La divulgazione scientifica non si improvvisa

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L’iniziativa Sigea: «La scienza e la tecnica raccontate». La comunicazione della scienza è una settore che si è strutturato nel tempo per rispondere ad esigenze specifiche costituendosi come un complesso di competenze e di tecniche consolidate, al centro di studi e ricerche

Si è svolta a Bari la prima giornata della Rassegna cultura «La scienza e la tecnica raccontate», evento organizzato dalla Società italiana di geologia ambientale (Sigea), con la cooperazione dell’Ordine dei geologi della Puglia e dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna e con il patrocinio della Città Metropolitana di Bari, Archeoclub d’Italia, Italia Nostra, Società geologica italiana.

Questo primo evento, denso di contenuti, ha avuto l’obiettivo di potenziare la comunicazione e la divulgazione dei temi scientifici e tecnici attraverso la presentazione di tre libri, scritti da studiosi, libri che trattano specifici temi afferenti alla cultura delle Scienze della Terra, presentazioni anticipate da seminari scientifici che hanno trattato in termini semplici e generali il tema affrontato dal libro, ossia, in ordine, urbanistica, a cura di Carla Tedesco, rischio sismico, di Vincenzo del Gaudio, e vita ed estinzione dei dinosauri, di Luisa Sabato.

L’evento è stato moderato dal giornalista Rai, Gaetano Prisciantelli, il quale ha voluto sottolineare come troppo spesso gli scienziati si improvvisino comunicatori con risultati a volte disastrosi. Recenti casi, come la vicenda Stamina, il calo della copertura vaccinale, le controversie sui rischi legati alla gestione del suolo o alle tecniche agricole, ci insegnano che la comunicazione della scienza non possa essere affidata al caso. La comunicazione della scienza è una settore che si è strutturato nel tempo per rispondere ad esigenze specifiche costituendosi come un complesso di competenze e di tecniche consolidate, al centro di studi e ricerche.

Noi di «Villaggio Globale» abbiamo affrontato il tema della comunicazione della scienza in occasione della rassegna «Pace, Disarmo & Geopolitica», dove è stato presentato, presso la Libreria Laterza di Bari, «Fisica per la pace. Tra scienza e impegno civile», libro curato da Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore, laureato in chimica, e socio fondatore della Fondazione Idis-Città della Scienza di Napoli.

In quell’occasione Pietro Greco parlando di Albert Einstein, uno dei più grandi fisici di ogni tempo, ricordava come lo stesso allo scoppio della Prima guerra mondiale avesse scritto un appello agli europei per chiedere la pace con un progetto politico preciso: la nascita degli Stati Uniti d’Europa, un richiamo nel quale Einstein ricordava, ed è trascorso quasi un secolo da quella data, come tutto debba essere comunicato a tutti e che il fine ultimo della scienza fosse proprio quello di dare un beneficio tangibile a tutta la comunità.

Ora, troppo spesso accade ancora che gli scienziati italiani affrontino il rischio di comunicare da soli la scienza non raggiungendo obiettivi che verrebbero raggiunti se scienziati e professionisti della comunicazione unissero le forze riconoscendo le rispettive competenze e abbandonassero residui atteggiamenti di sufficienza e complessi di superiorità davvero anacronistici e avendo come unico obiettivo quello di comunicare la scienza al pubblico nel modo più efficace possibile.

Ma ritorniamo alla presentazione dei libri, «La fondazione delle città» (Carocci editore) di Giuseppe Gisotti, «Sotto i nostri piedi» (Codice Edizioni) di Alessandro Amato e «Il meteorite e il vulcano» (Edizioni Altravista) di Aldo Piombino. Interessante è risultato il dibattito che ha evidenziato da un lato la necessità che la conoscenza dei fenomeni calamitosi non sia prerogativa degli scienziati ma venga diffusa ai cittadini, dall’altro come la presenza dei social media abbia «confuso» lo stesso cittadino facendogli credere che bufale scientifiche fossero in realtà verità attendibili.

Interessante è stato a tal proposito quello che ha affermato Aldo Piombino, il quale ha sottolineato come sia demenziale applicare alla Scienza la democrazia in quanto la scienza è una datocrazia, perché si può dire tutto e il contrario di tutto, ma se e solo se quello che si sostiene rispetta i dati.

In definitiva un incontro in cui si è sottolineata l’importanza della conoscenza sociale che a vari livelli e con le specifiche prerogative deve raggiungere l’obiettivo di renderci maggiormente consapevoli di quello che viviamo. Un’impresa difficile che richiede uno sforzo collettivo, lungimiranza, determinazione e molto tempo e dove si deve far recuperare alla scuola quella centralità nel processo di formazione culturale che non può prescindere dallo studio dei processi che formano e modellano il territorio, materia questa non marginalizzabile e la cui scarsa espressione nella formazione scolastica potrebbe pericolosamente indurre le giovani generazioni a considerare l’esigenza di armonizzare le attività dell’uomo con le caratteristiche del territorio, come una questione del tutto secondaria e non meritevole di particolare attenzione.

Conoscere la scienza, stimolarne lo studio attivo per avere coscienza critica nella lettura di quello che accade intorno a noi.

Elsa Sciancalepore