Rialzo delle bollette e stop del carbone in Usa…

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Cresce il differenziale del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia rispetto ai principali Paesi europei e cresce anche la domanda nazionale di gas… Si sta facendo quindi ancora troppo poco per garantire una diminuzione dei consumi, un’ottimizzazione delle procedure, un contenimento dei costi, uno sfruttamento di energie alternative, eolico e fotovoltaico in primis, e questo a discapito di quelle fonti fossili, inquinanti e derivanti da altri paesi dai quali di fatto l’Italia ancora dipende

Nel primo trimestre del 2018 ci sarà un aumento sulla bolletta dell’elettricità e del gas con una famiglia tipo che registrerà un incremento del +5,3% per le forniture elettriche mentre per quelle gas del +5%. Questo è quanto prevede l’aggiornamento delle condizioni economiche di riferimento per le famiglie e i piccoli consumatori nei servizi di tutela comunicate dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
Nel comunicato stampa dell’Autorità viene riportato che l’aumento dell’elettricità è legato ad una serie di fattori concomitanti, ben 9 (ripresa dei consumi, indisponibilità prolungata di alcuni impianti nucleari francesi, alcune limitazioni nei transiti di elettricità nella rete italiana, minore disponibilità della generazione idroelettrica nazionale, aumento stagionale dei prezzi all’ingrosso del gas a livello europeo, aumento della componente legata al dispacciamento, aumento degli oneri legati alle risorse interrompibili (per tutto il 2018) per la sicurezza del sistema elettrico, aumento dei costi per le Unità essenziali alla sicurezza, aumento degli oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energivore) tutti al rialzo, che hanno portato ad una decisa crescita dei prezzi all’ingrosso nell’ultimo trimestre, +20% del Prezzo Unico Nazionale solo a novembre rispetto ad ottobre. Per il gas, si legge sempre all’interno del comunicato, l’aumento è sostanzialmente determinato dalle attese dinamiche legate alle stagioni invernali, con consumi e quotazioni in aumento a livello europeo che, in un mercato unico, implicano la crescita dei prezzi anche nei mercati all’ingrosso italiani.
Per Codacons, si legge su Ansa, l’aumento è sproporzionato e pesa sui redditi bassi mentre per Federconsumatori risulta necessario un riordino di sistema.
Di energia se ne parla anche all’interno dell’Annuario statistico italiano 2017 prodotto da Istat dove viene dedicato il 2° Capitolo all’Ambiente e all’Energia. Nell’annuario si riporta come dopo un andamento negativo di cinque anni, i consumi interni di energia nel 2015 siano cresciuti del 2,3% rispetto all’anno precedente. La forte dipendenza energetica dall’estero è una delle caratteristiche del nostro Paese: nel 2015 le importazioni hanno registrato un aumento del 9,8%, pari a 156,8 milioni di Tonnellate equivalenti di petrolio (Tep) e con il fotovoltaico che conferma il suo ruolo di traino per la crescita delle rinnovabili in Italia.
In argomento si è anche espressa l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) la quale, nella sua Analisi trimestrale del sistema energetico italiano, registra la crescita del differenziale del prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica in Italia rispetto ai principali Paesi europei con punte del 60% in più nel confronto con la Germania, il nostro principale competitor manifatturiero in Europa (20 punti percentuali in più rispetto all’inizio dell’anno).
Inoltre, nella stessa analisi, viene evidenziato come nei primi nove mesi del 2017 cresca anche la domanda nazionale di gas (+8% rispetto allo stesso periodo 2016), spinta da termoelettrico (+14%) e industria (+8%). Ai massimi storici sia il peso del gas sul mix energetico (circa il 39% dell’energia primaria totale) sia la nostra dipendenza dall’estero (oltre il 92% del gas consumato), con importazioni in aumento (+9%), soprattutto da Russia (+11%) e Nord Europa.
