Il secondo rapporto nazionale sulla mobilità condivisa segnala che c’è un sempre maggior numero di utenti che tende a preferire l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità piuttosto che possedere o utilizzare un proprio mezzo di trasporto. Le preferenze
Grazie anche all’innovazione tecnologica e allo sviluppo di applicazioni dedicate, la mobilità condivisa (sharing mobility) è passata da pratica di nicchia a pratica di consumo pienamente operativa in alcuni settori, come la condivisione di biciclette (bikesharing), o in forte sviluppo, come il trasporto a domanda (carsharing, microtransit).
Si tratta di un tipo di mobilità che non deve essere intesa come alternativa ai servizi di trasporto pubblico, che restano la colonna vertebrale del sistema e per questo dovrebbero essere potenziati e migliorati in prospettiva di un’offerta sempre più multimodale e integrata. Servizi pubblici affidabili e sicuri favoriscono la diffusione della mobilità condivisa e il dato che negli ultimi decenni la domanda e l’offerta di trasporto pubblico urbano a livello nazionale sia stata stagnante e che alle aziende di trasporto pubblico si sia chiesto essenzialmente di perseguire l’efficienza riducendo i costi (invece di puntare a guadagnare nuove quote di mercato a scapito della mobilità individuale) ha reso l’Italia molto più indietro rispetto ad altri grandi paesi europei che hanno scelto di ampliare l’offerta di servizi di trasporto rapido di massa.
Resta quindi cruciale rivedere le priorità del trasporto pubblico puntando:
- sulla ripresa degli investimenti per la costruzione di ferrovie suburbane, metropolitane, tramvie veloci, che negli ultimi anni sono crollati, nonostante una lieve inversione di tendenza a partire dal 2016;
- sulla creazione di un contesto urbano sempre più favorevole al muoversi a piedi e in bicicletta;
- sulla riduzione degli spazi pubblici concessi ai mezzi privati per disincentivare la mobilità privata nelle aree urbane.
Queste politiche urbane favorirebbero la diffusione della sharing mobility che oggi può anche contare sulle strategie di sviluppo delle più grandi aziende Tech del mondo, che da alcuni anni stanno investendo enormi capitali sulla new mobility.
Ma anche in questo settore, il Rapporto avverte che non tutte le innovazioni sono prive di rischi o vanno nella giusta direzione. Per esempio, i veicoli a guida autonoma (driveless) contribuiranno ad un ulteriore distacco dalla cultura dell’auto di proprietà, ma la loro diffusione potrebbe incrementare le percorrenze dei veicoli abbassando il tasso di occupazione medio dei veicoli e dunque sarebbe auspicabile che anche la guida autonoma fosse ricondotta nell’alveo della sharing mobility.
Alcuni dati sulla diffusione delle principali forme di mobilità condivisa.
Il carsharing in Italia ha superato la soglia di 1 milione di iscritti, con 7.679 veicoli e 35 città interessate. Nel 2016 sono stati effettuati complessivamente circa 8 milioni di noleggi per una percorrenza complessiva di 62 milioni di km.
Allo stato attuale il servizio è ancora sostanzialmente concentrato in poche aree urbane: dei 7.679 veicoli in car sharing censiti al 31/12/2017, il 43% è a Milano, segue Roma con il 24% dei veicoli, Torino con 15% e Firenze con l’8%. In ogni caso, il numero di veicoli condivisi globalmente in Italia tra il 2013 e il 2017 è quintuplicato, mentre il numero degli iscritti e dei noleggi è cresciuto rispettivamente di diciotto e trentasette volte. In particolare, negli ultimi 12 mesi sono aumentate sia le auto condivise sia i noleggi giornalieri. A Milano, una delle città in cui la pratica è più diffusa, un’auto in car sharing viene noleggiata in media 5 volte al giorno, il doppio dei valori medi registrati nel 2013.
Significativa anche l’introduzione dell’elettrico destinato a diventare sempre più performante, grazie alla maggiore autonomia delle nuove batterie.
Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, nel 2016 gli italiani hanno percorso 62 milioni di km in carsharing, più 27% circa rispetto all’anno precedente. Il numero di noleggi è rimasto sostanzialmente stabile rispetto al 2015 mentre il carsharing station based (punto di riconsegna in postazione fissa) nazionale fa segnare nel biennio considerato una discreta crescita delle percorrenze (+18%), quello free floating (punto di riconsegna alla destinazione) è invece cresciuto in maniera più importante nello stesso biennio, nel quale gli utenti hanno percorso 11 milioni di km in più.
La percorrenza media di un viaggio è chiaramente molto diversa tra le due tipologie di servizi: nel 2016 un viaggio medio fatto con carsharing free floating ha percorso la distanza di 6,8 km, contro i 39,8 km di uno station based.
Tra le quattro maggiori città in termini di diffusione dei servizi, Roma, con 8 km/noleggio, è la città in cui si percorrono più chilometri per noleggio, segue Milano con 7,2, Firenze con 6,2 e Torino con 5,3.
