A sette anni dalla catastrofe nucleare in alcune aree la contaminazione è ancora altissima ma il governo continua a spingere gli abitanti a rioccuparle. Nel novembre scorso, l’«Universal Periodic Review» dell’Alto commissariato rifugiati dell’Onu ha emesso quattro raccomandazioni sui problemi di Fukushima. Austria, Portogallo, Messico e Germania hanno chiesto al Giappone di rispettare i diritti umani degli sfollati
Greenpeace Giappone ha diffuso oggi un’analisi relativa alla situazione delle aree contaminate dalla catastrofe nucleare dell’11 marzo 2011. Una situazione ancora molto grave, con alcune aree che presentano valori di contaminazione radioattiva fino a 100 volte superiore alle norme.
Questi i principali risultati del rapporto:
– Anche dopo la decontaminazione, in quattro delle sei case di Iitate, i livelli medi di radiazione sono tre volte più alti rispetto all’obiettivo governativo a lungo termine. Alcune aree hanno mostrato un aumento rispetto all’anno precedente, che potrebbe derivare dalla ricontaminazione.
– In una casa di Tsushima, nella zona di esclusione Namie, si stima una dose di 7 mSv all’anno, mentre il limite internazionale per l’esposizione pubblica in una situazione non accidentale è 1 mSv/anno. Tutto questo nonostante si tratti di un’area usata come banco di prova per la decontaminazione nel 2011-12. Un dato che evidentemente rivela l’inefficacia del lavoro di decontaminazione.
– In una scuola nella città di Namie, dove l’ordine di evacuazione è stato revocato, la decontaminazione non è riuscita a ridurre significativamente i rischi di radiazioni, con livelli in una foresta vicina con un tasso medio di dose di oltre 10 mSv all’anno. Situazione particolarmente grave, dato che i bambini sono particolarmente esposti al rischio di esposizione alle radiazioni.
– In una zona di Obori, il massivo livello di radiazioni misurato a 1m darebbe l’equivalente di 101 mSv all’anno, ovvero cento volte il limite massimo annuale raccomandato, supponendo che una persona resti lì per un anno intero. Questo elevato livello di esposizione radioattiva è chiaramente una minaccia, anzitutto per le migliaia di lavoratori impegnati nella decontaminazione, che dovranno trascorrere molte ore in quella zona.
Nel novembre scorso, l’«Universal Periodic Review» (UPR) dell’Unhrc (Alto Commissariato Rifugiati dell’Onu) sul Giappone ha emesso quattro raccomandazioni sui problemi di Fukushima. I governi degli Stati membri (Austria, Portogallo, Messico e Germania) hanno chiesto al Giappone di rispettare i diritti umani degli sfollati di Fukushima e adottare misure forti per ridurre i rischi di radiazioni per i cittadini, in particolare donne e bambini, e per sostenere pienamente gli sfollati. La Germania ha invitato il Giappone a tornare alle radiazioni massime ammissibili di 1 mSv all’anno, mentre l’attuale politica governativa giapponese è di consentire esposizioni fino a 20 mSv all’anno. Se questa raccomandazione dovesse essere adottata, il governo nipponico non potrebbe far rientrare la popolazione nelle aree contaminate.
«Il governo giapponese deve smettere di costringere le persone a tornare a casa e deve proteggere i diritti dei propri cittadini – dichiara Kazue Suzuki, della campagna Energia di Greenpeace Giappone -. È essenziale che il governo accetti pienamente e applichi immediatamente le raccomandazioni delle Nazioni Unite. I risultati delle nostre indagini sulla contaminazione da radiazioni forniscono la prova che esiste un rischio significativo per la salute e la sicurezza di un eventuale ritorno degli evacuati», conclude.