Plastica in mare, i danni nelle aree protette

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Ispra capofila del progetto Plastic Busters Mpas, oggi a Siena prima riunione dei partner europei. Il 18% degli esemplari di pescespada presenta tracce di rifiuti plastici nel tratto gastrointestinale


Negli ultimi vent’anni la presenza della plastica nel mare è stata identificata come una delle minacce ambientali più serie a livello globale. Il Mediterraneo è uno dei mari più colpiti al mondo dalla presenza di rifiuti plastici.

Se diversi studi hanno già messo in luce gli effetti della presenza di plastica in mare, l’impatto sulle Aree Marine protette ad oggi non è ancora noto. Il progetto «Plastic Busters», partito lo scorso febbraio, andrà a monitorare gli effetti delle macro e microplastiche su queste aree di particolare pregio naturalistico.

Da diversi anni Ispra conduce ricerche sul tema dei rifiuti in mare insieme ad altri enti. Un recente studio dell’Istituto realizzato nei Banchi del Canale di Sicilia ha dimostrato che il 98% dei rifiuti presenti nel Mediterraneo centrale è costituito da attrezzi da pesca abbandonati, che interagiscono e provocano danni alla fauna e agli habitat.

I rifiuti marini dispersi nell’acqua, in particolare le plastiche, tendono a decomporsi e a trasformarsi in microplastiche. Tracce di queste sono state trovate in ben 121 specie di pesci, alcuni di elevato valore commerciale. Un dato confermato da un altro studio condotto dall’Ispra sui grandi pelagici del Mediterraneo (pescespada): la ricerca ha dimostrato che il 18% degli esemplari presenta tracce di rifiuti plastici nel tratto gastrointestinale, a dimostrazione del fatto che le microplastiche entrano nella catena alimentare marina e potenzialmente essere trasferiti all’uomo quale consumatore finale di specie ittiche di valore commerciale.

A Siena si tiene oggi l’incontro di lancio di «Plastic Busters MPAs» insieme ai partner appartenenti a paesi UE e candidati all’adesione (Grecia, Spagna, Francia, Croazia e Albania). Finanziato dalla Comunità europea Cooperazione Interreg Med, il progetto nasce nel quadro dell’ampio «Plastic Busters» dell’Università di Siena, che ha ricevuto il riconoscimento delle Nazioni Unite (UN-SDSN, Sustainable Development Solutions Network) come strategia di sviluppo dell’area Mediterranea.

«Plastic Busters MPAs» partirà da alcune aree protette pilota, come il Santuario dei Cetacei, per un primo censimento di tutte le macro e microplastiche presenti nell’area, per poi analizzare gli impatti sull’ambiente marino e sulla salute della fauna.

Obiettivo del progetto è anche definire un piano di governance congiunta delle Aree marine protette coinvolte: i piani predisposti verranno presentati ai decisori politici (tra questi il ministero dell’Ambiente, partner associato del progetto), che recepiranno i risultati al fine di implementare gli obiettivi generali della Strategia Marinae definire una governance che possa essere estesa a tutto il Mediterraneo.