I no vax ai 50 anni dei biologi

1047
Tempo di lettura: 7 minuti

Al convegno indetto per i 50 anni dell’attività dell’Ordine, è stata annunciata la presenza di una lunga lista di famosi no-vax, che Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa, ha definito «il gotha dell’antivaccinismo nazionale ed estero». Gerolamo Lanfranchi, Direttore del Dipartimento di Biologia Università degli Studi di Padova, ha scritto una lettera aperta a D’Anna, in cui lo invita a riformulare l’agenda del convegno di compleanno dell’Ordine dei Biologi. La risposta del Presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi: no al «santo Offizio»

> Caso vaccini, morti sospette. Due casi a Roma. Aperte inchieste in Toscana

Contrariamente a quanto l’establishment nazionale politico-scientifico vuol far credere agli italiani a proposito dell’obbligo vaccinale, il mondo scientifico non è affatto allineato e coperto, e coloro che non sono per l’obbligatorietà non sono affatto ricercatori emarginati dalla comunità scientifica.

La prova che il dibattito non sia né spento né marginale, viene dal prossimo convegno dei biologi indetto per i 50 anni dell’attività dell’Ordine. Al convegno è stata annunciata la presenza di una lunga lista di famosi no-vax, che Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa, ha definito «il gotha dell’antivaccinismo nazionale ed estero».

La cosa ha suscitato proteste e si profila grande battaglia all’interno della categoria.

Vi proponiamo la sintesi della questione pubblicata da Pietro Greco su «Scienzainrete».

Come i nostri Lettori sanno, noi non siamo contro i vaccini, ma siamo contro i diktat di qualunque tipo perché riteniamo che la conoscenza è una materia sempre aperta e mai definita. La ricerca, appunto, è ricerca.

 

Cinquant’anni, celebrati pericolosamente. A festeggiare il mezzo secolo di attività è l’Ordine Nazionale dei Biologi con un convegno che si terrà venerdì 2 marzo a Roma, nella Sala Congressi del Grand Hotel Parco dei Principi. Posti limitati. Si prevede grande afflusso, anche di non esperti. Non tanto perché attratti dal titolo, New frontiers of biology, normale per un convegno scientifico. Quanto per i contenuti: il convegno annuncia infatti la presenza di una lunga lista di famosi no-vax, che Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’università di Pisa, ha definito «il gotha dell’antivaccinismo nazionale ed estero».

Si annuncia la presenza, infatti, di Antonietta Gatti, nota per aver pubblicato con il marito, Stefano Montanari, i risultati di uno studio sulla presenza di micro e nanoparticelle nei vaccini. L’articolo, che secondo Lopalco è stato «più volte smentito dalla comunità scientifica» è apparso su una rivista, l’«International Journal of Vaccines and Vaccination», che non ha impact factor, ovvero non è presa in considerazione dalla comunità scientifica, mentre ha un editore citato tra i predatory publishers, ovvero tra quelli che pubblicano riviste ad accesso libero per i lettori ma a pagamento per gli autori, spesso senza peer review, la revisione critica da parte di esperti anonimi.

Tra gli invitati al compleanno dell’Ordine dei Biologi, nella sessione dedicata al diritto, c’è anche Paolo Maddalena, già vicepresidente della Corte Costituzionale e, per dirla con Repubblica, «da tempo punto di riferimento per gli antivaccinisti».

Ma la star principali sono quelle internazionali. Primo fra tutti, Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina 2008 (meritatissimo) per la scoperta del virus HIV che causa l’AIDS. Un premio meritatissimo. Peccato che poi il francese si sia fatto paladino di ricerche molto controverse come quelle sulla «memoria dell’acqua», nel tentativo di farne la base scientifica dell’omeopatia. E come quelle, appunto, sul rapporto tra autismo e vaccini: rapporto più volte smentito dalla comunità scientifica internazionale.

Ma c’è anche l’immunologo israeliano Yehuda Schoenfeld che da alcuni anni va sostenendo l’esistenza di una nuova malattia, la Sindrome Infiammatoria Autoimmune Indotta da Adiuvanti (ASIA), che sarebbe provocata da una serie di sostanze chimiche presenti, tra l’altro, nei vaccini. La proposta di Yehuda Schoenfeld è stata analizzata da un gruppo di ricercatori guidati da Dave Hawkes e da un gruppo di suoi colleghi del Department of Pharmacology and Therapeutics, della University of Melbourne, che nel 2015 in un articolo su «PubMed», la US National Library of Medicine degli NIH degli Stati Uniti dal titolo «Revisiting adverse reactions to vaccines: A critical appraisal of Autoimmune Syndrome Induced by Adjuvants (ASIA)» in cui affermano: «At present, there is no evidence to suggest that ASIA syndrome is a viable explanation for unusual autoimmune diseases». A tutt’oggi non c’è alcuna evidenza che suggerisca che la sindrome Asia sia una spiegazione praticabile delle malattie autoimmuni insolite. Insomma, la proposta di Yehuda Schoenfeld non ha alcuna evidenza scientifica.

