano molto diffuse – ci conferma Valenzi – alcune società scientifiche italiane hanno preso una posizione che tende a marchiarle, con le correlate pratiche, come poco scientifiche. Sarebbe interessante se oltre a mettere etichette di poca scientificità si potessero organizzare delle ricerche controllate, in cieco e doppio cieco, che dopo lo studio pilota del 1999–2000 eseguito presso il comando generale della Guardia di Finanza e dell’università la Sapienza, attendono di essere fatte secondo i rigori del metodo scientifico».
Allora ci auguriamo che finalmente anche il mondo scientifico possa aprire, dopo un adeguato studio e controllo, un dialogo ed una collaborazione fattiva con coloro che con impegno e dedizione, nonché studi approfonditi e risultati comprovati cercano, nella visione olistica dell’uomo, di ripristinare uno stato di salute che lo comprenda nel suo intero; per fare una citazione ad hoc «non è grave parlare contro ciò che si sa, è grave parlare contro ciò che non si sa» (Friedrich Wilhelm Nietzsche).