Le giornate della Scuola di Storia delle tradizioni popolari, organizzate dal Corso di Laurea Dams dell’Università del Salento, sul tema «Minoranze Linguistiche. Il Capo di Leuca incontra le Comunità». Sabato in primo piano Shën Palji, la sua cultura e le sue tradizioni, la propria lingua parlata, l’aljbërisht, la religione e il rito greco-bizantino, la festa patronale, il matrimonio arbëresh, il «fastoso abbigliamento» femminile, la lavorazione della ginestra, banxhurna ka Karnara (la peonia selvatica del monte Carnara), il territorio, il paesaggio identitario, Jeta e Shën Paljit, il Museo della Cultura Arbëreshe
La comunità etnico-linguistica arbëreshe di origine greco-albanese di San Paolo Albanese si racconta e si confronta con altre minoranze, sabato prossimo, 21 luglio, a Tricase (Le), alla quarta giornata di «Scuola di Storia delle Tradizioni Popolari», organizzata dal Corso di Laurea Dams dell’Università del Salento, sul tema «Minoranze Linguistiche. Il Capo di Leuca incontra le Comunità: Arbëreshe, Franco-provenzale, Grika, Mòchena».
Nel corso di tale giornata Shën Palji porta il proprio contributo al confronto con un Seminario su «Il Patrimonio Culturale della Comunità Etnico-Linguistica Arbëreshe di San Paolo Albanese (Shën Palji)», con un Workshop su: Riti, musiche e costumi della comunità arbëreshe, con la testimonianza di uno zampognaro sui suoni e con la descrizione della costruzione della zampogna, con la proiezione di video sulla lavorazione della Ginestra e sul rito civile e religioso del Matrimonio Arbëresh e con la presentazione/esposizione di costumi maschili e femminili e tessuti di ginestra.
Shën Palji (San Paolo Albanese) è il paese di una comunità etnico-linguistica arbëreshe di origine greco-albanese, rifugiatasi in questi luoghi agli inizi del XVI secolo, salpando da Korone, antico porto del Peloponneso, dopo l’invasione ottomana della Grecia. È stato costruito sulle pendici del Monte Carnara, a 848 metri s.l.m.. È il più piccolo comune della Basilicata e del Parco nazionale del Pollino.
La diversità e la peculiarità dell’«isola linguistica arbëreshe» e il suo rilevante valore storico, culturale, ecoantropologico rappresentano una grande risorsa del paese. La lingua parlata arbëreshe Shen Paljit è l’«aljbërisht», una icona identitaria a gravissimo rischio di estinzione. Mantenere vivo, parlato, l’«aljbërisht» è una grandissima ricchezza culturale interiore. Scriverlo e leggerlo è uno strumento sia di conservazione e valorizzazione culturale sia di promozione sociale ed economica.
Conoscere bene la lingua madre arbëreshe, imparare a conoscerla per imparare a conservarla e a difenderla è il modo più efficace di difendere la capacità culturale dell’essere minoranza, dell’essere diversità, dell’essere comunità, del continuare ad essere comunità, producendo nuova cultura e, producendo nuova cultura, di riuscire a fare ancora storia,di stare ancora nella storia.
Per conservare e difendere la parlata, il Comune di San Paolo Albanese ha promosso e sostenuto, da diversi decenni, una intensa attività formativa linguistica, insegnando la scrittura e la lettura e recuperando i significati, i rapporti con la vita quotidiana della comunità, con le attività domestiche, lavorative, agropastorali, con il territorio, l’ambiente e la natura.
Su iniziativa del Comune e con l’impegno diretto, costante e determinante della comunità, è stato realizzato, negli anni 80, ed è aperto tutti i giorni alla fruizione degli abitanti e dei visitatori una Struttura espositiva permanente del Museo della Cultura Arbëreshe, all’interno della quale sono allestiti micro-ambienti della cultura materiale agro-pastorale.
Con la esposizione degli attrezzi, dei materiali e dei tessuti si è recuperata la memoria del lavoro di trasformazione della ginestra nella comunità, nelle famiglie, tra gli anziani; si sono restituiti i vecchi «saperi» alla collettività, agli interessi, agli interrogativi, alle aspirazioni delle nuove generazioni; si è ripreso il percorso dei valori delle radici e della identità; si sono mantenuti in vita, non solo conservati, gli oggetti, i luoghi, i fatti; si è coltivato culturalmente l’innesto di nuovi disegni, nuove prospettive.
Gli «oggetti del museo» sono i paesaggi, i boschi, le campagne, gli ecosistemi, l’etnia, la lingua, le memorie, le testimonianze orali, il saper fare, i mestieri locali tradizionali, il patrimonio materiale e immateriale della comunità, di cui i primi e più diretti fruitori sono gli stessi abitanti del posto.
È il museo della comunità e del territorio.
Frutto degli oltre cinque secoli di convivenza e di integrazione tra la cultura di origine albanese e le culture delle comunità locali italiane del territorio circostante, la cultura arbëreshe con la parola «Jeta» mette insieme il mondo, la realtà fisica, naturale, paesaggistica, ecologica, e la vita, la comunità, le sue tradizioni, la sua memoria, le sue radici, la sua etnia. Jeta e Shën Paljit rappresenta un unico ed insetimabile patrimonio ecoantropologico.
Annibale Formica
Il Capo di Leuca incontra le Comunità: Arbëreshe, Franco-provenzale, Grika, Mòchena