Per tutto questo e altro ancora molti ricercatori italiani di biologia stanno protestando con Vincenzo D’Anna, già senatore di Ala, che è stato di recente eletto presidente dell’Ordine dei Biologi. Durante il suo mandato parlamentare, D’Anna ha espresso più volte la sua posizione no vax e con tanta veemenza da essere espulso dall’aula del Senato durante il voto di approvazione per la legge sull’obbligo vaccinale.

Ci sarebbe da chiedersi come mai l’Ordine dei Biologi abbia eletto a grandissima maggioranza a proprio presidente un paladino del movimento no vax. Ma fermiamoci all’oggi. Ora che D’Anna è presidente dell’Ordine, molti biologi lo accusano, in buona sostanza, di tradimento della scienza. Il nuovo presidente avrebbe trasformato un’occasione istituzionale importante, i 50 anni dell’Ordine, in un convegno, appunto, no vax.

D’Anna protesta. Le notizie «in merito al fatto che il convegno internazionale indetto dall’Ordine dei Biologi per il prossimo 2 marzo, sia finalizzato a sostenere tesi contrarie ai vaccini ed alla legge che ne fa obbligo alle famiglie italiane, sono destituite di ogni fondamento». E continua: «La presenza, tra gli altri, del premio Nobel Luc Montagnier, quella di eminenti scienziati italiani e stranieri ed i relativi argomenti che questi tratteranno, come quelli sulla neurotossicità dei metalli e sugli inquinanti ambientali della Terra dei fuochi, confutano palesemente personali e malevole interpretazioni che lasciano il tempo che trovano […] L’unico a trattare tematiche inerenti la tossicità dei vaccini sarà il professor Giulio Tarro che, per storia personale e scientifica, non può che essere annoverato tra gli estimatori della pratica vaccinale».

La difesa di D’Anna non convince la gran parte della comunità scientifica. È indubbio, sostengono, che il convegno raduni, come sostiene Pier Luigi Lopalco: «il gotha dell’antivaccinismo nazionale ed estero». Che questo sia inaccettabile per un Ordine che, invece, dovrebbe difendere il rigore scientifico.

Ma le reazioni non si fermano alla polemica. Si annunciano già azioni concrete. Ma lasciamo la parola a Gerolamo Lanfranchi, Direttore del Dipartimento di Biologia Università degli Studi di Padova, che ha scritto una lettera aperta a D’Anna, in cui lo invita a riformulare l’agenda del convegno di compleanno dell’Ordine dei Biologi, pena quella che potremmo definire una crisi istituzionale: l’indisponibilità dei biologi padovani a contribuire allo svolgimento degli esami di Stato per i biologi.

 

Onorevole Senatore D’Anna,

leggo dalla stampa che Lei ha organizzato il prossimo 2 marzo in Roma, in occasione del cinquantenario dalla fondazione dell’Ordine dei Biologi, il convegno internazionale «New Frontiers in Biology». Tra i relatori, come leggo nel programma fornito dal sito web dedicato, sono invitati alcuni ricercatori che hanno pubblicato o propagandato risultati scientifici mai suffragati ed anzi più volte smentiti dalla comunità scientifica, che vorrebbero dimostrare la pericolosità dei processi di vaccinazione.

Io penso che tale iniziativa, sostenuta da un Ente che dovrebbe avere come primo riferimento il metodo scientifico e che rilascia un titolo riconosciuto dallo Stato agli studenti che noi docenti universitari in tale metodo formiamo, sia assolutamente censurabile e deleteria per la corretta informazione e formazione dell’opinione pubblica e della comunità dei biologi.

Le chiedo con forza e con convinzione di annullare tale iniziativa, che non potrà in ogni caso essere emendata con un tardivo invito a ricercatori che abbiano invece opinioni e dati scientifici corretti sull’efficacia e indispensabilità dei vaccini.

Il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, che ha i titoli per formulare questa richiesta, essendo stato valutato dall’Agenzia per la Valutazione dell’Università e della Ricerca nei due cicli della VQR quale miglior Dipartimento di Biologia per la qualità della sua ricerca, si associa solidale a questa protesta e richiesta.

