Rifiuti speciali e riciclo di rifiuti in aumento

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Il dato importante che si ricava dal rapporto Ispra è che, dopo gli anni della crisi economica, continua ad aumentare la produzione di rifiuti speciali in Italia. Nel 2016, infatti, è aumentata del 2% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 135 milioni di tonnellate, con un dato complessivo che tiene conto sia dei quantitativi derivanti dalle elaborazioni delle banche dati del Modello unico dichiarazione ambientale (Mud) sia di quelli stimati


È stato presentato oggi a Roma il «Rapporto Rifiuti Speciali», giunto alla sua diciassettesima edizione, un rapporto che è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro nazionale per il ciclo dei Rifiuti dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente.

Il rapporto fornisce i dati, all’anno 2016, sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, e per la gestione anche a livello provinciale, rappresentando, attraverso un efficace e completo sistema conoscitivo sui rifiuti, un utile strumento di supporto al legislatore per orientare politiche ed interventi adeguati in materia di gestione di rifiuti.

Il dato importante che viene fuori dal rapporto è che, dopo gli anni della crisi economica, continua ad aumentare la produzione di rifiuti speciali in Italia. Nel 2016, infatti, è aumentata del 2% rispetto all’anno precedente raggiungendo i 135 milioni di tonnellate, con un dato complessivo che tiene conto sia dei quantitativi derivanti dalle elaborazioni delle banche dati del Modello unico dichiarazione ambientale (Mud) sia di quelli stimati.

Altro dato importante è che l’Italia del riciclo è molto attiva risultando il nostro Paese tra i primi paesi europei per il riciclaggio dei rifiuti speciali, che nel 2016 ha raggiunto il 65%.

Ora, leggendo i dati si rileva che i rifiuti speciali, ossia i rifiuti generati da attività produttive, commerciali e di servizio, sono per quantità oltre quattro volte superiori a quelli urbani, 135 milioni di tonnellate nel 2016 per l’appunto a fronte di oltre 30 milioni di tonnellate degli urbani e a crescere in modo particolare nel 2016 è stata la categoria dei rifiuti speciali «pericolosi», che con oltre 9,6 milioni di tonnellate segna un +5,6% rispetto al 2015.

Risulta comunque in aumento ma con un marginale inferiore la quantità prodotta di rifiuti speciali «non pericolosi» che arrivano a 125 milioni di tonnellate (+1,7%). Tra i rifiuti speciali, quelli del settore delle costruzioni e demolizioni costituiscono uno dei flussi più importanti in termini quantitativi con oltre 54,8 milioni di tonnellate che rappresentano il 40,6% dei rifiuti speciali prodotti, seguiti da quelli prodotti dalle attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento (27,2%) e dal settore manifatturiero (20,7%).

Facendo poi un’analisi sulla produzione totale dei rifiuti speciali per macroarea geografica si rileva che i maggiori valori di produzione totale dei rifiuti speciali, tenuto conto delle dimensioni territoriali e della distribuzione del tessuto produttivo, si concentrano nel nord Italia con quasi 77,8 milioni di tonnellate nel 2016 (pari, in termini percentuali, al 57,6% del dato complessivo nazionale). La produzione del Centro si attesta a circa 25,3 milioni di tonnellate (18,7% del totale nazionale), mentre quella del Sud a poco più di 32 milioni di tonnellate (23,7%).

E se si considera la produzione differenziata per regione è la Lombardia a risultare sicuramente la regione che produce più rifiuti speciali con 29,4 milioni di tonnellate, pari al 21,8% del totale nel 2016.

La buona performance italiana sul fronte del riciclo si conferma nei dati di gestione dei rifiuti non pericolosi, dove la principale attività è il recupero di materia (89,4 milioni di tonnellate) nell’ambito della quale la forma prevalente è quella delle sostanze inorganiche (52,2 milioni di tonnellate). La performance può essere ulteriormente migliorata con un incremento quali-quantitativo del riciclaggio, anche attraverso la definizione di criteri end-of-waste, per esempio per i rifiuti da costruzione e demolizione, in linea con i principi dell’economia circolare. Il riciclaggio di qualità consente, infatti, di reimmettere materiali nei cicli produttivi, riducendo al contempo il ricorso allo smaltimento, in particolare a quello in discarica. Ed è per quest’ultimo che si registra un preoccupante aumento del 7,9% (887mila tonnellate) rispetto al 2015, aumento avvenuto seppur a fronte di una progressiva diminuzione del numero totale delle discariche operative, che passano da 392 nel 2014 a 350 nel 2016.

Nel 2016 inoltre, la quantità totale di rifiuti speciali esportata all’estero, pressoché stabile rispetto al 2015, risulta pari a 3,1 milioni di tonnellate, di cui 2,1 milioni di tonnellate sono non pericolosi e 1 milione di tonnellate sono pericolosi; in particolare, tali rifiuti provengono da impianti di trattamento dei rifiuti e sono inviati principalmente in Germania. I rifiuti speciali importati invece da altri Paesi, per la maggior parte metallici, aumentano dello 0,9% e provengono soprattutto da Germania, Austria e Ungheria.

Affrontando poi il problema amianto il rapporto ci indica come siano pari a 352mila tonnellate i rifiuti contenenti tale minerale prodotti in Italia nel 2016, costituiti per il 93,5% da materiali da costruzione contenenti amianto, rifiuti la cui forma di smaltimento prevalente rimane la discarica (85,5% del totale gestito) mentre un quantitativo rilevante (circa 118mila tonnellate) viene esportato in Germania.

Perché la diminuzione dei rifiuti è una priorità e le imprese devono favorire, aiutate dai fondi per l’ambiente, nuove tecnologie per trasformare il rifiuto in ricchezza e questo come primo passo per la messa in atto di una reale economia circolare. Importanti argomenti da gestire ancora in Italia risultano poi le discariche, il settore edilizio e i prodotti del riciclo che spesso vedono ancora chiuse le porte del mercato.

Elsa Sciancalepore