Boitani: E i cinghiali? Vanno soppressi

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Il cinghiale è una specie invasiva cioè va tolta così come si fa con i ratti. Cattura e abbattimento sono sistemi che funzionano benissimo e il risultato è anche la produzione di ottima carne da mettere sul mercato

Tra i numerosi esperti di biodiversità animale presenti al Convegno Wolf and Nature 2017 in svolgimento a Gravina in Puglia abbiamo fatto qualche domanda anche a Luigi Boitani, Professore di biologia della conservazione e ecologia animale presso il Dipartimento di biologia e biotecnologie dell’Università di Roma «La Sapienza».

Quali le gioie e i dolori della presenza del lupo nei Parchi e comunque il suo impatto sul territorio?
Il lupo è una specie distribuita in gran parte d’Europa ed è in espansione e i numeri stanno aumentando come anche gli areali di distribuzione e così il lupo si è espanso nel tempo dall’Appennino fino alla Daunia e poi sempre più giù nel Parco dell’Alta Murgia e anche nel Salento. È un’espansione che dal punto di vista biologico non ha niente di speciale perché è nelle possibilità del lupo in quanto animale che cammina, come gli altri canidi ha infatti quattro zampe che lo partano lontano e riesce a fare anche 50-100 km in una notte e quindi la sua dispersione può essere anche di 1.000 km. Il lupo può essere ovunque in Italia in qualsiasi momento e la sua distribuzione è regolata dalla disponibilità alimentare e in quanto a questa l’Italia è strapiena di prede selvatiche (cinghiali, cervi, caprioli, ecc.), con una popolazione in crescita.
È una presenza naturale ma bisogna gestire i conflitti.
Non sono i pastori a dover sopportare il peso del conflitto ma deve essere la società che si deve far carico delle perdite e ripagarle agli allevatori; d’altro canto gli allevatori non devono pensare che la campagna è di loro possesso perché invece appartiene a tutta la società anche a quella che vive in città che con le sue tasse, il lavoro poi spesso mantiene economicamente chi lavora fuori. Quindi bisogna creare degli equilibri e gestire la coesistenza soprattutto nei Parchi dove la biodiversità deve esser garantita in quanto sua priorità. Nel Parco nazionale dell’Alta Murgia la presenza umana è importante e deve essere conservata quindi a maggior ragione il Parco ha l’onore e l’onere di essere un laboratorio di sistema di coesistenza tra lupo e uomo.

La coesistenza uomo-lupo è possibile e necessaria… Quali sono gli accorgimenti da adottare (normativi, sociali, ecc.)?
L’Italia è un «Paese federale» quindi abbiamo una norma nazionale gestita dal Ministero che dice che il lupo è una specie protetta perché fa anche parte della Direttiva Habitat europea ma dopo questa asserzione sono di fatto le Regioni che hanno l’incarico di gestire il quotidiano di questa coesistenza. Ed è qui che casca l’asino, perché l’Italia non è organizzata e ogni Regione decide da sé. Ovviamente la gestione di questi aspetti è una rogna politica e quindi tutti cercano di defilarsi, di minimizzare i problemi e questo fino a che lo scontento sociale è tale da imporre soluzioni che risultano comunque economicamente poco efficaci. Ma il problema non sono i soldi bensì la gestione strutturale di ambienti naturali.

In merito ai cinghiali… come si controlla la popolazione dei cinghiali dentro e fuori il Parco, quali le possibili ripercussioni sull’ambiente urbano?
L’unico modo è abbatterli, il cinghiale è una specie invasiva cioè va tolta così come si fa con i ratti. Cattura e abbattimento sono sistemi che funzionano benissimo e il risultato è anche la produzione di ottima carne da mettere sul mercato. Al di fuori del Parco c’è la caccia ma quando il cinghiale allarga l’areale può chiaramente trovare rifugio negli ambienti urbani dove non si può cacciare, quindi rappresentano di fatto ambienti protetti, ed è lì che bisogna catturarlo e portarlo altrove.