La campagna «Seamounts» ha permesso di acquisire informazioni completamente nuove su siti molto importanti per la biodiversità dei mari italiani, dei veri e propri Hot-spot. Questi dati, opportunamente elaborati, permetteranno di disporre di informazioni utili alla definizione di possibili e auspicabili misure di conservazione
Una nuova campagna di ricerca Ispra condotta nei mari di Sicilia ha permesso di scoprire nuovi importantissimi elementi dell’immenso patrimonio naturalistico che si nasconde nelle profondità dei mari italiani.
Le attività di studio, condotte grazie a un finanziamento della Direzione Protezione della Natura e del Mare del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per finalità di conservazione degli habitat e delle specie marine, hanno consentito ai ricercatori Ispra di indagare i monti sottomarini siti oltre le 12 miglia a largo delle Isole Egadi, con l’impiego della nave oceanografica «Astrea».
I monti sottomarini, meglio noti a livello internazionale con il termine di «Seamounts», sono di frequente costituiti da antiche formazioni vulcaniche sommerse, le cui sommità possono arrivare a qualche centinaio di metri dell’attuale superficie marina. Essi possono ospitare ambienti molto ricchi di vita molto importanti per la biodiversità marina ma ancora ignoti. L’Italia, nel rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, da pochi anni ha dichiarato una Zona di protezione ecologica del Mediterraneo nord-occidentale che interessa il Mar Ligure, il Mar Tirreno e il Mare di Sardegna. Lo studio dei «seamounts» costituisce quindi un elemento essenziale per definire specifiche misure di conservazione.
La campagna «Seamounts» avviata nella seconda parte del mese di giugno e conclusasi in questi giorni ha permesso di studiare ben 12 siti all’interno di 4 aree tra i 100 ed i 400 m di profondità nei mari della Sicilia nord-occidentale: il Banco Scuso, i Banchi di Marettimo, e i monti sottomarini «Aceste» e «Tiberio».
Gli ambienti marini profondi, la cui esplorazione a livello mondiale è iniziata solo nell’ultimo decennio grazie alla messa a punto di specifiche tecnologie, sono luoghi dove la luce che arriva è estremamente ridotta e dove la componente animale è dominante. A queste profondità, le strutture rocciose presenti che, considerando la Direttiva europea Habitat, afferiscono alla tipologia di habitat noto in inglese come «rocky reef», sono ambienti estremamente importanti per la biodiversità marina perché caratterizzati dalla presenza di specie animali che vivono fissate al fondale, creando con le loro colonie, forme massive e arborescenti ricche di anfratti e cavità che, a loro volta, ospitano e richiamano altri organismi. Sono vere e proprie foreste animali, costituite principalmente da spugne e da coralli; habitat biologici che polarizzano la presenza di una ricchissima fauna associata fatta di pesci, molluschi, crostacei, echinodermi.
Le attività di indagine della campagna scientifica Ispra «Seamounts», hanno permesso di scoprire nuovi interessantissimi elementi: la presenza dei coralli bianchi profondi (Madrepora oculata e Lophelia pertusa) in un sito ancora completamente sconosciuto; meravigliose foreste di coralli neri (Antipathella subpinnata, Antipathes dichotoma, Leiopathes glaberrima e Parantipathes larix); siti di concentrazione di squali e di esemplari di squalo angelo (Squatina squatina),classificata come in pericolo di estinzione dalla Lista Rossa della Iucn; vaste distese di gorgonie delle specie Acanthogorgia hirsuta, Callogorgia verticillata e Viminella flagellum e dello scleratinario Dendrophyllia cornigera; e, non ultima per importanza, la presenza di colonie bioluminescenti dello zoantideo Isozoanthus primnoides, ritrovato dopo 7 anni nello stesso sito d’indagine.
Lo studio ha permesso di rilevare anche la presenza di molte specie ittiche d’interesse commerciale, come gli scorfani, la murena, la mostella, il gronco, il pesce San Pietro, la cernia di fondale (Polyprion americanum) e anche il gattuccio e lo squalo vacca, nonché pesci trombetta, tamburo, castagnole di profondità (Callanthias ruber) e pesci tipicamente associati ai coralli, come Lappanella fasciata e altri pesci e crostacei che contribuiscono ad aumentare la biodiversità di questi ricchissimi siti profondi.
Purtroppo queste aree, anche se lontane dalla costa non sono risultate esenti dall’impatto delle attività umane: numerosi sono gli attrezzi da pesca persi sui fondali e impigliati sui rami dei coralli, così come le bottiglie di vetro e plastica.
La campagna «Seamounts» ha quindi permesso di acquisire informazioni completamente nuove su siti molto importanti per la biodiversità dei mari italiani, dei veri e propri Hot-spot. Questi dati, opportunamente elaborati, permetteranno di disporre di informazioni utili alla definizione di possibili e auspicabili misure di conservazione.
La collaborazione del comandante e di tutto l’equipaggio dell’Astrea è stata fondamentale per il successo della campagna.
(Fonte Ispra)