L’ing. Diana De Padova ha presentato l’attività svolta dal gruppo di ricerca del prof. Michele Mossa, attività che consiste nell’utilizzare modelli matematici per prevedere la circolazione marina, la messa in sospensione o la sedimentazione di particelle inquinate in mare, la diffusione di inquinanti al fine di fornire delle mappe di rischio di ausilio al sistema di monitoraggio dell’ambiente marino e di supporto alla valutazione di possibili tipi di azione/intervento
Il Golfo di Taranto, con i suoi due seni di Mar Piccolo e Mar Grande, ricco di storia e cultura è uno dei luoghi più belli della Puglia e dell’Italia, purtroppo mortificato da una incomprensibile industrializzazione forzata che ne ha modificato la sua natura ed ipotecato fortemente questo bene naturale e paesaggistico. Ma lentamente sta recuperando ed imponendosi all’attenzione. Una mano la stanno dando gli studi di ecologia che mettono in risalto le ricchezze che ancora possiede.
La mole di dati presi negli anni si stanno finalmente sistematizzando, particolarmente importanti sono gli studi presentati ieri presso l’Autorità Portuale di Brindisi durante la 5^ Edizione della «Settimana del Pianeta Terra – L’Italia alla scoperta delle Geoscienze – Una società più informata è una società più coinvolta».
Le simulazioni numeriche sono eseguite al fine di produrre mappe sia di circolazione sia di erosione/accumulo di sedimenti, mappe utili per evidenziare i trend ricorrenti nel bacino. Quello che ne deriva è l’acquisizione di dati di indubbio valore ai fini della valutazione di possibili tipi di azione/intervento. Questo quanto venuto fuori dalla presentazione dell’ing. Diana De Padova del Politecnico di Bari in occasione del seminario «La difesa del suolo applicata ai margini costieri: tecniche di intervento».
L’ing. Diana De Padova ha presentato l’attività svolta dal gruppo di ricerca del prof. Michele Mossa, attività che consiste nell’utilizzare modelli matematici per prevedere la circolazione marina, la messa in sospensione o la sedimentazione di particelle inquinate in mare, la diffusione di inquinanti al fine di fornire delle mappe di rischio di ausilio al sistema di monitoraggio dell’ambiente marino e di supporto alla valutazione di possibili tipi di azione/intervento.
Lo scopo dei modelli numerici o matematici è quello di rappresentare mediante un sistema di equazioni differenziali, la natura semplificata e approssimata di un sistema sottoposto all’azione di alcune forzanti.
Una fondamentale caratteristica del modello numerico è il grado di verosimiglianza, cioè la capacità di riprodurre il più fedelmente possibile la realtà.
Esso dipende dalle potenzialità del mezzo naturale, dai dati a disposizione per la calibrazione del modello da avviare e dagli obiettivi che si vogliono raggiungere. L’importanza del monitoraggio fisico dell’ambiente marino costiero è rivolta a validare i modelli numerici.
Il rilievo dei dati relativi all’ambiente marino e costiero, da attività confinata nell’ambito della pura ricerca scientifica, si è trasformato negli ultimi anni in attività sistematica, regolamentata dalle legislazioni nazionali ed europee, cui si dedicano diversi istituzioni ed agenzie, nazionali e regionali.
Le tecniche, gli strumenti e la comprensione degli aspetti ambientali sotto osservazione sono in continua evoluzione, spesso con l’adozione delle tecnologie più avanzate e innovative.
Il monitoraggio ambientale marino rappresenta un’attività non più confinata nella pura ricerca scientifica, ma acquisisce sempre maggiore importanza.
Il gruppo di ricerca del prof. Michele Mossa dell’Unità Operativa del Politecnico di Bari ha partecipato al Progetto bandiera Ritmare che è uno dei Progetti Bandiera del Programma nazionale della Ricerca finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur) e rappresenta il principale Progetto di Ricerca nazionale sul mare per il quinquennio 2012-2016 prevedendo un finanziamento Miur di 250 milioni di euro.
Ritmare riunisce in uno sforzo integrato la comunità scientifica italiana coinvolta in attività di ricerca su temi marini e marittimi, oltre ad una significativa rappresentanza degli operatori privati del settore.
Nell’ambito delle attività del progetto bandiera Ritmare (Ricerca italiana per il mare) e anche con il finanziamento PON R&C 2007-2013, il gruppo di ricerca ha provveduto ad installare un sistema di monitoraggio correntometrico, ondametrico, meteorologico e di qualità delle acque nel Mar Grande di Taranto (2013).
A partire da dicembre 2013 la stazione acquisisce con frequenza oraria dati, in parte pubblicamente accessibili in Rete, anemometrici, ondametrici, correntometrici e di qualità delle acque.
Inoltre, e sempre nell’ambito delle attività del progetto bandiera Ritmare, il gruppo di ricerca ha provveduto ad installare un sistema di monitoraggio correntometrico e ondametrico nel Canale navigabile del Mar Piccolo di Taranto.
Nel Canale navigabile è stato disposto un mareometro ad ultrasuoni; lo strumento è stato installato nel mese di agosto 2015 in prossimità della stazione correntometrica e ondametrica del Canale navigabile, precisamente sul Ponte Girevole.
Il processing dei file delle stazioni di monitoraggio ha consentito, e relativamente agli anni 2014 e 2015, l’elaborazione dei dati, meteo, dei dati relativi alla qualità dell’acqua, dei dati ondametrici, dei dati correntometrici, dei livelli idrometrici.