Le città europee più dinamiche hanno sviluppato negli ultimi anni e stanno continuando a sviluppare, piani strategici di «adattamento al futuro», al centro dei quali stanno politiche di resilienza e di sostenibilità ambientale. Nella ricerca del Cresme si evidenzia che le città nel futuro si divideranno tra «…quelle che vincono e quelle che perdono» indipendentemente dalla loro dimensione; vince chi ha più capacità attrattiva e maggiore offerta di lavoro
È stato organizzato, in collaborazione con la struttura di Missione Italia Sicura della Presidenza Consiglio dei ministri, il seminario formativo «I piani di resilienza ambientale e di prevenzione per il futuro delle città» durante il quale sono stati presentati i risultati della ricerca realizzata dal Centro ricerche economiche e sociali del mercato dell’edilizia (Cresme) sulle esperienza europee sui piani di resilienza urbana.
Un seminario organizzato dal Dipartimento «Progetto sostenibile ed efficienza energetica (Dipse)» dell’Ordine degli architetti e pianificatori paesaggisti e conservatori di Roma e provincia, e con la presenza dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che ha messo al centro del dibattito la questione ambientale.
L’attuale temperatura media è più alta di poco meno di un grado rispetto ai livelli della fine del 19° secolo. Tra le conseguenze del cambiamento climatico rientrano i sempre più frequenti disastri naturali, alluvioni, frane, siccità, nonché i cambiamenti degli ecosistemi. Per rendersene conto basta sfogliare il nuovo drammatico rapporto dell’Europeean environment agency, climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016, che descrive con precisione scientifica i cambiamenti in atto. Del resto secondo il Global Report on Internal Displacement, nel 2016 i disastri naturali hanno messo in fuga 24,2 milioni di persone nel mondo. È dal 1979, con la prima conferenza mondiale sul clima, che si cerca di dare una risposta a questo problema. Pacchetti di accordi, obiettivi di riduzione delle emissioni e programmi di azioni diventano temi ricorrenti di discussione tra le nazioni anche se a livello internazionale, ad oggi, ci si è sostanzialmente limitati a constatare gli aumenti globali della temperatura, ad ipotizzare i guasti che verranno ma non si è riusciti ad imporre interventi seri e vincolanti.
Le città si organizzano
In questa lotta contro il tempo le città, in quanto luogo di concentrazione della popolazione, sono luoghi strategici fondamentali nella lotta ai cambiamenti climatici e nel percorso di adattamento. Le politiche urbane sono climatiche ad affrontare in maniera integrata le problematiche legate al contenimento del consumo di risorse (acqua, suolo, energia, ciclo dei rifiuti), alla razionalizzazione degli spostamenti (infrastrutture e trasporti), all’incremento della qualità della vita (ambiente, offerta di servizi, opportunità di investimento). L’integrazione delle politiche unite ad ingenti investimenti finanziari le pongono al centro della sfida.
Le città europee più dinamiche hanno sviluppato negli ultimi anni e stanno continuando a sviluppare, piani strategici di «adattamento al futuro», al centro dei quali stanno politiche di resilienza e di sostenibilità ambientale; anzi potremmo dire che nel contesto di una nuova stagione che mostra con forza una competizione urbana sempre più serrata, basata sull’attrattività, sulla crescita demografica ed economica, e sull’innovazione il tema della qualità della vita, della sicurezza, della salute, si coniuga per forza con i temi e i nodi della resilienza ambientale.
Una ricerca quella del Cresme che confronta, all’interno di un inquadramento più ampio, le politiche urbane finalizzate alla sostenibilità attivate in quattro capitali europee negli anni 2000 ovvero Parigi, Londra, Copenhagen, Berlino.
Dal confronto di queste quattro grandi metropoli emerge con chiarezza, da un lato, come le azioni per la tutela ambientale, la sostenibilità e la resilienza, siano inserite, parte strutturante, di piani strategici di sviluppo che guardano al futuro (2030 – 2050), all’interno dei quali convergono e si coordinano, dall’altro va evidenziato che le azioni per lo sviluppo sostenibile di queste città sono contenute in, e attuate con, molteplici strumenti quali il piano del clima, il piano del traffico, il piano della qualità dell’aria, il piano del verde urbano, il piano per la sostenibilità, il piano per la gestione e l’incremento della resilienza.
Inoltre dall’analisi si evince come non si agisca soltanto a livello urbano ma spesso si progettano azioni che ricadono sull’intera area metropolitana.
Alessandro Ridolfi, Presidente dell’Ordine degli architetti e pianificatori paesaggisti e conservatori di Roma e provincia, ha dichiarato: «Prosegue il nostro lavoro di proposta e analisi per la nostra città, verso Roma 2030, come emerge dalla nostra ricerca: la resilienza ambientale è un elemento centrale di una visione più ampia, sostenibile. Non è solo una nuova stagione culturale, è un nuovo mercato per la professione dell’architetto. Sviluppare la green economy per affrontare le sfide delle città, confrontarsi con misure di adattamento e mitigazione del rischio, centrate sulla riqualificazione bioclimatica ed energetica, tutelare e valorizzare il capitale naturale disponibile e la qualità ecologica, promuovere la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio esistente, e allo stesso tempo pensare alla crescita economica e demografica, vuol dire progettare «la città futura».
