Air gun nello Ionio, le specie a rischio

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L’ennesima richiesta di prospezione con air gun presentata da Edison S.p.A., permesso di ricerca di Idrocarburi Liquidi e Gassosi «d 84F.R-EL», prevede il solito bombardamento a tappeto sui fondali dei nostri mari e questa volta al largo di Santa Maria di Leuca. Lo studio di Greenpeace

Sembra che la minaccia dei petrolieri ai mari italiani, mai venuta meno negli ultimi anni, si stia ora estendendo alle acque dello Ionio, al largo di Santa Maria di Leuca, su un’area che, secondo la Convenzione sulla Biodiversità, è classificata come «Ecologically or Biologically Significant Areas» (Ebsa), ovvero come particolarmente preziosa per l’ecosistema marino nel suo complesso.

Questa la denuncia di Greenpeace Italia che lancia il rapporto «Troppo rumor per nulla. Un altro assalto degli air gun al nostro mare, tra Adriatico e Ionio».

L’ennesima richiesta di prospezione con air gun presentata da Edison S.p.A., permesso di ricerca di Idrocarburi Liquidi e Gassosi «d 84F.R-EL», prevede il solito bombardamento a tappeto sui fondali dei nostri mari e questa volta al largo di Santa Maria di Leuca. Gli air gun generano esplosioni, con aria compressa, con onde d’urto che colpiscono il fondale. La riflessione di queste onde dipende dalla struttura del fondale e permette, tramite sistemi computerizzati, di realizzare una mappa della struttura del fondale.

Al solito, il proponente, nello Studio di impatto ambientale (Sia) presentato al ministro dell’Ambiente per l’ottenimento del nulla osta a procedere, considera trascurabili gli effetti di questa attività. Quello che risulterebbe ancor più paradossale è poi, assieme all’oltraggio che si vuol fare a questi fondali, l’idea che questa richiesta verrà valutata senza considerare se trivellare questi fondali avrà o meno qualche controindicazione e questo anche a seguito dei tanti discorsi sull’Accordo di Parigi sul clima e sulla necessità di virare dalle fonti fossili alle energie rinnovabili.

L’area sulla quale si è deciso di operare è localizzata nella zona centrale della parte meridionale del bacino Adriatico meridionale e nell’area settentrionale del Mar Ionio. È caratterizzata da scarpate ripide, alta salinità e profondità massime tra i 200 metri e i 1500 metri. Lo scambio di acque con il Mediterraneo avviene attraverso il Canale d’Otranto, con una soglia profonda 800 metri.

Quest’area contiene habitat importanti per lo zifio (Ziphius cavirostris), una specie inclusa nell’Allegato II del Protocollo per le aree specialmente protette e la biodiversità nel Mediterraneo (Spa/Bd Protocol) della Convenzione di Barcellona, e densità significative di altra megafauna come la mobula (Mobula mobular), la stenella (Stenella coeruleoalba), la foca monaca (Monachus monachus) e la tartaruga caretta (Caretta caretta), tutte incluse nell’Allegato II del Spa/Bd Protocol. Il benthos include poi comunità di coralli di profondità e aggregati di spugne di profondità, che rappresentano importanti serbatoi di biodiversità e contribuiscono al riciclaggio di materia organica nella catena trofica. Anche tonni, pesce spada e squali sono specie comuni in quest’area .

La scoperta dei banchi di coralli di acque fredde (o di profondità, o «coralli bianchi») al largo di Santa Maria di Leuca ha fatto di questo tratto di mare un’area di primissimo interesse biologico. Si tratta di comunità dominate da Madrepora oculata e Lophelia pertusa. Questi banchi di coralli di profondità sono un hot spot di biodiversità. Ci sono non meno di 222 specie a profondità tra 280 e 1121 metri. Spugne (36 specie), molluschi (35), cnidari (o celenterati: coralli, anemoni…: 31 specie), anellidi (24 specie, di cui una trovata qui per la prima volta nel Mediterraneo), crostacei (23), briozoi (19) e 40 specie di pesci.

Quello che Greenpeace mette in evidenza nel rapporto è che la richiesta di permesso presentata da Edison per sondare i fondali di questo tratto di mare è lacunosa ed omissiva nel valutare i possibili impatti dell’air gun sull’ambiente. Inoltre, ipotizzare attività di ricerca sismica con air gun senza voler poi, nel caso si trovasse qualcosa, procedere ad attività estrattive non ha senso ed Edison è quindi ovviamente interessata a cercare, trovare ed estrarre idrocarburi liquidi o gassosi in un’area delicata, che la Convenzione per la Biodiversità considera di primaria importanza.

Insomma a nulla sembrano servite le dichiarazioni del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che poco meno di due mesi fa, a seguito del rigetto da parte del Consiglio di Stato relativamente ai ricorsi presentati per impedire il proseguo delle trivellazioni in Adriatico e l’annesso utilizzo della tecnica air gun per la prospezione dei fondali, dichiarava: «Da oggi, e la Puglia lo ha sempre fatto, ricomincia la battaglia a tutela del mare Adriatico, del mare italiano. Per noi la partita non è chiusa affatto, non è finita. Questo Governo se ne è andato a casa, ha chiuso la sua storia, ma noi, dovendo continuare a difendere il mare della Puglia, siamo disponibili a fare fronte comune con chiunque voglia e con qualunque forza politica si impegni a modificare le norme e a vietare l’uso degli Air Gun. Saremo di nuovo in prima linea e mi sento di rappresentare l’ira di tutti i pugliesi».

Perché mentre le rinnovabili in Italia continuano a crescere ma per gli obiettivi 2030 occorre investire ancora di più, questo quanto illustrato dal quarto rapporto dell’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano, si continua ad investire tempo, soldi e salute nelle fonti fossili.

Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, i livelli di inquinamento dell’aria rimangono ancora pericolosamente alti; nel mondo 9 persone su 10 respirano aria inquinata, situazione questa che causa 8 milioni di morti all’anno.

Una situazione da analizzare quindi a 360° e che deve imporre scelte forti e cambiamenti decisivi e questo sia nella ricerca e produzione di fonti fossili sia nel loro successivo utilizzo e questo per la salute del nostro pianeta e dei suoi abitanti.