«Perito Moreno», il ghiacciaio che non arretra

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Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale
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L’Istituto triestino di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale guida una campagna finanziata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano per analizzare il famoso e «misterioso» ghiacciaio e i cambiamenti climatici

Eventi meteorologici estremi, desertificazione, innalzamento del livello del mare, sono tutti fenomeni legati al riscaldamento globale. Mutamenti profondi che avvengono a ritmi incalzanti, che stanno segnando l’ambiente e in particolare il panorama delle catene montuose. I ghiacciai, veri e propri termometri terrestri, sono tra gli elementi più sensibili e vulnerabili al cambiamento climatico e ci forniscono una chiara e impietosa fotografia di ciò che sta accadendo: basta confrontare le immagini realizzate agli inizi del secolo con quelle attuali per rilevare come in tutto il mondo i fronti dei ghiacciai stanno arretrando e quanto si stanno progressivamente riducendo i loro volumi e la loro estensione.

In questo contesto il Perito Moreno, il famoso ghiacciaio situato nella parte sud-occidentale della Patagonia in Argentina, sembra mostrare invece un comportamento difforme e anomalo. Per analizzarlo, a fine novembre è in partenza una campagna scientifica della durata di circa due settimane, coordinata dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs), finanziata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano, che verrà svolta in stretta collaborazione con ricercatori della Università di Buenos Aires, guidati da Alejandro Tassone.

Il Perito Moreno, patrimonio mondiale dell’Unesco, è uno dei principali ghiacciai che si origina nel «Campo de Hielo Sur» della Patagonia, e che sbocca nel Lago Argentino. Molti studi confermano che il Perito Moreno è un ghiacciaio piuttosto stabile almeno negli ultimi decenni, con fluttuazioni minime del suo fronte. Tale comportamento è peculiare perché la maggior parte degli altri ghiacciai della Patagonia hanno subito invece notevoli arretramenti. Il suo fronte più esterno, che si affaccia per oltre 60 metri in altezza sul lago, crea uno sbarramento tra il braccio meridionale del lago e quello orientale, con conseguente impedimento del flusso d’acqua. Oltre che alla peculiarità e alla bellezza di questo paesaggio, la fama del Perito Moreno è legata anche agli spettacolari e ripetuti fenomeni di rottura del fronte esterno e al conseguente deflusso d’acqua tra i due bracci del Lago Argentino, ben documentati a partire dalla prima rottura risalente al 1917. In precedenza, il fronte del ghiacciaio si trovava ad una distanza di circa 750 metri più arretrata rispetto al fronte odierno e quindi apparentemente non sussistevano questi eventi.

Cercare di capire perché e secondo quali meccanismi si stanno verificando questi grandiosi e affascinanti eventi naturali, che rappresentano una delle attrazioni principali per migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo, è dunque lo scopo dei 5 ricercatori dell’Ogs in partenza in questi giorni per la Patagonia, dove avrà inizio la loro missione. In particolare, si vuole individuare se, prima del 1917, si sono già succeduti analoghi e ripetuti fenomeni di sbarramento/inondazione del Perito Moreno simili a quelli storicamente documentati nell’ultimo secolo ogni 4-5 anni.

«Questa campagna di studio, finanziata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale italiano, verrà svolta in stretta collaborazione con ricercatori della Università di Buenos Aires, guidati da Alejandro Tassone, e prevede la realizzazione di profili batimetrici e di sismica ad alta risoluzione delle aree lacustri prossime al fronte del ghiacciaio – spiega Emanuele Lodolo, ricercatore dell’Ogs e responsabile scientifico della spedizione -. Recupereremo anche campioni del sedimento attraverso carotaggi che verranno poi analizzati in laboratorio per cercare di ricostruire gli eventi che si sono succeduti per gli ultimi 1.000-1.500 anni in questa parte della Patagonia meridionale, e di individuare quali sono stati i fattori climatici che hanno condizionato la storia recente del ghiacciaio Perito Moreno», precisa Lodolo.

L’analisi degli eventi riconosciuti attraverso questi studi sui sedimenti e il confronto con gli attuali modelli climatici proposti per queste latitudini meridionali, potranno auspicabilmente costituire la base per formulare modelli di previsione delle dinamiche glaciali del fronte del Perito Moreno per il prossimo futuro. La conoscenza e la salvaguardia di questo patrimonio naturale, così come di altre innumerevoli bellezze sparse sul nostro pianeta, è una priorità per tutti noi.

«Quelle legate al clima sono tra le più grandi sfide che l’uomo deve fronteggiare e Ogs ha da sempre un forte legame con lo studio del nostro Pianeta e della sua salute – dichiara Maria Cristina Pedicchio, Presidente dell’Ogs –. Siamo pertanto orgogliosi di essere parte attiva del monitoraggio di un luogo che molto potrà rivelare e predire rispetto ai cambiamenti ambientali in essere e di collaborare in quest’analisi con il sistema scientifico argentino, portando e rappresentando all’estero le conoscenze e le competenze italiane».

«La cooperazione scientifica e tecnologica è oggi uno degli assi portanti delle relazioni bilaterali tra Italia ed Argentina. Come Farnesina esprimiamo soddisfazione per il supporto dato a questo progetto, che cofinanziamo nell’ambito del Protocollo Esecutivo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica Italia Argentina 2017-2019. Ne auspichiamo il successo, nella prospettiva dell’ulteriore sviluppo dei rapporti bilaterali», afferma il ministro Plenipotenziario Fabrizio Nicoletti, Direttore Centrale per l’Innovazione e la Ricerca, Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.