Agricoltura, la madre di tutti i lavori

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Un numero particolarmente ricco, affronta temi profondi di politica economica, le contraddizioni e i bisogni dell’alimentazione, come si muove la ricerca: dal miglio perlato alla carota biofortificata all’orto mobile proposto con boxXland. E ancora al controllo e agli aiuti che ci vengono dallo spazio e dalle contraddizioni di un certo radicalismo esasperato per la tipicità

L’agricoltura è la madre di tutte le industrie e le attività umane. Sono molti i giovani che riscoprono questo settore che è, al di là delle promesse e delle dichiarazioni, sempre più abbandonato dai governi.

È in questo settore che si confrontano le tensioni e le forze economiche. È da questo settore che partono benefici e danni per la salute e per l’ambiente.

«Villaggio Globale» che quest’anno compie 21 anni, ha voluto iniziare con questo argomento i suoi numeri del 2018 dedicati al «Produrre», quasi un imperativo per la nostra società, quasi un comandamento indispensabile per la vita, quasi lo scopo finale.

È da qui che discendono tutti i problemi e le contraddizioni, è da qui che cominciano i guai.

Particolarmente ricco, questo numero 81, vuole offrire una serie di sollecitazioni per tenere aperta l’attenzione e spingere all’approfondimento, perché da un confronto scientificamente corretto possono scaturire orientamenti utili per noi e per chi verrà dopo.

È questo un numero particolarmente ricco, affronta temi profondi di politica economica, le contraddizioni e i bisogni dell’alimentazione, come si muove la ricerca: dal miglio perlato alla carota biofortificata all’orto mobile proposto con boxXland. E ancora al controllo e agli aiuti che ci vengono dallo spazio e dalle contraddizioni di un certo radicalismo esasperato per la tipicità.

Qui di seguito pubblichiamo l’Editoriale del Direttore, Ignazio Lippolis.

 

Agricoltura intensiva, monocoltura, Ogm… oppure permacoltura, piccoli orti, recupero delle specie antiche…

Due modi di coltivare, due visioni della vita e dell’ambiente che si confrontano. Uno pensa alla produzione, alla vendita, l’altro alla qualità della vita.

È questo il confronto e il dualismo che abbiamo di fronte e sul quale si giocherà la partita finale.

La produzione è l’ultimo comandamento assillante che governa tutte le scelte dell’uomo moderno.

Ma la rete che viene contrapposta, di informazione e disinformazione, è così fitta che il cittadino alla fine rinuncia e si lascia condurre per mano attraverso gli slogan che allontanano dalla realtà e conducono al supermercato.

L’unico modo per resistere e salvarsi è la conoscenza. Prendete ad esempio una qualsiasi spezia orientale dalle capacità «miracolose» e che va tanto di moda. E provate a vedere quale altro alimento locale ha le stesse proprietà. Vi si aprirà un panorama sconosciuto di piante che sono sotto casa o dal fruttivendolo da sempre.

Andate a vedere chi ha consigliato quel tale prodotto e scoprirete che lo studio è di una università straniera. Provate a vedere come viene venduto nel paese di origine e come viene venduto da noi dopo aver fatto migliaia di chilometri per raggiungerci e scoprirete tutta una trama commerciale alle spalle.

Non che quel prodotto non sia buono, ma perché prenderlo se nel vaso di casa cresce una pianta che ci dà le stesse sostanze a costi inferiori?

La conoscenza, è questo il discrimine che può salvarci da cadere vittime e prede del commercio a tutti i costi.

A volte, oltre il fronte del prodotto portentoso che approfitta di antichi ricordi storici delle spezie provenienti dall’Oriente, c’è la paura, anche questa antica, delle carestie. Così la costatazione di interi popoli che muoiono di fame perché sono venute meno le condizioni climatiche per una corretta coltivazione, sono pretestuosamente prese in considerazione per gettare l’allarme sulla carenza di alimenti che sarebbe dietro l’angolo… E allora via con altri business: dagli Ogm agli insetti.

Ma nessuno dice quanto cibo buttiamo nella spazzatura, nessuno dice delle carenze strutturali per portare l’acqua nelle case e quindi le perdite di questo prezioso liquido, nessuno dice del modo approssimativo di irrigare e degli errori colturali, oppure dello spreco di acqua piovana in tutte le nostre città o dell’acqua usata dalle industrie per raffreddare gli impianti e poi rilasciata nell’ambiente… Nessuno dice e nessuno agisce.

Allora il primo gradino è la conoscenza e la conoscenza porta a capire i meccanismi malati della nostra società che vanno corretti. E, come si dice, se conosci eviti…