Più di due miliardi di dollari sono stati spesi in Usa tra il 2000 e il 2016 dalla lobby dei fossili, per impedire qualsiasi azione del governo americano contro l’uso dei combustibili fossili
Il lobbismo è un parametro importante per capire se ci sia, o meno, una reale volontà di attuazione degli accordi internazionali sul clima (protocollo di Kyoto, prima, e poi l’ accordo di Parigi dopo). E questa volontà non sembra che sia così granitica, almeno negli Usa.
Infatti, una ricerca condotta in Usa dal Dipartimento di Sociologia della «Drexel University di Philadelphia» in Pennsylvania, fornisce una stima delle spese di lobby che si riferiscono al clima. I risultati ottenuti mostrano che tra l’anno 2000 e l’anno 2016, le lobby dei fossili, cioè le industrie collegate ai combustibili fossili (che producono e/o che usano combustibili fossili), hanno speso più di 2 miliardi di dollari per impedire che il Congresso degli Usa legiferasse o assumesse qualsiasi iniziativa per impedire o rallentare l’uso dei combustibili fossili.
La cifra di 2 miliardi di dollari investiti dalle lobby dei fossili a favore dell’uso dei combustibili fossili equivale a circa il 4% delle risorse investite complessivamente da tutta l’industria americana in tutte le loro di lobbismo.
I maggiori finanziatori del lobbismo pro-fossili sono stati, non solo le industrie di produzione termo-elettrica e le compagnie petrolifere, ma anche le società di trasporto (pubbliche e private), il settore dell’agricoltura e della pesca e, perfino, anche se in misura molto ridotta, alcune associazioni ambientali e alcune industrie del settore delle energie rinnovabili.
(Dal Blog di Vincenzo Ferrara)