L’emergenza climatica non più rinviabile

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Un'immagine della città di Livorno devastata dalla bomba d'acqua il 10 settembre 2017
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…Ci impone di agire subito e questo superando i rimpalli tra istituzioni locali, regionali e nazionali… Il Wwf chiede al Parlamento una sessione urgente e straordinaria sulle azioni messe in campo sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla decarbonizzazione. Legambiente: «Non è più rinviabile l’approvazione del Piano nazionale di adattamento al clima. Cng: la «spiccata antropizzazione e cementificazione, che impedisce alle acque piovane di infiltrarsi nel sottosuolo, facendole invece scorrere rovinosamente in superficie»

Mentre si apprende sul sito della Protezione civile che persisterà nelle prossime ore la perturbazione in atto sul nostro Paese ed insisterà in particolare sulle regioni peninsulari apportando ancora precipitazioni significative al Sud e sul medio Adriatico, specialmente sull’Abruzzo, con un nuovo impulso instabile che interesserà il Nord-Est, viene trovato il corpo di una giovane donna dispersa a Livorno e questo facendo salire a sette il bilancio delle vittime.
Una tragedia quella di Livorno che ci costringe a fare di nuovo la conta delle vittime perché infondo tutti sapevano che c’era un torrente «tombato» e che le case erano state costruite nella sua zona di espansione eppure si è andati avanti sperando che non succedesse mai nulla. Un caso tra tanti, purtroppo, nella nostra Italia.
Quello che è evidente è che l’emergenza climatica ci impone di agire subito e questo superando i rimpalli tra istituzioni locali, regionali e nazionali. Che il clima stia cambiando è ormai sotto gli occhi di tutti forse ad una velocità non prevista neppure dagli scienziati e alla quale non si era preparati. Ma questo esser impreparati non giustifica i fatti di cronaca con allerta maltempo largamente previste dopo l’eccezionale siccità estiva. Delle piogge eccezionali quelle che si sono abbattute nel livornese che però vedono responsabilità umane che riguardano la gestione del territorio e dei suoi fiumi, oltre che i cambiamenti climatici.
Una situazione aggravata anche dal notevole ritardo nell’applicazione delle importanti direttive europee «Acque» (2000/60/CE) e «Alluvioni» (2007/60/CE), la notevole confusione istituzionale con troppi soggetti nazionali e non che si occupano a più livelli di difesa del suolo senza una chiara regia a livello di bacino idrografico come, peraltro, previsto dalle normative europee.
Un Wwf che chiede al Parlamento una sessione urgente e straordinaria sulle azioni messe in campo sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla decarbonizzazione e questo, si legge in una nota, perché è ormai evidente che il rapporto tra territorio, cambiamenti climatici ed economia senza carbonio non può non essere centrale nell’agenda delle istituzioni.
Nubifragi, frane, smottamenti; e prima siccità in Italia, ma anche in molte altre parti del globo; uragani più intensi e sempre più numerosi nel Pacifico e nell’Atlantico; temperature record anno dopo anno.
Anche Rossella Muroni, Presidente di Legambiente, dichiara: «Non è più rinviabile l’approvazione del Piano nazionale di adattamento al clima, che deve diventare il riferimento per gli interventi di messa in sicurezza del territorio e dei finanziamenti nei prossimi anni, in modo da riuscire in ogni città ad intensificare le attività di prevenzione, individuando le zone a maggior rischio, e a realizzare gli interventi di adattamento al clima e di protezione civile. L’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio rispetto alle piogge, ma anche alle ondate di calore, è fondamentale per salvare vite umane e limitare i danni. Dobbiamo rendere le nostre città più resilienti e sicure, cogliendo l’opportunità di farle diventare anche più vivibili».
Fabio Tortorici,  Presidente della Fondazione Centro Studi del Consiglio nazionale dei geologi (Cng), parlando della tragedia consumatasi a Livorno, denuncia: «In una nazione in cui il 3,2 per cento della popolazione è residente in aree ad elevata pericolosità idraulica, il 10 per cento in aree a media pericolosità e il 15 per cento in aree con scarsa probabilità di alluvioni, è necessaria una svolta per un corretto governo del territorio e sulle cause degli eventi disastrosi delle ultime ore punto il dito innanzitutto sulla spiccata antropizzazione e cementificazione, che impedisce alle acque piovane di infiltrarsi nel sottosuolo, facendole invece scorrere rovinosamente in superficie. Negli anni 50, il consumo di suolo era pari al 2,7 per cento, oggi si è passati al 7,6 per cento; in altre parole, nel nostro Paese ogni secondo si consumano circa 3 metri quadrati di suolo. Un’altra importante concausa del dissesto idrogeologico è il cambiamento climatico».
Una situazione nazionale, prima che globale, che impone un cambio di rotta. Si continua a passare da una emergenza all’altra e ormai eventi legati a terremoti, frane, siccità, alluvioni, rappresentano fatti di cronaca ripetuti a ritmi sempre più incalzanti. Tutti ne parlano, tutti cominciano ad avere dimestichezza con queste terminologie ma sembra si sia entrati in un clima quasi di rassegnazione agli eventi. La politica e le istituzioni hanno il dovere di rendere sicure le nostre città avviando una programmazione a vari livelli che parta dalla conoscenza scientifica dei luoghi e delle peculiari problematiche che devono essere oggetto costante di studio e monitoraggio. Viviamo in un Italia fragile che si sbriciola sotto i nostri piedi ma dobbiamo rivendicare sicurezza, termine questo che vada ad includere rispetto, sensibilizzazione, formazione, informazione, ricerca, conoscenza del nostro territorio.

 

Elsa Sciancalepore