In Puglia strage di storni annunciata

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Il Wwf invita la Regione a revocare la delibera. Alterata la disponibilità di un parere. Il prelievo possibile è passato da 8mila capi a 22mila, i Comuni individuati da 12 in tutto sono passati a 97, e i cacciatori autorizzati sono passati da 266 operatori a 733. La caccia agli storni, specie protetta, può essere oggetto di prelievo venatorio soltanto previa verifica di stringenti condizioni, in rapporto al numero e alla dannosità delle popolazioni insistenti in un dato territorio

È stata approvata, in Puglia, con la Deliberazione della Giunta regionale 3 ottobre 2017, n. 1587 l’autorizzazione al prelievo in deroga della specie «Storno» ai sensi dell’art. 9 comma 1 lett. a) della Direttiva Comunitaria 2009/147/CE e dell’art. 19 bis della Legge n. 157/92.
Una delibera che consente di fatto la deroga alla caccia allo Sturnus vulgaris, uccello passeriforme appartenente alla famiglia Sturnidae originario dell’Eurasia ma presente anche nel nostro continente, fino al 14 gennaio 2018.
L’assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia, Leonardo di Gioia, spiega che la Giunta regionale ha approvato l’autorizzazione al prelievo di questa specie perché è risultata essere una specie pericolosa per le colture, specie quelle olivicole e orticole, e che l’azione raccoglie le istanze delle organizzazioni di categoria anche alla luce di studi e monitoraggi sul campo.
Un prelievo in deroga che ha l’obiettivo di difendere il paesaggio e tutelare le produzioni agroalimentari in alcune specifiche aree e che può essere effettuato da operatori autorizzati e concesso per un massimo di 10 capi giornalieri e per un limite massimo stagionale di 30.
Un’azione che ha immediatamente richiamato l’attenzione dell’associazione Wwf che commentando la delibera ammonisce la presenza di molti punti oscuri nella stessa e questo senza considerare i reiterati tentativi, sempre bocciati negli anni passati, di consentire la caccia agli storni, specie protetta che può essere oggetto di prelievo venatorio soltanto previa verifica di stringenti condizioni, in rapporto al numero e alla dannosità delle popolazioni insistenti in un dato territorio.
Una decisione che arriva anche dopo una stagione molto difficile per la fauna selvatica caratterizzata da incendi anche nelle aree protette e da una terribile siccità.
L’associazione pur riconoscendo l’eventualità che una grande concentrazione di storni possa provocare danni alle coltivazioni agricole, ribadisce come questa bellissima specie di uccelli che disegna piroette nei cieli, risulta fondamentale per il mantenimento della biodiversità in Puglia.
Una delibera che dovrebbe tener conto anche dei pareri dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) oltre che dell’Osservatorio faunistico regionale e che invece non ne tiene conto affatto.
Uno dei punti della Delibera citata che desta maggiore perplessità è per l’appunto l’esistenza di un parere in base al quale è possibile il prelievo di 8.000 capi nel territorio di alcuni Comuni individuati (12 in tutto), autorizzando 266 operatori. Ma la Regione ha inteso superare il parere Ispra, estendendo il prelievo ad altri 97 Comuni, per l’abbattimento di 22.000 capi (quasi il quadruplo rispetto a quelli su cui si è espresso Ispra) e questo autorizzando ben 733 cacciatori.
Una formale diffida è pertanto stata inviata dal Wwf alla Regione Puglia e questo per chiedere che la delibera venga revocata in autotutela a salvaguardia della natura e della straordinaria biodiversità pugliese e, soprattutto, nel rispetto delle norme che regolano il prelievo venatorio sia nazionali sia regionali.
Un dovere importante quello che pende sulla testa della Regione Puglia ossia quello di tutelare la fauna selvatica quale patrimonio indisponibile dello Stato.