La siccità prestata alla politica, una vergogna

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Chi fino ad ora ha ignorato gli studi e i messaggi dei ricercatori andrebbe perseguito come coloro che sono stati intercettati all’indomani del terremoto, perché c’è una gradualità identica nel proporre le «soluzioni»

È stomachevole l’uso sempre più sfrontato e palese che si fa dei problemi ambientali a scopo politico. Ormai non c’è più differenza fra quelle vergognose intercettazioni all’indomani di un terremoto e coloro che piangono e propongono soluzioni, ad esempio, oggi in piena siccità.
Come ormai è in caduta libera la comunicazione giornalistica rivelando tutta l’incapacità di raccontare i problemi di natura ambientale.
Giampiero Maracchi, professore emerito di Climatologia dell’Università di Firenze, in una intervista a «Repubblica», dice: «può anche venire giù il mondo, ma sul fronte siccità non cambierà niente». L’allarme «era largamente prevedibile e infatti l’avevamo previsto con largo anticipo, a cavallo tra l’autunno e l’inverno scorsi. Da oggi in avanti ormai non si può fare niente, nessuno ha la bacchetta magica. Al punto in cui siamo, la situazione è destinata a restare tale».
Chi fino ad ora ha ignorato gli studi e i messaggi dei ricercatori andrebbe perseguito come coloro che sono stati intercettati all’indomani del terremoto, perché c’è una gradualità identica nel proporre le «soluzioni».
Fateci caso, qual è la soluzione che si nomina per prima?la perdita d’acqua delle tubature degli acquedotti, perché? Perché sono grandi opere e come tutte le grandi opere è possibile intercettare il denaro… come un bancomat. E come non vedere il tiro al bersaglio che si continua a fare su Roma?
È difficile prevedere frane, piogge torrenziali, terremoti in un paese come il nostro? E allora, per piacere, risparmiate questi peana e questi giuramenti di pronto intervento. Bisogna prendere atto dell’incapacità vera o della malafede di chi amministra questo paese. I cittadini devono prepararsi di più, fare la loro parte e pretendere che anche i politici facciano la loro parte.
Nello Biscotti, agronomo, esperto di storia dell’agricoltura del sud, profondo conoscitore delle piante spontanee, in un post su FB scrive: «La calda e siccitosa estate 2017. Eppur nel Gargano piove ma si perde per il carsismo nel sottosuolo. Il Gargano deve tornare a immagazzinare le acque piovane. Il Parco deve essere il promotore di un piano di recupero di piscine, cisterne e fossi. Se vogliamo prepararci ad affrontare i cambiamenti climatici. Senza nessun allarmismo. Lo hanno fatto da sempre i nostri nonni».
Proprio così, i nostri nonni… un sapere e una cultura che le facili promesse e la pseudocultura moderna hanno cancellato. Fortunatamente, almeno in Puglia, si è tenuto testa all’atavica siccità e questo processo, anche culturale, pare cambiare direzione. Il problema è proprio questo: un recupero culturale. E stendiamo un velo pietoso sulla gestione politica dei Parchi, riformati e mortificati come il Corpo Forestale…
Se si continua ad alimentare la propaganda pubblicitaria facendo credere che tutto è possibile e che niente dipende da noi, sarà sempre più difficile recuperare la conoscenza e la cultura del risparmio: dall’abolizione dello spreco, al riuso dell’acqua e alla conservazione dell’acqua piovana per uso irriguo, lavaggio auto, igiene per gli sciacquoni ecc.
Chi sa parlare difficile usa il termine resilienza. Attenzione, è un’altra trappola che deresponsabilizza i politici che continuano ad ignorare il dramma dei cambiamenti climatici. Per loro, non si può far nulla per i cambiamenti climatici (una forma moderna di destino) dovremo abituarci…
Ricordate quando si parlava di raccolta differenziata? Cosa dicevano i lungimiranti politici? Che la colpa era dei cittadini. Poi venne la soluzione rifiuti zero, l’energia dai rifiuti ecc. e lo scenario cambiò, anche se le sacche di coloro che vogliono bruciare tutto resistono.
Qui non si vuole negare che anche i cittadini abbiano le loro colpe, che anche gli acquedotti perdano colpevolmente acqua, qui si vuole sottolineare, con forza, che il problema è innanzitutto culturale. Perché se uno capisce e conosce, non mette in discussione studi e ricerche, non si presta ai negazionisti per trarne vantaggi. Se uno studia e conosce non ha bisogno di una legge per scavare una cisterna in giardino o fare in modo che il suo impianto non abbia perdite. E, soprattutto, non si lascia abbindolare da false promesse.
Intanto loro sono sempre là, noi sempre più in affanno, ma fino a quando? O continuano a tenerci nell’ignoranza e noi a starci beatamente o presto dovranno traslocare.