Quando Lecce era ricca di acquiferi

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    Lecce pozzo del seminario
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    «Con questo incontro a tema idrogeologico – afferma il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia, Salvatore Valletta – ci poniamo l’obiettivo di condividere con la società civile il delicato argomento della gestione delle acque divulgando i risultati delle ultime ricerche e studi sugli acquiferi leccesi. La evidenza dei fenomeni di desertificazione in atto pone in essere la necessità, ormai impellente, di salvaguardare le risorse naturali ed ambientali attraverso un adeguato livello di conoscenza che permetta di predisporre interventi geosostenibili e di programmare e razionalizzare una oculata gestione delle risorse idriche»


    Un tempo il territorio leccese era particolarmente ricco in acquiferi posti a deboli profondità rispetto al piano campagna. Oggi questi acquiferi, le cui testimonianze sono visibili per la presenza di numerosi pozzi di cui permangono splendidi elementi architettonici, sono in gran parte praticamente privi di acqua e questo a causa di un utilizzo improprio della risorsa attraverso pozzi, spesso abusivi e in parte sanati, realizzati senza i controlli sulla corretta esecuzione delle perforazioni o sulle capacità degli acquiferi…

    Anche di questo si parlerà venerdì 23 marzo presso la Sala Conferenze, ex Convento dei Teatini a Lecce in occasione del secondo incontro «Le vie dell’acqua a Lecce» organizzato nell’ambito del ciclo di incontri sul patrimonio geologico «Lecce geologica»  evento realizzato dall’Ordine dei geologi della Puglia e con il patrocinio di Città di Lecce, del Parco naturale regionale «Bosco e paludi di Rauccio», dell’Ordini degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori e dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Lecce  e del Wwf Salento.

    «Con questo incontro a tema idrogeologico – afferma il Presidente dell’Ordine dei Geologi della Puglia, Salvatore Valletta – ci poniamo l’obiettivo di condividere con la società civile il delicato argomento della gestione delle acque divulgando i risultati delle ultime ricerche e studi sugli acquiferi leccesi. La evidenza dei fenomeni di desertificazione in atto pone in essere la necessità, ormai impellente, di salvaguardare le risorse naturali ed ambientali attraverso un adeguato livello di conoscenza che permetta di predisporre interventi geosostenibili e di programmare e razionalizzare una oculata gestione delle risorse idriche. Le acque sotterranee, argomento in cui i geologi sono i tecnici che possono fornire un importante contributo professionale per la corretta gestione della risorsa – continua Valletta – rappresentano la principale fonte di approvvigionamento idrico a scopi civili e, in assenza di una vera e propria idrografia superficiale, costituiscono l’unica risorsa idrica rinnovabile disponibile nella nostra regione ed in particolar modo nel Salento leccese».

    Ed è proprio l’importanza delle risorse idriche per i leccesi, e questo anche in tempi storici, che rappresenterà l’argomento del videoracconto di Alessandro Romano, Regista e Scrittore, e della relazione di Mario Cazzato, Architetto e profondo conoscitore, tra l’altro, delle «storie di acqua» leccesi.

    «Occorre favorire e diffondere ai vari livelli la cultura idrogeologica, facendo comprendere a tutti, ad esempio, che i rilasci di inquinanti sul suolo e sottosuolo avvelenano la stessa acqua che viene utilizzata per irrigare le colture che poi portiamo sulle nostre tavole ed allo stesso tempo valorizzando le risorse come quelle che, nel territorio leccese, sono rappresentate dal Fiume Giammatteo ed Idume e dalle stesse falde sotterranee», questo quanto afferma Stefano Margiotta, Geologo ed esperto in modellistica idrostratigrafica.

    Perché, dichiara Sergio Negri, Professore di idrogeofisica dell’Università del Salento: «è necessario porre in essere una politica virtuosa nella gestione delle acque sotterranee che non può non prescindere da una pianificazione basata su studi di dettaglio del sottosuolo che ad oggi sono ancora mancanti a livello regionale oltre che prevedere il riuso delle acque sia per gli scopi civili, sia agricoli ed industriali al fine di sprecarne quanta meno possibile».

    La giornata seminariale del 23 marzo si concluderà con l’intervento dell’ingegnere Marco Milanese che evidenzierà le potenzialità di sfruttamento degli acquiferi leccesi a scopo geotermico per il raffreddamento ed il riscaldamento degli edifici portando alcuni esempi di interventi realizzati con Arturo de Risi, Professore dell’Università del Salento ed Ingegnere.

    «Le vie dell’acqua a Lecce» proseguirà sabato 24 marzo con una escursione dall’edificio idrovoro di Frigole al Bacino dell’Idume passando per il Fiume Giammateo e l’Acquatina, una idrogeologica escursione in cui i partecipanti potranno osservare la realizzazione di alcuni sondaggi termosalinometrici che consentiranno di chiarire la natura delle acque del Fiume Giammatteo e dell’Idume.

    (Fonte Ordine geologi Puglia)