Una nuova ricerca ha utilizzato l’approccio alternativo al «test dello specchio» per confermare l’ipotesi di autocognizione nei cani proposta dal prof. Roberto Cazzolla Gatti
Una nuova ricerca condotta dal Dipartimento di Psicologia del Barnard College negli Stati Uniti, in pubblicazione sulla rivista «Behavioural Processes» (Horowitz, A., Smelling themselves: Dogs investigate their own odours longer when modified in an “olfactory mirror” test. Available online: 7 August 2017), ha usato uno sniff-test (test dell’olfatto, N.d.R.) per valutare la capacità dei cani di riconoscere se stessi.
L’esperimento conferma l’ipotesi dell’autocognizione dei cani proposta lo scorso anno dal prof. Roberto Cazzolla Gatti dell’Istituto Biologico dell’Università Statale di Tomsk, Russia (Cazzolla Gatti, R. (2016). Self-consciousness: beyond the looking-glass and what dogs found there. Ethology Ecology & Evolution, 28(2), 232-240).
La dottoressa Alexandra Horowitz, leader della ricerca, ha scritto nel suo articolo: «Mentre è stato dimostrato che i cani domestici, Canis familiaris, sono capaci di compiti cognitivi sociali e persino meta-cognitivi, non hanno superato la prova di auto-riconoscimento (ovvero il test dello specchio, MSR)».
La ricercatrice americana ha utilizzato l’approccio etologico pionieristico, chiamato «Sniff-test di auto-riconoscimento (STSR)», proposto dal prof. Cazzolla Gatti nel 2016 per far luce su diversi modi di verificare il riconoscimento, e lo ha applicarlo a trentasei cani domestici accompagnati dai loro proprietari.
Questo studio ha confermato le prove precedenti proposte con l’STSR dal prof. Cazzolla Gatti le quali dimostrano che «i cani distinguono tra l’immagine olfattiva di se stessi quando viene modificata: indagando il proprio odore per più tempo quando era accompagnato da un odore aggiuntivo rispetto a quando non lo era. Tale comportamento implica il riconoscimento dell’odore di se stessi o degli altri».
Il professor Cazzolla Gatti ha suggerito per primo l’ipotesi di autocognizione nei cani in un articolo pionieristico del 2016 intitolato in riferimento al romanzo di Lewis Carroll «Autocoscienza: al di là dello specchio e quel che il cane vi trovò (Self-consciousness: beyond the looking-glass and what dogs found there)».
Come ha affermato il professore associato dell’Università di Stato di Tomsk: «questo test olfattivo potrebbe cambiare il modo in cui vengono realizzati alcuni esperimenti sul comportamento animale». Trascorso meno di un anno, è arrivato a conferma lo studio della dottoressa Horowitz.
«Credo che i cani e gli altri animali – ha dichiarato il prof. Cazzolla Gatti l’anno scorso in un’intervista per il noto quotidiano britannico Daily Mail – essendo molto meno sensibili agli stimoli visivi rispetto, ad esempio, agli umani e a molte scimmie, non possono superare il test dello specchio a causa della modalità sensoriale scelta dal ricercatore per testare l’auto-consapevolezza. Il mancato superamento del test dello specchio non dimostra necessariamente l’assenza di auto-coscienza come capacità cognitiva in alcune specie animali».
L’idea del prof. Cazzolla Gatti, come recentemente confermato dalla dottoressa Horowitz su un campione più ampio di cani di diverse razze, mostra che «il test olfattivo (STSR), anche se applicato a più individui di diverse età e sesso, fornisce evidenze significative di auto-consapevolezza nei cani e può svolgere un ruolo cruciale nel dimostrare che questa capacità non è una caratteristica specifica solo delle grandi scimmie, degli esseri umani e di pochi altri animali, ma dipende dal modo in cui i ricercatori cercano di testarla».
Questo approccio innovativo per testare l’autocoscienza ha messo in evidenza la necessità di spostare il paradigma dell’idea antropocentrica di coscienza a una prospettiva specie-specifica.
Come il biologo italiano dell’Università statale di Tomsk ha previsto lo scorso anno nel suo lavoro: «Non ci aspetteremmo mai che una talpa o un pipistrello possano riconoscere se stessi in uno specchio, ma ora abbiamo forti prove empiriche per suggerire che se specie diverse dai primati vengono testate sulla base della percezione chimica (olfattiva, gustativa), tattile o uditiva potremmo ottenere risultati davvero inaspettati».
Questo nuovo studio pubblicato nella rivista «Behavioral Processes», convalidando il test olfattivo di auto-riconoscimento (STSR) e l’ipotesi di un’autoconsapevolezza nei cani e negli altri animali proposta dal prof. Roberto Cazzolla Gatti, motiverà ulteriormente gli etologi ad andare «al di là dello specchio per capire ciò che gli altri animali possano trovare lì».