Allarme per il plantigrado italiano dallo scrittore naturalista Roger Thompson, in un libro rivelatore di prossima diffusione negli Usa, dal titolo «No word for wilderness». Narra la disperata lotta per salvare il «Grizzly italiano», il più raro Orso del mondo. Che vive ancora, perseguitato e braccato, a due ore d’auto da Roma
Questa volta l’allarme giunge dall’America. Come mai l’animale più importante della fauna italiana, l’Orso bruno marsicano, continua ad essere massacrato? È mai possibile che chi lo uccide resti sempre impunito? Perché il Parco nazionale d’Abruzzo, un tempo vero «faro» della conservazione della Natura, ammirato e imitato in tutto il mondo, continua a sfornare pessime notizie?
Se lo chiede, sconcertato, lo scrittore naturalista Roger Thompson, in un libro rivelatore di prossima diffusione negli Usa, dal titolo «No word for wilderness». Narra la disperata lotta per salvare il «Grizzly italiano», il più raro Orso del mondo. Che vive ancora, perseguitato e braccato, a due ore d’auto da Roma.
Ma chi sta condannando a morte l’Orso marsicano? (*)
Il Comitato Parchi Italia, che da tempo diffonde una serie di segnalazioni e realizza eventi, puntualizza che secondo l’Associazione a uccidere uno degli ultimi superstiti, questa volta, «è stato proprio quel Parco che in passato lo aveva salvato in extremis, e che oggi avrebbe dovuto proteggerlo con ogni mezzo. Non vogliamo qui instaurare giudizi, né pronunciare condanne, ci limiteremo solo a far conoscere i fatti concreti (senza tacere che, nel periodo della precedente Direzione, molti orsi erano stati catturati, esaminati, curati, senza che si verificasse mai alcun decesso). E lo faremo con eventi, dibattiti e pubblicazioni, da Domenica 23 Aprile 2018, alle ore 15, alla Festa delle Oasi presso il Centro Habitat Mediterraneo della Lipu del Porto Nuovo di Roma (Lido di Ostia), sede del prossimo Incontro del Goll (Gruppo Orso, Lupo, Lince).
«Non si parlerà però solo di Orsi, perché verranno anche presentati i nuovi Libri sui Grandi Predatori di recente pubblicazione (Lupus in fabula e Misteriosa Lince) fornendo in anteprima una quantità di nuove informazioni sul Carnivoro più calunniato, e su quello meno conosciuto, della Fauna italiana».
(*) La responsabilità della situazione attuale va comunque ricercata tra coloro che, in tempi e modi diversi, per incompetenza o sete di potere, avidità di fondi o incapacità di analisi, hanno contribuito a determinarla. Facile indicarli: le autorità preposte, che si ritengono infallibili e governano l’azione; i baronati accademici, che risucchiano decine di milioni di euro di fondi europei; e le comunità che avidamente sfruttano l’attrattiva orso, ma coprono poi omertosamente gli assassini dei loro plantigradi; senza peraltro escludere quella parte dei media, che continua a prendere per oro colato le loro chiacchiere, ben guardandosi dall’andare a fondo e raccontare la verità.
Quando al principio del secolo dopo un’oscura ondata di accuse fu ribaltata la vecchia gestione dell’Ente, la nuova Direzione sosteneva che non fossero rimasti che 20 o 30 orsi. Come mai allora, dal 2002 ad oggi, hanno potuto esserne uccisi 60, o forse di più? Fino a quel momento i plantigradi erano sempre schivi, invisibili, incontrarli era un vero miracolo: nel territorio ben presidiato, il disturbo di fuoristrada, quad e motocross era bandito, e le riserve integrali venivano rigorosamente protette. Cosa ha indotto di colpo gli orsi a diventare «paesani», alla ricerca di pollastri, finendo poi assassinati uno dopo l’altro? Perché si inganna la pubblica opinione chiamandoli «confidenti» o «problematici», come fosse colpa loro? È difficile capire che a renderli «spoiled» (viziati, deviati), sono state proprio le malefiche «esche olfattive» a base di polli e pesce, collocate in punti comodi da raggiungere dai ricercatori invasivi?
Qualcuno, un giorno, dovrà dare risposta a tutti questi interrogativi. Rifuggendo, una volta per tutte, da finzioni, menzogne e manipolazioni. Solo allora forse, si potrà riprendere con speranza il faticoso cammino per il salvataggio dell’Orso marsicano.
(Fonte Comitato Parchi)