Mi lasci concludere, senatore d’Anna, che la mancanza di un annullamento di tale iniziativa non potrà che compromettere gravemente la disponibilità di noi biologi padovani al contributo che da anni forniamo allo svolgimento degli esami di Stato per i biologi in sede locale.

Con cordiali saluti,

Gerolamo Lanfranchi, Professore ordinario di Genetica, Direttore del Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Padova

 

Questa la risposta del senatore dottor Vincenzo D’Anna, Presidente dell’Ordine nazionale dei Biologi alla lettera del professor Lanfranchi, direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova

 

Esimio professor Gerolamo Lanfranchi,

ho ricevuto il suo «garbato» invito a riconsiderare l’organizzazione del convegno internazionale recante il titolo «Le nuove frontiere della Biologia» che si terrà in Roma il prossimo 2 marzo. Credo che il suo invito addirittura ad annullare l’evento, scaturisca dal generale fraintendimento che in queste ore si è ingenerato a causa della cattiva e malevola interpretazione della finalità stessa della manifestazione organizzata per il cinquantenario della fondazione dell’Ordine dei Biologi.

La presenza al convegno del premio Nobel Luc Montagnier, quella del professor Yehuda Shoenfeld e della dottoressa Maria Antonietta Gatti, noti per essersi interessati, nei loro studi, alle nanoparticelle ed alle nanopatologie che eventualmente ne possono derivare, ha dato luogo infatti al falso paradigma che il convegno dovesse vertere sulla presenza di nanoparticelle nei vaccini o, peggio ancora, in contrasto con la pratica vaccinale nonché in polemica con la recente legge varata sulla obbligatorietà dei vaccini in Italia.

Nulla di tutto questo.

Ribadisco anche a lei quanto ho già detto ai nostri colleghi biologi e più volte ribadito attraverso comunicati stampa, precisazioni e interventi alla radio (l’ultimo, lo scorso 6 febbraio, sulle frequenze di Rai Radio 1): rifiuto seccamente l’etichetta di «no vax».

Lei, gentile professore, che pure dirige l’autorevole dipartimento di Biologia dell’università di Padova e che nella lettera a me indirizzata, tira in ballo la «corretta informazione e formazione dell’opinione pubblica e della comunità dei biologi» dovrebbe ben sapere che la peggiore forma di apprendimento è quella che scaturisce dal «sentito dire». Le sarebbe bastato acquisire, semplicemente, alla fonte, notizie sulla reale natura e consistenza scientifica del convegno per rendersi conto in quale equivoco era andato a cacciarsi. Avrebbe così appreso che all’evento del 2 marzo parteciperanno, tra gli altri, anche il professor Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di Sanità, il professor Giulio Tarro che per esperienza professionale e scientifica può essere considerato un antesignano della pratica vaccinale; nonché il professor Morando Soffritti, presidente dell’Istituto Ramazzini di Bologna e la dottoressa Sonia Manzo, ecotossicologo, primo ricercatore al Centro Ricerche Enea di Portici (che si intratterranno sull’ecotossicologia delle nanoparticelle, soprattutto nella zona tristemente nota come «Terra dei fuochi»). O sono anche costoro, come scrive lei, «ricercatori che hanno pubblicato o propagandato risultati scientifici mai suffragati ed anzi più volte smentiti dalla comunità scientifica»? Suvvia, professore: non si pieghi anche lei al cieco conformismo ed alla tattica sperimentata che una menzogna ripetuta più volte alla fine si trasforma in verità!

Con la serenità di chi è nel vero e nel giusto, le chiedo di riconsiderare la sua posizione anche onorandoci, se vuole, della sua personale partecipazione al convegno ben certo che chi si interessa di scienza deve essere scevro da stereotipi e pregiudizi che ne possano frenare la libertà di approcciare anche i nuovi campi della conoscenza.

Come presidente dell’Ordine ho il dovere di comunicarle che il clima plumbeo da «santo Offizio» nel quale qualcuno intenderebbe sprofondarmi, con me non funziona. Si rassegni: non farò la fine di Galileo Galilei. Non mi inginocchierò, cioè, davanti ai «generali inquisitori», né maledirò «errori ed eresie», come dovette fare, costretto, il celebre scienziato pisano. Ho l’obbligo di non venir meno all’impegno che mi sono assunto di portare tutti i Biologi italiani su di un terreno di vera libertà scientifica e di prestigio professionale e di essere, con loro, indomito alla mediocrità. A lei dunque scegliere da che parte stare. Io tra la libertà e l’abiura, scelgo la prima.

Sen. Dr. Vincenzo D’Anna, Presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi