Mentre lo strato di ozono si ricostituisce ai poli si sta pericolosamente assottigliando in altre zone del pianeta. Allarme degli scienziati che sollecitano la ricerca delle cause come altre sostanze chimiche sottovalutate
Giocare al piccolo chimico con l’atmosfera, da parte dell’uomo, ha risvolti che rischiano di diventare tragedie universali, imprevedibili e senza scampo.
È questa la sensazione che si ricava leggendo i dati che provengono dalle ultime ricerche divulgate da «Atmospheric Chemistry and Physics» sulla situazione dell’ozono nella stratosfera sui poli (diverso dall’ozono troposferico), dati nuovi resi possibili grazie ad un nuovo e più raffinato modello matematico.
Lo studio ha notato che mentre ai poli la situazione è nettamente migliorata tanto che si parla di chiusura del cosiddetto buco, ai tropici, la zona di «produzione» dell’ozono, e in altre aree del pianeta si registra un assottigliamento pericoloso.
L’ozono viene trasportato agli extratropici dalla circolazione Brewer-Dobson (BDC), formando uno strato protettivo di ozono in tutto il mondo. Da quando con il protocollo di Kyoto del 1998 sono stati banditi i prodotti contenenti alogeno (hODS), si è registrato un lento e costante miglioramento della situazione, ma non è stato osservato un aumento netto a 60° S e 60° N al di fuori delle regioni polari (60 -90°). Dalle prove raccolte da più satelliti si ricava che l’ozono nella bassa stratosfera tra 60° S e 60° N ha effettivamente continuato a diminuire dal 1998.
Le ragioni di questa continua riduzione dell’ozono stratosferico inferiore non sono chiare agli studiosi che sollecitano di stabilire con urgenza le cause.
Forse le colpe non sono solo dei Cfc (clorofluorocarburi) ma ci potrebbe essere qualche altra sostanza che è sfuggita o è stata sottostimata. Si pensa alle sostanze Vsls (very short-lived substances), prodotte dall’attività umana.
Ma potrebbero anche essere mutate le condizioni delle correnti ad alta quota, effetto dell’aumento della temperatura, come noi possiamo verificare a livello terrestre dal cambiamento stagionale, dal mutamento dei venti e dall’aumento dei fenomeni estremi.
Un allarme c’era già stato dal parte del Noaa che denunciava che la nuova minaccia viene dal di-cloro-metano (o cloruro di metilene) le cui concentrazioni atmosferiche, sempre più elevate, e la sua alta volatilità verso la stratosfera e l’alta atmosfera, stanno provocando una crescente distruzione dell’ozono stratosferico.
Ma attenzione, il cambiamento dello strato di ozono non è un argomento da studiosi. L’ozono stratosferico ci protegge dai raggi ultravioletti i quali, come sappiamo, sono dannosi per la biosfera e per gli esseri viventi. Fino ad ora questo pericolo era concentrato ai Poli, dove pure c’è la più alta produzione di plancton che è la base alimentare degli abitanti degli oceani. Che cosa può accadere se al posto del «buco» ci troviamo con una voragine ai tropici e sopra la nostra testa?