Il bikesharing nell’ultimo anno è cresciuto del 147%, favorito essenzialmente dall’aumento dei mezzi a disposizione e delle strutture dedicate: un dato che rende evidente la necessità improrogabile di ampliare gli spazi ciclabili nelle città.
Con 265 comuni ed altri enti territoriali in cui è attivo il bikesharing e con 39.500 bici condivise, l’Italia è il paese europeo in cui la diffusione di servizi attivi è più alta.
Il primato è sostanzialmente stabile al Nord, che si conferma l’area geografica del paese con più Comuni in cui sono presenti biciclette in condivisione. Il Sud ha invece ridotto la sua quota rispetto all’anno precedente, compensata dagli incrementi registrati nel Centro Italia.
Come nel caso del carsharing free floating, anche i sistemi di bikesharing a flusso libero lanciati negli ultimi mesi del 2017 e censiti in questo Rapporto, si sono concentrati quasi esclusivamente nei Comuni del Nord e del Centro, in particolare nelle grandi città. Alla fine del 2017 più di due terzi del totale delle biciclette in condivisione circola sulle strade di sole 4 città: Milano, 44%, Torino, 13% , Firenze, 8%, e Roma, 5%.
Nelle grandi città il rapporto medio tra biciclette in free floating e biciclette station based è di 3 a 1, nelle medie città analizzate di 2 biciclette free floating contro 1 bicicletta station based.
Per quanto all’offerta, il bikesharing station based ha una densità più o meno di 5 volte superiore nelle grandi città, mentre più ampia è la forbice nel caso del free floating: le città con più di 250mila abitanti hanno 7 biciclette per kmq in più rispetto ai Comuni più piccoli.
Lo scooter sharing è un servizio di condivisione nato da pochi anni e attualmente presente solo a Roma e a Milano. Una novità importante dell’ultimo anno è rappresentata dalla rapida diffusione dell’elettrico. Nuovi operatori hanno iniziato il servizio nel 2017 con la motorizzazione elettrica a due ruote.
Totalmente assenti nel 2016, a dicembre 2017 gli scooter elettrici sono arrivati a coprire il 68% della flotta complessiva. Segue lo stesso trend di crescita anche il numero di noleggi che nel 2017 sono stati circa 250mila, più 11% rispetto all’anno precedente nonostante la diminuzione delle flotte, e il numero degli iscritti che sono raddoppiati negli ultimi due anni arrivando a 52mila circa.
Il Carpooling, che consente di condividere con altre persone uno spostamento in automobile, continua a crescere e ha raggiunto nel 2017 quota 2,5 milioni di iscritti che essenzialmente lo usano per gli spostamenti casa-lavoro e altri spostamenti urbani.
Il numero di iscritti, in forte crescita nel triennio 2015-2017, è passato dai 72mila circa del 2015 ai 265mila registrati alla fine dello scorso anno (più 350%).
In incremento anche i servizi di ridesharing, cioè quelli in cui i passeggeri di un mezzo condividono uno spostamento.
Contribuiscono in modo analogo a questo trend di crescita sia i carpooling urbani istantanei sia i carpooling concepiti per lo spostamento dei lavoratori che hanno rispettivamente quintuplicato e triplicato i propri utenti in tre anni. Il dato non include il servizio di carpooling extraurbano che solo nel 2017 ammontava a 2,5 milioni di utenti che mediamente condividono tragitti di circa 300 km.
Il bus-sharing, un servizio di trasporto extraurbano a domanda nato nel 2016, propone collegamenti con bus da oltre 250 località ai più importanti eventi e luoghi di divertimento dei paesi in cui opera: Italia, Austria, Slovenia e Croazia.
Nel 2017 gli utenti trasportati sono stati il 60% in più rispetto all’anno precedente con 90mila km percorsi rispetto ai 25mila del 2016. Si ritiene che questo tipo di servizio sia destinato a diventare molto importante nel prossimo futuro, all’interno di una crescita complessiva di tutti i trasporti a domanda.
Un apporto significativo allo sviluppo del settore è dato da nuove e più complete Applicazioni di aggregazione dei servizi di sharing mobility e dalle piattaforme di journey planning, in crescita negli ultimi due anni in linea con il settore della mobilità condivisa nel suo insieme.
I principali operatori in 3 anni hanno aumentato del 65% il numero di servizi arrivando a quota 43, diffusi in 35 diverse città o ambiti territoriali.
Alcune App permettono agli utenti di trovare e prenotare la miglior soluzione per raggiungere la propria destinazione confrontando diverse opzioni: car, scooter e bike sharing, taxi e ride sharing e trasporto pubblico in alcune grandi città. Altre forniscono invece servizi di ottimizzazione degli spostamenti in ambito urbano utilizzando le reti di trasporto pubblico, attivo a oggi in 34 città o ambiti territoriali.
– Il Secondo Rapporto Nazionale sulla sharing mobility a cura dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility.
Testo a cura di Debora Badii