Il il 41 per cento del legname prelevato dallo stato brasiliano del Mato Grosso viene da aree non autorizzate. In Myammar durante i primi nove mesi dell’anno fiscale 2017-18 le autorità hanno confiscato circa 36.000 tonnellate di legname, incluse oltre 7.000 tonnellate di teak e 29.000 tonnellate di altri legni duri. E ci sono anche morti… Qualche iniziativa per il Kenya
Dal Mato Grosso al Myammar alla Cambogia si tagliano foreste illegalmente per esportare nei paesi occidentali tale pregiato prodotto. Un danno secco all’ambiente locale e globale che continua nonostante le evidenze dei cambiamenti climatici. Il che avviene anche senza nessun rispetto per la vita umana, infatti un attivista ambientalista, una guardia forestale e un ufficiale della polizia militare sono stati uccisi da 3 soldati nel nord-est della Cambogia, un’area particolarmente colpita dal disboscamento illegale.
Il 41 per cento del legname prelevato dallo stato brasiliano del Mato Grosso viene da aree non autorizzate. È la conclusione di uno rapporto pubblicato dall’Instituto Centro de Vida (ICV), che ha mappato il prelievo del legname sulla base di immagini satellitari raccolte tra agosto 2013 e il luglio 2016 per poi confrontarle con le autorizzazioni. Il rapporto mostra che 195.600 ettari di foresta amazzonica sono stati abbattuti illegalmente nel periodo indicato. L’area totale è equivalente alla superficie delle città di São Paulo e Belo Horizonte.
La maggior parte del taglio illegale (66%) si è verificato in proprietà rurali private, in cui il governo statale è il principale responsabile dell’ispezione. Seguono aree in categorie non agricole (24%) e aree protette (9%). Lo studio mostra anche che la ragione principale della deforestazione illegale la mancata capacità (o volontà) da parte del Dipartimento Ambientale del Mato Grosso (Sema) nel gestire le informazioni, rendendo più facile l’utilizzo di documenti autentici per spacciare il commercio di i legname illegale.
Vinícius Salgueiro, coautore dello studio, afferma che questi risultati sono stati presentati alle autorità forestali del Mato Grosso sin dal 2011, con diversi rapporti, ma ben pochi progressi hanno fatto seguito alle denunce.
Anche l’economia forestale di Myammar è ancora fortemente segnata dall’illegalità. Durante i primi nove mesi dell’anno fiscale 2017-18 le autorità hanno confiscato circa 36.000 tonnellate di legname, incluse oltre 7.000 tonnellate di teak e 29.000 tonnellate di altri legni duri. Si tratta di una quantità enorme di legname, considerando che per l’anno in corso il Myanmar National Timber Enterprise (MTE) prevede di raccogliere 15.000 tonnellate di teak.
Un attivista ambientalista, una guardia forestale e un ufficiale della polizia militare sono stati uccisi da 3 soldati nel nord-est della Cambogia, un’area particolarmente colpita dal disboscamento illegale. Lo hanno riferito le autorità cambogiane, aggiungendo che i tre sono stati vittima di una rappresaglia per aver confiscato delle attrezzature da taglialegna di contrabbando. I tre erano in pattugliamento di routine nell’area protetta.
L’incidente è avvenuto nell’area forestale protetta di Keo Seima, nella provincia di Mondulkiri. L’attivista era un cambogiano che lavorava per l’organizzazione Wildlife Conservation Society, attiva nel tentativo di documentare e contrastare il fiorente commercio illegale che avviene in particolare al confine con il Vietnam, con la collaborazione di militari corrotti. L’area di Keo Seima è ricca di legname pregiato e fa da habitat per centinaia di specie animali. Negli ultimi anni altri ambientalisti cambogiani sono stati presi di mira e un giro di vite annunciato nel 2016 dal presidente Hun Sen non si è mai concretizzato.
Il governo keniano ha inviato i corpi speciali contro disarmati indigeni Sengwer nella foresta di Embobut: «Chiunque venga trovato nella foresta sarà considerato un criminale e verrà trattato di conseguenza», ha dichiarato il governo. Il 29 dicembre 2017, più di 100 guardie del Kenya Forest Service sono entrate nelle terre della Comunità Sengwer, sparando con le armi da fuoco, bruciando 15 capanne e uccidendo il bestiame. Durante l’incursione, una guardia del Kenya Forest Service ha colpito a morte Robert Kirotich, un indigeno Sengwer di 41 anni, mentre un altro uomo è stato ferito. Secondo il Forest Peoples Programme, un gruppo di 40 guardie ha attaccato Kirotich mentre stava allevando bestiame nella foresta di Embobut.
Tre esperti indipendenti nominati dalle Nazioni Unite hanno espresso forte preoccupazione per i recenti sfratti del Sengwer indigeno dalle loro case nella foresta di Embobut, nelle colline di Cherengany, in Kenya. John H. Knox, relatore speciale per i diritti umani e l’ambiente, Michel Forst, relatore speciale sui diritti umani, e Victoria Tauli-Corpuz, relatrice speciale sui diritti delle popolazioni indigene hanno affermato che gli sfratti e gli attacchi sono «il risultato dell’attuazione del progetto di protezione e adattamento ai cambiamenti climatici, un progetto di gestione delle risorse idriche finanziato dall’Ue».
«Siamo preoccupati che il progetto venga portato avanti senza una valutazione sull’impatto sui diritti umani – hanno detto gli esperti -. Non sono state tenute consultazioni con i Sengwer per chiedere il loro consenso secondo la corretta procedura (consenso libero, previo e informato)».
Lo scorso il 17 gennaio, l’Unione europea ha sospeso il finanziamento del programma da 31 milioni di euro, fino a quando non verrà incorporato un approccio basato sui diritti. L’ambasciatore dell’Unione europea, Stefano A. Dejak, ha dichiarato: «i fatti di ieri si sono svolti dopo che avevamo formalmente avvertito il governo del Kenya che l’uso della forza da parte delle guardie del Kenya Forest Service nella Foresta di Embobut o altrove contro persone del luogo innocenti avrebbe portato L’Ue alla sospensione del sostegno finanziario».