Sulla vicenda la Società italiana di geologia ambientale (Sigea) ha inviato una nota al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, nella quale pone l’attenzione sull’interconnessione Tap e l’approdo nel sud della Puglia, che in questi anni, e negli ultimi mesi in particolare, avrebbe meritato una migliore comunicazione. Intanto il Sindaco di Melendugno emette un’ordinanza di divieto di emungimento dai pozzi
È l’ordinanza n. 17 del 24/07/2018 quella emessa dalla Città di Melendugno, città in provincia di Lecce, l’ordinanza che ordina il divieto di emungimento di acqua da pozzi nell’area cantiere del Trans-Adriatic Pipeline (Tap) e questo a causa del superamento dei limiti per alcune sostanze pericolose. Quello che nello specifico l’ordinanza vieta è l’immediata sospensione dell’emungimento di acque sotterranee, dalle aree potenzialmente interferite dalle attività di progetto nell’area onshore del micro tunnel, loc. San Basilio, insistenti nell’area buffer di 500 m a destra e sinistra della linea di tracciato della condotta e del micro tunnel e questo per i prossimi 30 giorni a decorrere dalla data di emissione del provvedimento e comunque fino alle determinazioni che saranno assunte di concerto con le competenti altre comunità. Inoltre l’ordinanza impone l’immediata sospensione di qualsiasi attività e lavorazione nell’area interessata, posta in essere da Tap o da qualsiasi altra Ditta incaricata.
Già lo scorso febbraio il Comitato No Tap aveva denunciato il probabile sversamento di sostanze inquinanti all’interno della falda acquifera di San Basilio durante le operazioni di costruzione del pozzo di spinta da parte di Tap, situazione che sembra abbia avuto conferma a seguito delle analisi effettuate dall’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale (Arpa) Puglia sui piezometri n. 2, 3, 4, 7 e 9 che hanno individuato superamenti delle Concentrazioni soglia di contaminazione (Csc), ossia i livelli di contaminazione delle matrici ambientali che costituiscono valori al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione del sito e l’analisi di rischio sito specifica, da arsenico, manganese, nichel e cromo.
Ancora nell’ordinanza si legge che Arpa Puglia dichiara la mancata ottemperanza delle prescrizioni A.36 e A.55, in quanto «Non risultavano predisposte tutte le misure idonee alla protezione del suolo e del sottosuolo […]» e «Non risultava impedito ogni possibile inquinamento del suolo e delle falde acquifere».
Sulla vicenda anche la Sigea ha inviato una Lettera alle Autorità sulla Tap al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, nella quale desidera porre l’attenzione su un argomento, l’interconnessione Tap e l’approdo nel sud della Puglia, che in questi anni, e negli ultimi mesi in particolare, avrebbe meritato una migliore comunicazione, condivisione, assunzioni di responsabilità e la partecipazione attiva della popolazione.
La società, senza entrare nel merito delle scelte strategiche di ordine internazionale del nostro Paese è consapevole che il 21 maggio 2018 il Direttore Generale del ministero dello Sviluppo economico ha approvato il progetto definitivo dell’opera denominata «Interconnessione Tap» DN 1400 (56”) – DP 75 bar”, redatto dalla Soc. Snam Rete Gas S.p.A., riporta nella nota alcune riflessioni e proposte.
Molti punti della proposta progettuale sono stati affrontati nelle fasi di Valutazione d’impatto ambientale restando, ad avviso della Sigea, due criticità non trascurabili ossia la distanza dall’approdo in territorio di Melendugno (Le) e alla stazione Snam in territorio di Mesagne (Br) e il controllo della qualità del gas immesso in rete.
Come è noto, continua la Sigea, l’interconnessione Tap non ha come collegamento le infrastrutture esistenti a Melendugno (Le), dove il gasdotto dovrebbe lasciare i fondali marini per approdare sulla terra ferma, ma lo snodo Snam di Mesagne sulla strada per San Donaci, in provincia di Brindisi. Una distanza che, in linea l’aria, è di circa 55 chilometri.
Il secondo punto delicato è legato alla combustione a terra per motivi di sicurezza di parte del gas trasportato. Dalla qualità del gas combusto dipende la produzione di sostanze inquinanti che saranno rilasciate in atmosfera; oggi si possono ipotizzare modelli basati su composizioni teoriche del gas. In definitiva il progetto si basa su modelli che ipotizzano una qualità del gas trasportato che sarà raffinato all’origine, in impianti realizzati e gestiti in Azerbaigian o altri Paesi.
Garantire un approdo più a nord, più vicino allo snodo Snam di Mesagne e magari in un’area già dotata di infrastrutture a scopi industriali, eviterebbe di modificare profondamente il territorio e i sui paesaggi.
La Sigea, per finire, propone di prevedere come compensazione ambientale gli incentivi per la geotermia a bassa entalpia a circuito chiuso, una delle fonti rinnovabile inesauribili.
Insomma una vicenda quella di Tap che ha ancora molto da dire. Un’opera imponente in cui anche «Villaggio Globale» aveva evidenziato in passato come fosse importante la comunicazione degli eventi e come fare un’informazione parcellizzata, senza connettere i fatti, le cause, gli interessi, significa essere complici di un sistema disinformativo che danneggia tutti servendo solo ad alcuni.
Perché soprattutto nella realizzazione delle grandi opere non può mancare la cultura tecnica, la sensibilizzazione ambientale, la comunicazione degli eventi, la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, la volontà di creare un bene che garantisca la tutela dell’uomo e del suo ambiente.
E. S.