Si registra inoltre una forte crescita del Gnl – Gas naturale liquefatto (+32% nei primi nove mesi) con una ripresa economica che si riflette sulla crescita dei consumi finali di energia (+ 0,5% nel trimestre, +0,9% nei primi nove mesi dell’anno rispetto agli stessi periodi 2016), ma che a differenza del trimestre precedente vede diminuire le emissioni di CO2 (-1,2%) e questo grazie alla crescita della generazione elettrica da rinnovabili (+2%) e alla riduzione dei consumi di carburante nei trasporti stradali (-3,4%).
Ancora, si registra la crescita della produzione di energia elettrica da rinnovabili spinta dall’aumento di eolico (+20%) e fotovoltaico (+9%), con un trend positivo in atto dall’inizio dell’anno quasi in grado di compensare il calo dell’idroelettrico che prosegue da dieci trimestri continuando invece la diminuzione dei consumi di carbone (-6%) e di petrolio (-3%).
Francesco Gracceva, esperto Enea che ha coordinato l’Analisi, spiega: «Il sistema energetico italiano arriva all’inverno con l’aspettativa di rischi limitati per la sicurezza dei sistemi elettrici e gas, ma anche con la consapevolezza che in caso di eventi estremi in entrambi i settori potrebbero verificarsi situazioni di criticità, come segnalato anche dalle associazioni europee degli operatori delle reti Entso-E e Entso-G. La crescita della domanda e la conseguente ripresa del ruolo del gas nel mercato elettrico ha comportato un aumento dei prezzi dell’elettricità significativamente maggiore dell’incremento registrato sui mercati continentali, per cui si è allargata la già ampia forbice tra i prezzi all’ingrosso italiani e dei principali paesi europei. Similmente, anche il gap di costo tra il gas italiano e quello del nord Europa, l’altro obiettivo considerato prioritario dalla Strategia energetica nazionale (Sen) per migliorare la competitività del paese, continua a rimanere su valori elevati, nell’ultimo trimestre costantemente superiori ai 2 €/Mwh».
Sul fronte internazionale è notizia odierna che l’Autorità federale per l’energia statunitense (Ferc) abbia all’unanimità bocciato il piano per il salvataggio delle miniere di carbone. «La guerra al carbone è finita», aveva detto il presidente Usa in ottobre, annunciando una proposta per rovesciare le politiche Obama sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici. Ma la Ferc, agenzia indipendente e bipartisan composta da 5 commissari di cui 3 nominati dal tycoon, ha detto no. Una bella «vittoria per consumatori, libero mercato e aria pulita», ha esultato Bloomberg inviato speciale Onu per il clima.
Un segnale importante questo che serve a motivare uno scenario politico globale sul tema che, ad esempio, in Italia è ancora troppo pigro e vago con posizioni che vedono troppo di rado prese di posizione importanti contro le fonti fossili, il carbone e il petrolio in primis, o che ancora guardano a progetti colossali come il Trans adriatic pipeline (Tap) come funzionali ed economicamente vantaggiosi al rifornimento di gas nel nostro paese.
È da sottolineare infatti che tra le motivazioni che stanno portando all’aumento del costo di gas e luce in Italia ritroviamo il rincaro del metano con i costi della produzione elettrica, in Italia, molto legati all’andamento del mercato del metano internazionale, l’aumento dei costi di produzione delle centrali elettriche che se anche inefficienti e vetuste sono definite «unità essenziali», cioè ritenute indispensabili per garantire la sicurezza del sistema, l’aumento degli oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energivore.
Si sta facendo quindi ancora troppo poco per garantire una diminuzione dei consumi, un’ottimizzazione delle procedure, un contenimento dei costi, uno sfruttamento di energie alternative, eolico e fotovoltaico in primis, e questo a discapito di quelle fonti fossili, inquinanti e derivanti da altri paesi dai quali di fatto l’Italia ancora dipende.