Rischio amianto in Italia: da minerale pregiato a minaccia per la salute e per l’ambiente

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Altro elemento di grande pericolosità è dato dall’uso massivo di minerali di amianto largamente utilizzati dagli anni 30 sino agli anni 90 del secolo scorso in Italia per la realizzazione di manufatti che furono messi definitivamente al bando in Italia (Legge 257/92) quando fu dimostrata la correlazione tra alcune malattie tumorali e l’amianto… Il convegno organizzato a Bari

Si svolgerà il 12 marzo presso la Camera di Commercio di Bari il convegno «Rischio amianto in Italia: da minerale pregiato a minaccia per la salute e per l’ambiente», convegno organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), l’Ordine regionale dei geologi (Org) della Puglia, l’Ordine dei chimici della Provincia di Bari e l’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia di Bari.

Un evento che nasce nell’ambito delle attività di promozione della tutela dell’ambiente e della salute trattando argomenti che si basano sul recente volume pubblicato dalla Sigea che affronta in una chiave integrata e attuale i vari aspetti tecnici e normativi associati all’uso dei materiali contenenti amianto in Italia e i relativi rischi.

Perché come ci insegna Antonio Paglionico, già professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Geo-ambientali dell’Università di Bari e geologo, esistono rapporti tra i minerali di amianto «nocivi» e la vita degli esseri viventi, fauna ed esseri umani. A molti è noto che alcuni minerali di amianto, per esempio la crocidolite, l’amosite, il crisotilo, sono presenti in contesti naturali, nelle cosiddette «unità ofiolitifere», e sono stati utilizzati per creare Manufatti contenenti amianto (Mca). Questi hanno costituito negli anni sorgenti puntuali o diffuse di malattie tumorali che hanno colpito gli esseri viventi.

Le sorgenti naturali cioè le rocce che contengono minerali di amianto presenti in aree in cui affiorano le «unità ofiolitifere» diffuse in alcuni paesi del mondo, Turchia, Albania, Grecia, Italia, Usa, Nuova Caledonia, ecc., hanno impegnato studi di dettaglio e alcune di queste aree, in particolare la Turchia, sono state investigate con risultati riportati nella pubblicazione «Respiratory Medicine, Vol. 107, giugno 2013, Elsevier Ed».

Uno studio, quello condotto in Turchia, dove è stata effettuata una indagine epidemiologica sulle popolazioni residenti in aree prossime alle «unità ofiolitifere» affioranti nella provincia di Sivas (Turchia).

2.970 esseri umani volontari residenti nell’area e in un raggio di 10 Km dalle zone di affioramento delle «unità ofiolitifere» sono stati sottoposti a studi epidemiologici i cui risultati ottenuti hanno dimostrato che circa il 10% dei volontari partecipanti alla sperimentazione era interessato da malattie asbesto-correlate.

Ora, prosegue Antonio Paglionico, dal punto di vista geologico e litologico le «unità ofiolitifere» sono pacchetti di rocce generatesi in «crosta oceanica» portate in posizioni superficiali della «crosta continentale» in seguito a processi geologici dovuti a scontri tra placche continentali per effetto di processi di subduzione e/o obduzione. Tale meccanismo può «riesumare» porzioni di «crosta oceanica ofiolitifere» più profonde portandole in superficie. Gli esseri viventi possono quindi venire a contatto con queste rocce che sottoposte agli agenti atmosferici ma anche a interventi umani di frantumazione meccanica possono trasformarsi in terreni agricoli.

La frantumazione di queste rocce libera in atmosfera, o in acqua, milioni di fibre di amianto, 1 cmc di minerale può liberare diversi milioni di microscopiche fibrille, che respirate o inserite nella catena alimentare entrano nell’organismo degli esseri viventi generando malattie spesso mortali. In Italia, nelle Alpi, per esempio in Piemonte località Balangero, nell’Appennino settentrionale e in Calabria, sono presenti aree dove affiorano in superficie «unità ofiolitifere». Per quanto riguarda l’Arco calabro-peloritano un lavoro di ricognizione fu presentato al Convegno Nazionale del 26/27 aprile 2007 organizzato presso l’Università La Sapienza di Roma.

Altro elemento di grande pericolosità è dato dall’uso massivo di minerali di amianto largamente utilizzati dagli anni 30 sino agli anni 90 del secolo scorso in Italia per la realizzazione di manufatti che furono messi definitivamente al bando in Italia (Legge 257/92) quando fu dimostrata la correlazione tra alcune malattie tumorali e l’amianto. Manufatti tutti largamente usati nei vari settori, l’industria, l’edilizia, i trasporti, che diventarono rifiuti e attualmente sono classificati come pericolosi nella normativa italiana. Circa 40 milioni di ton di rifiuti in Italia, stima in difetto (Ispra, 2017) a cui trovare una soluzione, smaltimento in discariche dedicate, trasformazione da «rifiuto» in risorsa, ecc., argomento che, nella sua globalità, sarà oggetto di discussione durante l’evento in programma a Bari.