Un incendio distruttivo in un ettaro può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti. Oltre a danni idrogeologici. L’associazione chiede pene esemplari contro incendiari, controllo territorio e catasto degli incendi, sospensione della caccia. Indispensabili interventi strutturali per affrontare il rischio incendio legato ai cambiamenti climatici
Mentre l’Italia brucia da questa estate, con danni enormi all’assetto idrogeologico che non tarderanno a farsi sentire ora che arriveranno le piogge, i quotidiani nazionali, sui social si replicano le foto dei tramonti affascinati dai colori ignorando le vere ragioni di quell’effetto cromatico. Se con lo stesso spirito tutti rivolgessero la loro attenzione ai danni biologici procurati dai criminali e chiedessero interventi rigorosi, forse faremmo un passettino avanti verso il rispetto della natura.
Per questo opportunamente il Wwf a diramato la nota che pubblichiamo.
Le parole del ministro dell’Interno Marco Minniti sulle «presumibili attività di carattere doloso» rispetto agli incendi che stanno devastando il Piemonte dimostrano che quella degli incendi è un’emergenza nazionale che va ben oltre il periodo estivo e che è fortemente collegata a comportamenti criminali: un’emergenza che va combattuta con forza utilizzando tutte le risorse a disposizione, compresa l’attività d’intelligence.
Il Wwf ritiene necessario un intervento deciso e rapido della magistratura affinché ci siano pene esemplari per i criminali che hanno appiccato il fuoco mandando in cenere un bene che appartiene a tutti i cittadini; chiede che ci sia l’intervento delle Prefetture quando i comuni non sono in grado di fare il catasto delle zone attraversate dal fuoco per fare in modo, come prevede la legge quadro sugli incendi, che si impediscano per 10 anni le nuove edificazioni, la caccia e il pascolo.
L’attività criminale degli incendiari ha trovato un terreno fertile grazie alla fortissima siccità che stringe in una morsa insieme ad altre zone d’Italia anche il Piemonte. Gli scenari degli impatti del cambiamento climatico nel Mediterraneo avevano previsto i lunghi periodi di siccità ma il cambiamento climatico contribuisce a dilatare nel tempo il fenomeno e renderlo più intenso. Occorre, quindi, assumere provvedimenti strutturali preventivi per affrontare il rischio non in modo emergenziale, ma sistemico: intervenire quindi per gestire in modo efficiente l’acqua, a cominciare dall’equilibrio degli ecosistemi fluviali e la difesa delle falde, per finire al risparmio e all’uso efficiente della risorsa, la riparazione delle perdite nelle condotte, la raccolta delle acque piovane. Come già visto a settembre, gli incendi aumentano anche i rischi legati alle alluvioni: la minore copertura forestale, infatti, abbrevia il tempo che la pioggia impiega a giungere ai fiumi; questo, sommato all’aridità, alla conseguente impermeabilizzazione dei terreni e alle forti precipitazioni concentrate (flash floods) connesse anch’esse al cambiamento climatico, aumenta i rischi di alluvioni.
Tra la valle dell’Orco e la Valchiusella, a ridosso del Parco Nazionale del Gran Paradiso, sta bruciando un’importantissima area boschiva, un corridoio ecologico per molte specie animali come gli ungulati che stanno fuggendo dalle aree in fiamme. Il Wwf nel 2006 ha individuato 24 aree Prioritarie per la Biodiversità delle Alpi, e tra queste l’area «Alpi Cozie-Gran Paradiso-Queyras-Massif de Pelvoux- Massif de la Vanoise», a cavallo tra Italia e Francia nella quale rientra la zona che sta andando a fuoco. L’importanza dell’ampia Area Prioritaria per la biodiversità alpina è data, oltre che dalla presenza del Parco Nazionale del Gran Paradiso, anche dal «Parc national des Ecrins» e dal «Parc national de la Vanoise» e la Valle dell’Orco e la Valchiusella costituiscono importanti trait d’union tra la montagna e la pianura, ma anche una vitale fascia di cuscinetto con la più antropizzata pianura piemontese. Un incendio di vaste proporzioni che si ripete spesso nel tempo è uno degli eventi più devastanti per la biodiversità e agisce come fattore determinante sugli ecosistemi già sottoposti a forti stress ambientali come la siccità, l’urbanizzazione, l’erosione del suolo.
L’estate degli incendi insieme a questo autunno di fuoco dimostrano che è sempre più urgente un controllo capillare del territorio con l’aggiornamento immediato del catasto degli incendi, previsto dalla legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi boschivi n. 353/2000. È ovvio che la priorità deve essere quella di mettere al sicuro i centri abitati e di salvare le vita di chi è in pericolo ma non possiamo non pensare alla strage di animali che si sta compiendo in queste ore. È stato calcolato che un incendio distruttivo in un ettaro può causare la morte di 300 uccelli, 400 piccoli mammiferi e 5 milioni di insetti. Ed effetti indiretti, anch’essi causa di aumento della mortalità, come gli spostamenti della fauna superstite verso altre aree, con conseguenti fenomeni di sovraffollamento, di sfruttamento intensivo delle risorse e di una accentuazione della competizione alimentare e per gli spazi. Per questa ragione è necessario che si proceda con la sospensione della caccia quale misura indispensabile (come certificato dagli studi dell’Ispra) per dar modo alla fauna selvatica già sottoposta allo stress del caldo e della siccità estiva prima e degli incendi poi di non dover fare i conti anche con le doppiette.
(Fonte Wwf)