A rischio la salute e le risorse naturali della Val d’Agri

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Avviare subito dismissione e riconversione produttiva. La Val d’Agri ha dato molto in questi anni, merita un’opportunità di riscatto capace di mettere a valore le sue potenzialità, senza subire ulteriori violenze per il suo territorio, la sua identità e la sua popolazione

I risultati dello studio della commissione Vis in relazione all’impatto delle attività del Centro Oli sulla salute delle popolazioni di Viggiano e Grumento Nova, rappresentano un punto di svolta fondamentale, relativamente all’attività di Eni in Val d’Agri e alla sua permanenza.
«Ci sono segnali preoccupanti – dice il prof. Fabrizio Bianchi, responsabile dello studio. È necessario abbassare i livelli di rischio/esposizione; continuare il monitoraggio è importante, ma non basta: nel frattempo è necessario prendere provvedimenti».
Condividiamo questa posizione: si prosegua quindi – sostiene Ennio Di Lorenzo, Presidente del circolo Legambiente Val d’Agri – con l’azione di controllo scientifico-sanitaria, in capo ai Comuni ed alle Comunità interessate, tuttavia evitando sovrapposizioni funzionali solo a tentativi di discredito, di cui c’è già qualche evidenza; ma, oltre a ciò, quali garanzie tecnologiche credibili può mettere in campo oggi Eni per guadagnarsi un ulteriore credito di fiducia?
La ormai storica mancata adozione, da parte di Eni, delle migliori tecnologie disponibili e le scarse conoscenze relative alla pericolosità degli idrocarburi non metanici non possono consentire altri cedimenti.
«Inevitabile, quindi – continua Di Lorenzo – il blocco immediato delle attività estrattive, in attesa di ripristinare una situazione di piena legalità, di portare a compimento le dovute bonifiche e i programmi di compensazione sociale, ambientale.
«Questa moratoria di fatto dell’attività estrattiva – afferma Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – andrebbe colta come una opportunità per riflettere e programmare il futuro della Val d’Agri e della Basilicata, lontano dal fossile.
«Rinunciare pertanto al modello industriale novecentesco, dove anche l’uomo è sacrificabile in nome del “progresso industriale”, per un nuovo “umanesimo” che parla di qualità della vita, di luoghi, di crescita sostenibile, reale, smart».
Mentre il resto del mondo vive l’era del fine petrolio, un vero percorso di sviluppo, effettivo e duraturo non può che passare dalla tutela e messa a valore delle risorse ambientali. Proteggere le aree ricche di biodiversità, fare dell’ambiente naturale, dell’identità culturale e del paesaggio i tratti caratteristici del nostro territorio, puntando con decisione sull’innovazione e la conoscenza per garantire sviluppo ai nostri territori.
Di qui, la necessità improcrastinabile di avviare subito il processo di dismissione dell’attività estrattiva, promuovendo la riconversione produttiva verso comparti moderni e sostenibili.
La Val d’Agri ha dato molto in questi anni, merita un’opportunità di riscatto capace di mettere a valore le sue potenzialità, senza subire ulteriori violenze per il suo territorio, la sua identità e la sua popolazione.