Città che vincono città che perdono
Patrizia Colletta, Presidente Dipartimento «Progetto sostenibile ed efficienza energetica» dell’Ordine degli architetti e pianificatori paesaggisti e conservatori di Roma e provincia, nella sua relazione introduttiva «Resilienza e prevenzione: gli strumenti per la trasformazione e la sicurezza delle città» ha voluto evidenziare come le città europee più dinamiche hanno sviluppato e stanno continuando a sviluppare piani strategici di «adattamento al futuro», al centro dei quali pongono politiche di resilienza e di sostenibilità ambientale. Cambiamenti climatici, crisi finanziaria, débâcle economica e produttiva di tanti Stati ad economia avanzata, globalizzazione delle conoscenze e dei saperi, innovazione tecnologica ci pongono di fronte all’evoluzione che sta vivendo la società globale e la città del futuro, e quindi dinanzi ad una riflessione più ampia sull’idea della società del domani e questo partendo proprio dai possibili scenari evolutivi del pianeta. Un percorso sulla costruzione di una nuova «idea di futuro» delle città avendo una certezza di fondo ossia quella che le città metropolitane saranno le protagoniste del XXI secolo, anche in Europa nonostante il processo di invecchiamento e le trasformazioni demografiche.
In realtà, nella ricerca del Cresme si evidenzia che le città nel futuro si divideranno tra «…quelle che vincono e quelle che perdono» indipendentemente dalla loro dimensione; vince chi ha più capacità attrattiva e maggiore offerta di lavoro. La capacità attrattiva è il nodo principale sul quale si gioca la competizione e dipende dalla capacità di funzionare, dal sistema delle regole, dalla qualità della vita, dalla capacità di innovare, di essere in grado di fronteggiare la sfida ai cambiamenti climatici con piani di resilienza e di adattamento.
Le città competono essenzialmente su quattro elementi fortemente integrati tra loro: il primo, si dotano di piani espansivi basati sulla trasformazione ma che prevedono anche nuova urbanizzazione in forme equilibrate e non dissipative; il secondo, hanno piani per affrontare la rivoluzione della digitalizzazione e diventare delle vere e proprie smart city; il terzo, predispongono piani per la qualità ambientale, dell’aria, della resilienza, della difesa dal rischio delle acque in sintesi hanno dei veri e propri piani per la sostenibilità ambientale; in ultimo, ma non meno importante, hanno i piani per le infrastrutture, l’armatura urbana fatta di ferrovie, metropolitane, strade verdi mobilità collettiva e servizi essenziali.
Complessità e interdipendenza sono i caratteri determinanti di un nuovo approccio ai temi della trasformazione e del governo del territorio che, non potrà che essere affrontata con un approccio olistico e multidiscliplinare.
Ormai da molto tempo, si continua a sostenere che la prevenzione e la resilienza sono le strategie per fronteggiare gli scenari futuri. Questi sono gli strumenti per affrontare la sfida del futuro e garantire sicurezza e qualità della vita alle comunità.
Ma per realizzare piani di prevenzione e di resilienza è necessario una prima importante rivoluzione culturale e politica, nel metodo e nel merito dell’agire.
Patrizia Colletta mette in evidenza tre aspetti, che ovviamente non esauriscono l’ampiezza delle tematiche, ma che possono rappresentare un primo punto di partenza.
Nella ricerca del Cresme, infatti, un punto fondamentale è rappresentato dalla capacità di disegnare il futuro e realizzare gli obiettivi che appartengono ad una strategia di medio-lungo termine. Un’amministrazione si impegna su un programma, un progetto ne definisce i tempi, le risorse e le modalità di attuazione.
Ripensare gli strumenti di pianificazione
È necessario quindi ripensare la coerenza e la cogenza degli strumenti di pianificazione urbanistica, territoriale e ambientale, fissando chiaramente l’obiettivo, dopo aver valutato lo stato di fragilità e di vulnerabilità, ma anche il degrado del territorio.
Il nostro Paese risplende per il suo straordinario patrimonio storico, architettonico e paesaggistico ma anche per le opere incompiute, il degrado delle periferie e di parti di pregio e purtroppo per le cronache di dilagante corruzione.
Quindi la capacità di saper programmare, progettare, realizzare e destinare risorse economiche a opere utili e in tempi certi è il più importante passo che si deve avviare.
Nuova governance e nuovi strumenti per città intelligenti e in questo nuovo modello di governance per i processi di trasformazione urbana e di pianificazione della resilienza dei sistemi urbani, hanno un ruolo determinante i protagonisti del mondo dell’associazionismo, della rappresentanza produttiva e dei soggetti esponenziali che con il loro impegno e la capacità di promozione culturale, sono i migliori punti di osservazione e di analisi dei fenomeni che investono le comunità.
Infine, particolarmente rilevanti sono gli strumenti di conoscenza e di informazione dei fenomeni, i quali contribuiscono ad elevare la competitività dei sistemi urbani, per la sicurezza, per la prevenzione dai disastri naturali, per la sostenibilità dell’ambiente urbano e per l’adattamento ai cambiamenti climatici.
Un appuntamento insomma che ha messo in luce l’importanza della resilienza ambientale che rappresenta un elemento centrale di una visione più ampia, sostenibile, per città che tornano a crescere, attraverso una nuovo paradigma urbano, che amalgama crescita e sostenibilità. Una nuova stagione culturale che per mezzo della green economy affronta le sfide delle città, confrontandosi con misure di adattamento e mitigazione del rischio, centrate sulla riqualificazione bioclimatica ed energetica, tutelando e valorizzando il capitale naturale disponibile e la qualità ecologica, promuovendo la rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio esistente, e allo stesso tempo pensando alla crescita economica e demografica.