Le segnalazioni al Ministero, come raccontano le cronache, sui problemi di staticità allo stabile, risalgono almeno a 15 anni fa. Poco dopo la sua costruzione si sono registrati i primi problemi che hanno portato negli anni a diverse indagini con conseguenti procedimenti penali a carico dei costruttori
La vicenda dell’inagibilità del Palazzo di Giustizia di Bari e la sospensione di alcune attività e il trasferimento di altre, in attesa di nuove e vecchie sedi provvisorie, nelle tende allestite dalla Protezione Civile regionale ci induce a fare alcune riflessioni.
Bene hanno fatto ad allestire le tende della Protezione Civile regionale, anche se potrebbe rasentare il paradossale, per tre ordini di motivi. Questa del tribunale può essere paragonata a un’esercitazione e, com’è noto, tenersi in allenamento ed esercitarsi con simulazioni realistiche fa sempre bene. La situazione non avrebbe avuto il risalto mediatico nazionale con la compromissione, per ogni giorno di ritardo accumulato, della reputazione e immagine di rigore, efficacia ed efficiente del Ministero che deve intervenire per risolvere definitivamente la situazione.
Infine, con questa esperienza Magistrati e Avvocati, che frequentarono assiduamente il Tribunale di Bari, potranno vivere direttamente quello che vivono i cittadini vittime dei rischi geologici (terremoti, alluvioni, ecc.) costretti a vivere per lunghi periodi, con i disagi delle diverse stagioni (caldo, insetti, freddo, pioggia, neve), al di fuori delle proprie abitazioni e dei luoghi abituali di lavoro. Diciamo che è un’esperienza che fa crescere la coscienza di chi è costretto a viverla e può far maturare chi, per mestiere, compie importanti scelte con ricadute rilevanti sulla vita di altri.
Questa vicenda che parte da lontano mostra la difficoltà in una società moderna a valorizzare e raccogliere quelle informazioni di base necessarie per programmare e realizzare in termini compatibili la trasformazione del territorio nell’interesse delle attività antropiche. Informazioni su una componente naturale che se analizzate compiutamente possono portare a compiere scelte idonee in termini di progettazione ed esecuzione delle opere con la corretta valutazione dell’interazione opera-ambiente naturale: stiamo parlando della componente geologica.
Il caso dell’edificio destinato a Tribunale di Bari. Le segnalazioni al Ministero competente, come raccontano le cronache, sui problemi di staticità allo stabile acquistato dall’Inail e messo a disposizione per il Palazzo di Giustizia di Bari, risalgono almeno a 15 anni fa. Poco dopo la sua costruzione si sono registrati i primi problemi che hanno portato negli anni a diverse indagini con conseguenti procedimenti penali a carico dei costruttori.
In questi procedimenti si è badato molto alla «forma» e meno alla «sostanza»; quella «sostanza» che avrebbe dovuto evidenziare, per non ripetere gli stessi errori, la mancata vigilanza (non solo burocratica) durante le fasi autorizzative dell’opera e durante le fasi esecutive. A testimonianza di ciò basta ricordare che la condanna per abuso edilizio nel 2002 portò al sequestro con facoltà d’uso dell’immobile (revocato nel 2008).
Edificio che ha ospitato il Palazzo di Giustizia di Bari è stato realizzato su terreni diversi da quelli che si trovano di solito a Bari. Come si evince dalle carte geologiche ufficiali (Progetto Carg), consultabili sul sito dell’Ispra, questo è stato realizzato su terreni alluvionali che per loro caratteristiche hanno, sotto il peso di un edificio, resistenze scadenti e che richiedono particolari accorgimenti costruttivi per evitare deformazioni importanti.
L’esistenza di questi terreni era nota è riportata nelle carte geologiche già dall’inizio degli anni 60. Com’è noto il territorio della città di Bari è caratterizzato morfologicamente da solchi di origine fluviale, noti come «lame». Alcune di queste morfologie nelle aree periferiche della città hanno conservato la loro morfologia originaria, in altre aree queste depressioni allungate verso il mare sono state colmate o in maniera naturale o, nella maggior parte dei casi, per azione dell’uomo che ha sempre preferito muoversi e costruire su superfici pianeggianti e continue. La geomorfologia di quest’antica valle si riconosce bene anche sotto il livello del mare osservando le linee batimetriche del porto di Bari (vedi tavola).
La speranza è che chi è stato coinvolto direttamente e indirettamente dai disagi causati da questa vicenda, impensabile per un capoluogo di regione, possa aprire degli spiragli per la richiesta (o pretesa) di una preventiva analisi degli aspetti delle componenti geologiche, note, previste e prevedibili che possono rendere opere e attività coerenti e durature con le caratteristiche dei luoghi.
Antonello Fiore